Ma la conferenza stampa di Michelangelo Zecchini ha un secondo tempo, dopo l'esplosione del caso giudiziario in cui è stato tirato in ballo dalla Soprintendenza Archeologica il Direttore del Forum Archeologico dell'Unesco, sul punto esordisce perentorio: "Continuerò a fare ricerca, rivendico la mia libertà di studioso certe accuse non mi distoglieranno dal mio lavoro" Zecchini ha consegnato ai giornalisti un'abbondante documentazione cartacea tra cui copia della sentenza del Tribunale del riesame che recita. "il materiale documentale di carattere fotografico e informatico, nonchè i relatici supporti informatici e visivi, posti sotto sequestro, possono al più costituire elementi atto a dimostrare un interesse scientifico dello Zecchini" ed ancora: "La divulgazione e la pubblicazione di materiale fotografico e informativo circa ritrovamenti di interesse archeologico non potrebbe in alcun modo costituire strumento per consentire a terzi autori del reato presupposto di assicurarsi il prodotto delle proprie attività illecite". "Sentenza - dice Zecchini - che doveva essere nota agli inquirenti quando il caso è deflagrato e sono stato sbattuto sui giornali come fossi il capo di un'organizzazione di trafficanti di reperti". Non si sofferma molto sulla posizione degli altri "avvisati" dice di aver avuto un rilevante rapporto scientifico con uno di loro, una persona che tra l'altro ha reso servizi importanti alla comunità consegnando a chi di dovere il materiale di alto interesse scientifico (tra cui l'ambra micenea) che aveva trovato. Poi il Professore si dedica a smontare l'accusa di aver pubblicato foto di materiale non acquisito dalla Soprintendenza, esibisce una copia del Bollettino d'arte del Ministero dei beni Culturali che mostra foto di materiale non in possesso dello Stato per cui lo stesso autore dichiara: "Al contrario va colta l'occasione per segnalare notizie ed immagini di reperti raccolte fortuitamente e altrimenti forse destinate a rimanere ignote". Poi l'attenzione si appunta su una delle foto "incriminate" quella di un'ascia in rame. "Ma quell'ascia - dice Zecchini - è stata esposta dal 1982 nel museo di Marciana e adesso è nel Museo di Rio nell'Elba". Ed ancora la stessa ascia sarebbe quella fotografata in una ricca pubblicazione a cura della Comunità Montana, ed il capitolo è firmato dalla stessa funzionaria della Soprintendenza Archeologica che ha chiesto si procedesse contro Zecchini e gli altri. E la difesa di Zecchini continua articolata: contesta la "non segnalazione di altro materiale". "In realtà - dice e fornisce prova - quel materiale era medievale e andava segnalato, com'è stato fatto alla Soprintendenza pisana, non a quella Archeologica" Poi dice di essere molto amareggiato: "In quarant'anni di ricerca non ho portato un solo reperto presso la mia abitazione, neppure quando ne avevo pieno diritto per motivi di studio..." Il Professore è piuttosto "carico" e sembra sul punto di partire all'attacco diretto di chi lo ha accusato, ma avverte di non poterlo fare, rimanda la sua disamina su come è stata complessivamente gestita la partita archeologica all'Elba negli ultimi anni ad un'altra occasione, a vicenda giudiziaria conclusa, probabilmente.
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