Caro Direttore, leggo e condivido il grido di risentimento di molti interventi di lettori riguardo al taglio dei fondi destinati alle Piccole Isole. Ma ravviso anche il pericolo che lo sguardo giustamente ravvicinato faccia perdere la lettura d’insieme che si può e si deve fare di quella decisione. Detto in estrema sintesi, il taglio di quei fondi è la conseguenza necessaria di una filosofia della politica e dell’economia che paga elettoralmente –e si è visto quanto– perché mette avanti l’interesse individuale all’interesse generale, ma non spiega che poi anche l’interesse generale riguarda da vicino quello individuale. Tutti i possessori di prima casa hanno gioito all’annuncio dell’abolizione dell’odiata imposta: ma nessuno ha pensato che quanto risparmiava subito lo avrebbe prestissimo pagato per contanti sotto altra voce. Come ben vediamo, gli abitanti delle Piccole Isole sono oggi chiamati a pagare il risparmio dell’ICI loro e degli abitanti della Lombardia, del Piemonte, delle Venezie, dell’Emilia e via dicendo fino alla Sardegna. Non tutto, ma in parte che non hanno deciso volontariamente e liberalmente di donare, e che è stata loro sottratta per disposizione della stessa Autorità che aveva loro fatto risparmiare, in confronto, una miseria d’ICI. E invece i 20.000.000 di tagli di cui si parla sono incommensurabilmente di più della somma dell’ICI pagata dai proprietari di prima casa residenti nelle Piccole Isole. Gli abitanti infatti sono in tutto circa duecentomila, il che corrisponde –stando alle medie nazionali– a circa 72.000 famiglie; poiché –sempre stando alle stesse medie– circa l’80% delle famiglie possiede la casa in cui abita, possiamo calcolare, all’ingrosso, che nelle Piccole Isole i proprietari di prima casa siano circa 57.000. In media ognuno di essi “perde”, al posto dell’ICI risparmiata (per una casa di 60 mq si paga più o meno un centinaio di euro), oltre €350 sottoforma di contributi cancellati, quindi di servizi non più forniti dai Comuni, che pagherà direttamente per contanti. Il problema riguarda ora l’ICI. Domani riguarderà la diminuzione dell’IRPEF, che i singoli cittadini accoglieranno con entusiasmo, e che pagheranno subito dopo sotto forma di maggiori costi individuali di sanità, scuola, trasporti; o di diminuzione di servizi come assistenza alle persone svantaggiate, strade, polizia, esercito e quant’altro lo Stato spende per utilità di tutti. Certo il provvedimento relativo alle Piccole Isole è per noi immediatamente e duramente sentito. Ma dovremmo riuscire a capire, e a spiegate a tutti, che il provvedimento sbagliato, in mancanza di copertura finanziaria, è stato quello sull’ICI, poiché in economia quello che si toglie da una parte si prende sempre da un’altra. Se si vuole abolire l’ICI la si deve sostituire con un’altra entrata, che per non ricadere su coloro che hanno meno risorse deve ricadere su chi di risorse ne ha di più. Anche la Costituzione dice così. Ma non sono affatto sicuro che il Governo tanto entusiasticamente votato dalla maggioranza del Popolo italiano sia dello stesso orientamento.
Totaro media