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A Sciambere dei personali ringraziamenti

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 03 maggio 2008

Sono uno che ha scelto di fare “una vita da mediano” per dirla con Ligabue (il cantante), a fare spesso un passo indietro, magari ad inventare cose che facevano fare delle figure discrete ad altri, spingendo altri ancora a stare “tra palco e realtà”, o su diversi più figurati palcoscenici, e starmene al coperto lontano da dove picchia la luce tonda e definita del “seguire” il riflettore che popolarmente viene chiamato occhio di bue. La ragione principale è che sono un timido (lo so che ci sarà chi si sbudellerà dalle risate a leggere questa affermazione, ma è così) ci sono anche i timidi che la mattina si mettono la corazza di un ruolo (il giornalista, il politico …) e sono coerentemente duri, anche "cattivi" per quanto lo impone il ruolo medesimo ma continuano sempre ad ispirarsi alla massima massima del Dott. Ernesto Guevara detto Che: “Occorre indurirsi nella lotta mantenendo intatta tutta la propria tenerezza”. Chi mi conosce molto bene sa che sono allergico ai complimenti diretti, non dico che mi provochino i ponfi, le eruzioni cutanee, mi fanno molto piacere come a tutti, ma mi mandano in confusione, mi viene di solito la voglia di essere altrove. Orbene chi ha resistito fino a questa riga può ritenersi autorizzato a commentare “E chi se ne frega” e a chiedersi “ma dove vuole andare a parare?. Gli è che ho un conto in sospeso un debito che debbo saldare, maturato nella giornata di ieri nel giorno del mio sessantesimo Primo Maggio che è stato il giorno della mia vita nel quale ho ricevuto più apprezzamenti per il mio lavoro, per quello strano complessivo lavoro che mise in crisi mia figlia Caterina in prima elementare che quando si trattava di raccontare che professione faceva il padre disse: “Il mio babbo lavora in ufficio, però fa anche gli spettacoli .. però fa anche il giornalista .. però fa anche il comunista … insomma io non lo so bene che lavoro fa …” probabilmente indispettita di non disporre di un padre che facesse un lavoro normale e rassicurante come l’idraulico, il medico, l'amministratore di condomini etc. Non ho mai sentito come ieri tanta considerazione dei miei concittadini per quello che ho fatto in questi anni e non lo dico in considerazione delle citazioni e delle dediche da parte dei “Les Anarchistes”, che se qualcuno non se ne è ancora accorto sono dei musicisti strepitosamente bravi, e neanche per i loro spericolati inviti a far esibire sul palco uno stonato come me, non dico neppure per l’attenzione che è stata dedicata dal Prof. Luigi Totaro ad un libro finalmente ristampato come si deve, dopo che era stato citato in altri libri, saccheggiato da altri ancora (e chi se ne frega), oggetto di interventi in svariati convegni e seminari dedicati a cui siamo stati invitati, escluso paradossalmente proprio quello livornese compreso in questa rassegna (bella gaffe - comunque chi se ne strafrega), un libro il merito della cui resurrezione è molto più di Patrizia che mio. Devo ringraziare le tante persone che hanno contribuito a questo evento a partire dagli Amministratori e dal Personale della CM e dei comuni che hanno voluto l’iniziativa. Devo ringraziare soprattutto le tante, le tantissime persone che hanno portato un pomeriggio di vita alle fortezze e soprattutto le tante che mi hanno abbracciato, stretto la mano, e più di tutti quelli che continuo (non so se facendo loro piacere) a chiamare “i miei bimbi” quelli che hanno lavorato con me in tempi lontani: Alessandro Beneforti, Francesca Ria, Daniela Soria, etc. ai quali forse ho insegnato qualcosa, che ora sono dei bravi artisti in grado di insegnare molte cose ad altri. Vederli non mi dà solo il senso del tempo che passa, ma anche la percezione del tempo utilmente speso.


pRIMO mAGGIO 2008 fORTEZZE LIBRO

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