Torna indietro

Controcopertina: La politica e il Parco

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 20 giugno 2008

Gli interventi del Segretario della Federazione Val di Cornia-Elba del PD, Matteo Tortolini e del Sindaco di Portoferraio, Roberto Peria, hanno il pregio di spostare la discussione sul Parco su livelli un po' più alti di una confusione politica messa in piedi da esponenti del loro stesso partito che masticano da sempre male le tematiche ambientali e le declinano in un "ambientalismo del fare" che sembra quello della "società armoniosa" della Cina comunista-turboliberista. Ma sembra che a Tortolini e Peria manchino dei "pezzi". Sembra che le difficoltà del Parco siano colpa di un uomo solo al comando (Mario Tozzi), poi, leggendo quanto scrivono Tortolini e Peria, pare che in 12 anni gli organi del Parco non abbiano saputo risolvere la dicotomia tra "tecnici" e "politici". Ed è infatti così, visto che la parte squisitamente "politica" dell'Ente Parco (che nomina cinque suoi rappresentanti nel Direttivo ed ha il vicepresidente dell'Ente) non è stata in grado ancora di approvare il Piano pluriennale di sviluppo economico e sociale, cioè lo strumento che mette in relazione lo sviluppo economico dell'intero territorio dei comuni che fanno parte del Parco con il territorio protetto. Questo non è avvenuto certo per colpa di Tozzi, ma nemmeno di Tanelli e di Barbetti, è il portato di una frammentazione istituzionale e di una inadeguatezza politica che è uno dei grandi problemi dell'Arcipelago e che all'Elba si traduce in una evidentissima debolezza delle forze politiche rispetto alle amministrazioni comunali formate da maggioranze eterogenee e "strane" che lo stesso PD non riesce ad indirizzare pur essendone il partito di riferimento di 5 su 8. Tortolini pare non sapere che i ritardi nell'approvazione del Piano da parte di Tozzi derivano dal fatto che proprio i rappresentanti dal suo Partito all'interno del Direttivo del Parco hanno chiesto "un supplemento di indagine" per non dover approvare il Piano del Parco proposto dal Commissario Barbetti, che altro non era che la rivisitazione del Piano proposto dal Presidente Tanelli. Dopo 8 anni di osservazioni, una miriade di incontri con amministrazioni, categorie, associazioni, una caterva di osservazioni accolte oppure non accoglibili perché in contrasto con le leggi dello Stato o quelle urbanistiche della Regione Toscana, i comuni hanno faticosamente partorito una serie di osservazioni ininfluenti che non cambiano minimamente il Piano nella sua sostanza. Tortolini e Peria criticano il Piano anche per quel che riguarda l'agricoltura, soprattutto Peria dice che zona B non si possono realizzare nuove attività agricole o recuperare i coltivi abbandonati, e cita i castagneti abbandonati (da molto prima che esistesse il Parco…), ma evidentemente la lettura di Piano e cartografie è stata disattenta, perché altrimenti si sarebbe scoperto che, a differenza della prima bozza "Tanelli" tutti i castagneti e praticamente tutti i coltivi e le aree dove prima esisteva un'attività agricola, sono compresi in zona "C", quella a vocazione agricola, proprio per favorirne il recupero. Se i due esponenti del PD volessero confrontare il Piano del Parco con la ricostruzione dell'ottocentesco Catasto Leopoldino dell'Elba (fatta dallo stesso Parco successivamente) si renderebbero conto del grande lavoro di ricostruzione cartografica sul territorio delle zone agricole abbandonate: le due cartografie coincidono, in più il Piano collega le aree ex agricole con "corridoi". Tortolini e Peria dovrebbero invece preoccuparsi della richiesta di modifica delle norme del Piano del Parco fatta dalla Regione Toscana, che boccia la proposta di "incentivi" maggiori per la realizzazione degli agriturismi e degli ampliamenti destinati alle attività agricole ed agro-forestali all'interno del Parco, perché violerebbe a legge regionale, basata su superfici agricole che all'Elba non sono raggiungibili a causa della frammentazione della proprietà. Un bel colpo al recupero agricolo ed allo sviluppo di qualità nel Parco che o si sostanzia in "deroghe" per un territorio diverso e particolare oppure è pura illusione. E' strano anche il richiamo alla necessità di Tortolini alla competitività che deve essere fatta di «nautica, il mare e la portualità, il recupero dei beni culturali, la qualificazione delle strutture turistiche e la qualità urbana, le piccole e medie imprese, affrontare il nodo del costo e della gestione dei servizi, un nuovo governo unitario per tutta l'Isola». Il Direttivo del Parco non può contrastare le scelte politiche e amministrative in questi campi, perché la scelta degli amministratori comunali (appoggiata da Provincia e Regione) è stata nel 1996 