Le recenti affermazioni del Presidente Napolitano, sono le più adatte a dare al 25 aprile, e più in generale alla nostra fragile e nervosa democrazia, il carattere di pacificazione nazionale, sempre più che necessario. Il presidente ha ricordato che la democrazia fu conquistata al duro costo di una guerra civile. Basta quindi con posizioni faziose e di parte, usate sempre e solo per screditare gli avversari politici. I repubblichini e i partigiani furono italiani impegnati su fronti diversi e per scopi diversi. La sintesi è dura ma è questa, di un discorso molto complesso. E tempo di aprire un capitolo nuovo della storia italiana, in cui le parti politiche democratiche accettano tale verità . In quegli anni furono errori e orrori da entrambe le parti. Chi fosse nel giusto lo dicono i fatti, la storia presente e lo chiarirà ulteriormente quella futura. Ma questo non deve essere un continuo pretesto per scontri politici. Questo in pratica lo dice il nostro massimo rappresentante, un tempo autorevole esponente comunista. Lui ha detto anche "Non ho motivo di rivolgermi a nessuno in particolare. La Resistenza vive nella Costituzione e la Costituzione è di tutti gli italiani. La Resistenza, ha aggiunto, non fu indenne, specie alla vigilia e all'indomani della liberazione, da fenomeni di violenza. Bisogna trasmetterne la memoria nella sua interezza e perciò essa non può appartenere solo a una parte della nazione". La festa della Liberazione deve diventare allora la festa della pacificazione italiana. A creare la Costituzione furono forze diverse, anche distanti politicamente. Tutte accettarono i principi della democrazia per quella che era l'Italia nuova. Oggi le forze in campo, i cittadini, devvono volere questo: festeggiare, soprattutto sventolando bandiere italiane, l'unità del paese impegnato a difendere libertà e democrazia. Il giorno del 25 aprile del 2009 sarà possibile celebrare tutti insieme senza separatezza? Quindi alla luce delle posizioni espresse da Napolitano, anche le polemiche nostrane diventano inutili e da superare. Le parti in gioco devono davvero riporre le "armi", avere pietà per tutti i morti di allora, di ogni parte, ed insieme dimostrare di saper guardare al futuro nell'interesse esclusivo dell'Italia e della pace nel mondo. Le parti politicamente avverse non devono più sfidarsi su questi temi. Su altri sì: su come dare al paese le soluzioni necessarie a rimediare alle ingiustizie ancora largamente diffuse, che non onorarono la Carta costituzionale. Ora governa la destra. Saprà volere tutto ciò? E l'opposizione?
sfilata 25 aprile 1945