Non sempre, se un fatto di cronaca diventa un libro, merita di essere letto. Prima di tutto deve essere ben scritto, magari da un autore credibile. Soprattutto deve rivelare qualcosa che catturi l’attenzione. Centoquaranta morti su una nave in fiamme sono un buon motivo? Forse, ma possono non bastare. E poi sono passati sedici anni. Ciò che conta è che la sera del 10 aprile 1991, non solo il Moby Prince si scontrava a Livorno con la petroliera Agip Abruzzo, ma iniziava una delle vicende più misteriose, controverse, e inquietanti della nostra storia. Enrico Fedrighini nel 2005 ha pubblicato “Moby Prince. Un caso ancora aperto”, frutto di accurate indagini riproposte con assoluta obiettività, senza pregiudizi, arrivando a conclusioni tanto attendibili quanto scomode. Centoquaranta persone muoiono su una nave in fiamme, lasciata per ore senza soccorsi e l’inchiesta amministrativa viene liquidata in undici giorni! Davvero chi ha indagato pensava che nessuno si ponesse delle domande, a volte talmente ovvie da sembrare una farsa? Nebbia e errore umano. La fatalità nelle vesti di un evento atmosferico (che non c’era, come riferiscono i testimoni) e del Comandante Chessa (che invece avrebbe fatto di tutto per salvare equipaggio e passeggeri). La cosa però più triste è che questo libro fornisce elementi, in contrasto con l’oblio ufficiale, talmente lineari e credibili (basta visionare la puntata di Minoli, relativa al disastro, su lastoriasiamonoi.rai.it ) che un brivido corre lungo la schiena, l’ennesima conferma di vivere in un paese in cui certe verità siano un lusso che i cittadini non si possono permettere, il brivido di poter morire, come a Ustica, senza sapere non solo per mano di chi, ma soprattutto perché. Ma non possono la ragion di Stato e i «non ricordo» dell’ex Presidente del Consiglio Giulio Andreotti, sentito di recente dai giudici di Livorno, impedire che per fortuna qualcuno abbia il determinato desiderio di non accontentarsi, pretendendo che sia fatta piena luce. La tesi di Fedrighini vedrebbe il Moby Prince coinvolto in un incidente su una delle chiatte che facevano la spola con navi americane, traghettando armi ed esplosivi. Già in fiamme? In pratica lo scontro sarebbe avvenuto in conseguenza forse di un principio di un incendio, e ne avrebbe causato uno di dimensioni ben maggiori. Fantasie di giornalista? Tracciati radar che scompaiono, testimoni attendibili come un comandante di motovedetta della Finanza che non vengono ascoltati, navi che il 10 aprile sono in rada e il giorno dopo non ci sono più, anche un peschereccio che stranamente ricompare nell’inchiesta sul traffico di armi con la Somalia. Che è costata la vita a Ilaria Alpi e Milan Rovatin. Non c’è che dire. Ci sono tutti gli ingredienti per una spy story in piena regola, un legal thriller labronico-americano, in cui i centoquaranta morti sono solo delle tragiche comparse. Se non fosse che le famiglie aspettano da quasi due decenni la verità, amareggiate da anni di depistaggi, falsità e troppi non colpevoli. Mai sentito parlare di “emergenza Golfo”? L’avvocato Carlo Palermo fonda su questo elemento, non strettamente giuridico, ma determinante, la richiesta di riapertura delle indagini. Accolta dalla Magistratura e consultabile sul sito dei familiari delle vittime www.mobyprince.it. La sintesi? Gli Americani, complici le autorità italiane, hanno di fatto espropriato il porto di Livorno. Traghettavano in gran fretta armi per, ma soprattutto da Camp Derby. Desert Storm era appena finita: l’alibi dell’ “emergenza Golfo” per il contrabbando di stato scadeva proprio quel 10 aprile. Così un giudice ha deciso che non si è indagato abbastanza, centoquaranta famiglie tornano a sperare di essere cittadini di uno stato civile. Il libro merita di essere letto, ma anche i vari articoli comparsi nell’ultimo anno sulla stampa, da Famiglia Cristiana al Manifesto, passando per Panorama e Corriere della Sera: basta cercare Moby Prince su www.archivio900.it. Non è una spy story. E’ realtà. Troppo circostanziate le accuse formulate in questo libro, troppi i dubbi irrisolti che con un po’ di insistenza si tramutano progressivamente in certezze. Michele Castelvecchi Enrico Fedrighini Moby Prince. Un caso ancora aperto Ed. Paoline € 13,00