quella di tenere portualità, infrastrutture e aree urbane (e la stragrande maggioranza delle aree agricole e degli alberghi) fuori dall'Area Protetta e il Presidente Tozzi può anche non essere d'accordo con lo sviluppiamo, ma non può opporsi a scelte che fuori dall'area protetta spettano ai Comuni, alla Provincia ed alla Regione. La storia e la cronaca di quest'isola dimostrano che le scelte sviluppiste si fanno tranquillamente e quando non si fanno è perché la legge (o l'incapacità politica-amministrativa) non lo permette, non si capisce perché il Parco diventi oggi un intralcio per aree sulle quali non può pianificare ed intervenire. Forse il problema è il contrario: sono le violazioni perpetrate all'interno dell'Area protetta, spesso con il beneplacito e la partecipazione delle amministrazioni comunali. Legambiente crede da sempre che i Parchi siano occasione di un nuovo sviluppo, che vuol dire però innovazione, qualità e riconversione, e che questo possa essere un'occasione anche per territori a sviluppo turistico maturo, come l'Elba, dove ormai è necessario ripensare il modello in crisi delle seconde case, quindi accogliamo volentieri le tre proposte di Peria. 1. Sarebbe davvero l'ora che la Comunità del Parco "sostanziasse in un Piano di sviluppo economico e sociale da approvare entro settembre", assumendosi così tutte le sue responsabilità politiche ed amministrative, bisogna però che la stessa Comunità di dia un assetto interno conforme alla legge, che risolva il problema di una presidenza che noi da anni diciamo irregolare, che i Sindaci la smettano di mandare delegati in Comunità, assumendosi in prima persona il compito di amministrare la Comunità del Parco e di rappresentarla nel Direttivo. 2. Il rilancio dell'agricoltura di qualità, parte dall'approvazione del piano del Parco, da una revisione della legge regionale che tenga conto delle peculiarità delle isole, e soprattutto da una politica per le aree agricole (da sottrarre a villettopoli) che sono in grandissima parte fuori dal Parco. Per quanto riguarda l'economia del mare e la pesca, le strade del mare (soprattutto infraisola), acquacoltura biologica e diving, Peria sa benissimo che il Piano del Parco le prevede nei suoi scenari ma che il Parco non potrà occuparsene fino a che non ci sarà l'Area marina protetta, possono invece farlo da subito i comuni e nessuno può impedirlo, magari cominciando col non bocciare e contrastare gli impianti di acquacoltura sostenibile quando vengono proposti; 3. Bene il comitato scientifico, con il coinvolgimento delle università toscane (già presenti nel Direttivo del Parco), però a Peria e Tortolini sembra mancare un pezzo di questo ragionamento scientifico già fatto dalle università e dal Centro interuniversitario di Biologia Marina: è l'allegato 1 al Piano del Parco, che è solo una sintesi degli studi conoscitivi e dei progetti e piani di azione. Una sintesi di 288 pagine che nessuno all'Elba sembra aver letto e senza la quale tutti i giudizi sulle proposte del Parco e del suo Piano non hanno basi scientifiche. Perché li c'è l'inventario delle risorse sulle quali si può basare lo sviluppo sostenibile, le emergenze di cui tener conto, i gioielli e le rarità ambientali (tante) del nostro territorio. Si tratta certamente del più grande inventario ragionato delle risorse ambientali dell'Arcipelago, la base sulla quale è stato costruito il Piano, forse bisognerebbe partire da questi abbondanti dati scientifici già disponibili per capire le scelte fatte nel Piano (oppure per chiedere di cambiarle), visto che senza l'uso giudizioso delle risorse e la valorizzazione delle nostre particolarità non ci può essere sviluppo sostenibile. Mi sembra che invece quello che sta succedendo è che si legga la voluminosa enciclopedia libro del Parco saltando la pagine "noiose", quelle scientifiche, per poi dire che non sono state scritte, che ci si soffermi sulle cartine e sull'edilizia invece di capire come e perché quelle cartografie e zonazioni sono state fatte. Tortolini e Peria hanno avuto il merito di riportare alla lucidità politica una discussione che era deragliata ma, per continuare quella che potrebbe diventare una feconda discussione sul futuro del Parco e delle isole toscane, occorre che ognuno si assuma le proprie responsabilità politiche ed istituzionali, eserciti correttamente il suo ruolo, dentro e fuori gli organismi del Parco, senza furbizie politiche, senza scaricare sul Parco colpe e compiti di altri, con un'assunzione forte di responsabilità per quel che tutti noi non siamo riusciti a fare nel Direttivo e nella Comunità del Parco e negli Enti locali negli 11 anni di vita dell'area Protetta che hanno preceduto la presidenza di Mario Tozzi.


Umberto Mazzantini n.

Umberto Mazzantini n.