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Teatro: sabato 23 "La rabbia nel cuore" ai Vigilanti

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 17 febbraio 2008

Prossimo appuntamento al Teatro dei Vigilanti sabato 23 febbraio: va in scena La rabbia nel cuore prodotto dal Teatro dell'Aglio con la regia e drammaturgia dell’elbano Maurizio Canovaro. Lo spettacolo è liberamente ispirato alla vicenda umana e politica di Ingrid Betaucourt. In questi giorni la madre di Ingrid, Yolanda Pulecio Betancourt, si trova in Italia, dopo l’incontro con il Papa è stata ricevuta nella sede della Presidenza della Regione Toscana, l’8 dal sindaco Cacciari a Venezia e il 14 a Roma; le tante tappe del pellegrinaggio di una madre attraverso l’Europa per la liberazione della figlia e degli altri ostaggi prigionieri delle Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia). Ingrid Betancourt viene rapita il 23 febbraio 2002 mentre si reca ad un incontro con i capi della guerriglia per cercare una soluzione politica alla guerra civile che dilania il paese sudamericano da quasi 40 anni: 3000 ostaggi, 3 milioni di rifugiati, 4 milioni di colombiani in esilio, un numero impressionante di omicidi. Sarebbe una storia come tante altre storie tragiche, se la vicenda umana di Ingrid non emergesse in tutta la sua straordinarietà: figlia di un diplomatico e di una reginetta di bellezza, trascorre la sua giovinezza conducendo una vita agiata; ma sente dentro di sé un debito con il suo sfortunato paese. Così nel 1990 torna in Colombia, nel '94 viene eletta deputato, nel 1999 è senatrice, leader dei Verdi colombiani, distinguendosi per le sue coraggiose denunce e per l'impegno civile. Poi arriva il tragico giorno del rapimento, proprio quando è candidata alla Presidenza della Repubblica. Nel dicembre 2007 sono state diffuse le prime immagini ed una lettera della prigioniera; quelle immagini colpiscono per la ferocia e la bellezza; qualcuno, commentando, ha scritto a proposito di quell’evento: “quando eleganza e bellezza possono vincere la ferocia”. In 2157 giorni di prigionia, prosegue il commentatore, “Ingrid è diventata più bella, che non era mai stata così bella… Contro la ferocia della rivoluzione qui c'è l'arma dell'eleganza che nessuna modella d'alta moda riuscirebbe ad eguagliare, un'eleganza che per un rivoluzionario è micidiale perché in pochissimi secondi sbriciola la durezza dell'astio sociale. E, ancora, in quelle mani di porcellana che s'intrecciano ci sono la compostezza e la fragilità di milioni di donne maltrattate: quelle mani sono le mani di tutte le donne del mondo, le mani della carezze contro le mani-grilletto dei guerriglieri; le mani delle mamme, le mani che salutano, le mani della musica, le mani dell'arpa e quelle del ricamo contro le mani-protesi della lotta armata; le mani nelle mani contro il pugno chiuso dei compagni del Farc. Guardate come la bellezza di quelle palpebre semichiuse toglie dignità a qualunque progetto che sia fondato sulla sofferenza, fosse pure quella di un ricco banchiere e non quella di una donna, madre e moglie. Le palpebre di Ingrid Betancourt sono chiuse davanti alla violenza che ha visto e davanti a quella che ha subìto, mentre le nostre palpebre, al contrario, sono sbarrate per lo sbigottimento” (Francesco Merlo) "Qui tutti viviamo come morti: vivo o sopravvivo su un'amaca tesa fra due pali" si legge nella missiva che tre guerriglieri delle Farc caduti in mano ai militari stavano portando al presidente venezuelano Hugo Chavez per provare che la prigioniera è ancora viva. "Sto male fisicamente - scrive ancora l'ostaggio nella lettera di dodici pagine indirizzata alla madre, Yolanda Pulecio - Non ho più mangiato. L'appetito mi si è bloccato. I capelli mi cadono in grande quantità. Non ho voglia di niente, perché qui in questa foresta l'unica risposta a tutto quello che chiediamo è no". "La vita qui non è vita ma una lugubre perdita di tempo. Vivo o sopravvivo su un'amaca tesa fra due pali, coperta da una zanzariera e con un telo sopra che fa da tetto: con tutto questo posso pensare che ho una casa. Tutti questi anni sono stati terribili”. Dunque una storia che vale la pena raccontare con La rabbia nel cuore (titolo della sua autobiografia) per continuare a sperare nella sua liberazione e in quella degli altri ostaggi, perchè possa essere restituita alla sua famiglia e alla società civile. I biglietti (€ 20,00 platea, € 15,00 palchi, € 10,00 ridotto palchi) potranno essere acquistati in prevendita presso la sede della Cosimo De' Medici in Calata Mazzini a partire da sabato 16 febbraio.


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