Riccardo Nurra, assessore di questo Comune, ha fatto pervenire agli organi di informazione un suo comunicato per commentare le notizie recentemente apparse sulla stampa riguardo fatti accaduti nella C.G.I.L. di Piombino e più in particolare al compagno Giovanni Pisaneschi. Su questi fatti sono state aperte indagini sia interne che esterne al sindacato sulle quali non ci permettiamo di intervenire e che faranno sicuramente luce sulla vicenda. L’assessore Nurra invece, pur appartenendo ad uno schieramento politico che fa dei diritti dell’imputato un suo cavallo di battaglia, nel caso in questione, con toni pesantemente ironici e basandosi unicamente da quanto appreso dalla stampa, si permette di comportarsi da giudice e di condannare, senza possibilità di appello, il cosiddetto “uomo del sindacato”. Non contento fa capire che il reato, commesso a Piombino, sicuramente viene perpetrato anche nel resto d’Italia, a discapito dei poveri operai italiani che vedono le loro quote associative arricchire dirigenti senza scrupoli. Egregio Assessore come facenti parte del “codazzo di qualche apprendista locale”, molto più semplicemente come delegati o ex delegati aziendali ci permettiamo di darLe qualche precisazione che potrebbe tornarLe utile. La C.G.I.L. è una confederazione sindacale a cui aderiscono spontaneamente circa 5 milioni di lavoratori, in attività o in pensione, appartenenti a tutte le categorie. Il compagno Pisaneschi nella sua attività di delegato sindacale è sempre intervenuto nelle relazioni sindacali di questo ente in maniera positiva e propositiva, comunque adeguata al ruolo ricoperto. Se l’assessore fa riferimento a momenti nel quale la dialettica fra amministrazione e delegati sindacali ha portato a qualche accesa discussione, sappia che la causa va ricercata in comportamenti ostruzionistici e irritanti dei rappresentanti dell’ente, non solo durante questo ultimo mandato ma anche nel passato. Informiamo l’assessore che quando i lavoratori si recano ad una manifestazione in concomitanza di uno sciopero sono tenuti a versare un contributo e, sempre a loro spese, si muniscono di adeguata “merenda” magari opportunamente accompagnata da idoneo beveraggio. Durante quella giornata quindi i lavoratori, oltre alla perdita della retribuzione, devono sopportare le spese sopra richiamate. Ciò Le sembrerà anacronistico, masochistico o autolesionistico (ora basta con gli “istico”) ma, a differenza di quanto pensa Lei e magari anche Emilio Fede, questa è la verità. Più che al controllo dei bilanci della C.G.I.L. che, proprio alla luce di quanto è avvenuto sembrano funzionare, Le consigliamo di rivolgere il suo prezioso e ben retribuito tempo, ai problemi, non solo di bilancio, dell’Ente di cui è pro-tempore amministratore, dovuti in parte anche alle scarse qualità e capacità della sgangherata compagine di cui fa parte.