Il sindaco di Portoferraio risponde all'ultimo intervento delle Associazioni di Categoria: "Vorrei replicare brevemente all’ultimo documento delle Associazioni di Categoria sulla questione della loro assenza ai Consigli comunali aperti. Per evitare ulteriori polemiche, che apparirebbero stucchevoli ed inutili, premetto che, pur non condividendone alcuni contenuti, ne ho però apprezzato i toni. Perciò, al di fuori di ogni accento polemico, ritengo giusto chiarire ed esprimere, con trasparenza e lealtà, le motivazioni per cui considero sbagliata la loro assenza , e quelle per cui non considero scomposta la mia reazione. La prima è una motivazione di metodo; infatti lunedì 25 febbraio (a 4 giorni dal primo Consiglio) ci siamo incontrati con tutte le categorie per il bilancio di previsione; in quell’occasione ho sottolineato l’importanza dell’incontro di sabato, pregando le associazioni (già invitate ufficialmente da tempo) di intervenire e garantendo loro uno spazio adeguato per i loro interventi. Nessuno ha sentito il dovere di informarmi di una loro probabile assenza. Il giorno dopo con Coldiretti, Associazione Albergatori e Faita ci siamo nuovamente incontrati per discutere su alcune questioni legate all’Urbanistica. Per due pomeriggi, quindi ci siamo confrontati su aspetti essenziali per lo sviluppo delle aziende e del territorio. Mi chiedo: non si potevano dedicare cinque minuti all’assenza di sabato? Il Comune di Portoferraio non ha infatti tra i suoi doveri istituzionali quello di farsi carico da solo di tutte le questioni di un intero territorio; quando lo fa - e ritiene doveroso farlo- vorrebbe in cambio almeno la possibilità di confrontarsi. Inoltre la questione importante è che i Consigli di sabato e lunedì non erano ordinari: si parlava di questioni fondamentali per il nostro futuro. Il tema dei trasporti ha occupato per mesi le pagine dei giornali, in una frenetica rincorsa a farsi sempre più male. Con il Consiglio di sabato abbiamo cercato di invertire la rotta e, mi sembra, ci siamo in parte riusciti. Ora sappiamo che le Istituzioni hanno una strategia comune, che guarda con concretezza all’adeguamento infrastrutturale , che favorisce la concorrenza. Sappiamo che ci saranno investimenti importanti sui porti (solo Portoferraio ne avrà nel 2008 per più di quattro milioni di euro); sappiamo inoltre che, di fronte ad un progetto complessivo, la Moby non lascerà e che, quindi, il territorio non rischierà di perdere una grande azienda nazionale ed ottanta famiglie di Portoferraio non si troveranno di fronte all’alternativa di un lavoro a Milano o alla ricerca di un improbabile nuovo lavoro. Considero il lavoro un valore fondamentale, e basterebbe questo per considerare il Consiglio di sabato importantissimo. La vicenda della colmata di Bagnoli, poi, è una questione ancora aperta, relativamente a molti problemi: agli ulteriori accordi da stipulare, alla garanzia dell’assenza di negative ricadute ambientali, all’immagine dei reciproci territori, alle linee guida dell’adeguamento infrastrutturale, alla partecipazione dei cittadini, alle ricadute positive per il nostro territorio e rispetto al contrasto alle criticità. Riconosco che era meglio discuterne prima, ma non era e non può essere solo un compito del Comune di Portoferraio. In questi anni le Istituzioni elbane, tradizionalmente deboli e divise, hanno recuperato una maggiore compattezza e capacità di incidere. Da ciò sono derivati risultati importanti: la continuità territoriale sui trasporti aerei; il controllo dell’aeroporto di Campo da parte della Regione e la possibilità di importanti investimenti; il potenziamento dei porti secondo un’ottica elbana, con la condivisione delle linee strategiche fra Autorità Portuale, Portoferraio e Rio Marina; l’accordo fra i Comuni sulla gestione del ciclo dei rifiuti e la partecipazione ad ESA; il rifacimento della rete stradale da parte della Provincia, la metanizzazione dell’Elba; l’avvio di una programmazione territoriale ed urbanistica unitaria. Ora occorre il passo successivo: un piano strategico per l’Elba per il prossimo decennio, un piano condiviso fra pubblico e privato che si occupi di destagionalizzazione , servizi, nautica, lavoro per tutto l’anno, ambiente e cultura, e di innovazione. Ce la possiamo fare, solo se questo territorio saprà far “saltare il tappo delle piccinerie”, degli egoismi e “delle consorterie”, che per decenni ci hanno fatto stare in panchina, quando potevamo giocare da titolari nella partita dello sviluppo. Non basta elencare i problemi per risolverli. Non si può continuare con sterili provocazioni ed assenze, queste ultime, purtroppo, spesso anche di parte pubblica. Noi Istituzioni e tutte le rappresentanze del mondo economico e sociale dobbiamo sederci allo stesso tavolo e saper costruire e saper costruire un futuro diverso.
peria testona