Dire che Umberto Segnini è schivo è poco: passata la soglia dei quaranta si è dato alle imprese, ma con così poco battage pubblicitario intorno, che le notizie su quello che fa occorre quasi estorcergliele. Reduce da appena qualche settimana dall'aver raggiunto Roma a forza di braccia, in compagnia di Elias Ziegler, pagaiando in condizioni di mare proibitive sulla rotta delle colonne di granito, Umberto è partito questa mattina dal Marocco che ha raggiunto nel fine settimana per un viaggio anzi per "il viaggio" della sua vita. Qualche sera fa a cena con quattro amici che salutavano la sua partenza ci ha anticipato la prima parte del suo ruolino di marcia, dicendo con la stessa semplicità con la quale poteva spiegare il percorso di una delle escursioni in cui guida di solito i turisti sui monti isolani: "Parto dal Marocco faccio la costa del nord-Africa fino in Egitto poi vorrei risalire il Nilo, continuando verso sud fino a passare per il Ruwenzori e per il Kilimandjaro, la Valle del Reef e arrivare in Mozambico" Un viaggio lunghissimo, calcoliamo ad occhio sulla carta ben oltre 7.000 Km ma l'aspetto sbalorditivo è che Segnini conta di compiere lo spostamento a piedi, concedendosi la trazione animale solo per i tratti (ad esempio zone desertiche) dove l'impresa sarebbe proprio impossibile. Ed in Mozambico vuole arrivarci entro la fine del 2008 tenendo una approssimativa media di 20 km al giorno anche se neppure lui azzarda una previsione chilometrica precisa. "In alcuni paesi la situazione non è proprio tranquilla - dice - il percorso dipenderà anche dalle condizioni che troverò..." E lo stesso discorso avrà valore per la seconda "tappa" quella che nel 2009 lo dovrebbe veder risalire lungo la costa africana dell'oceano indiano fino al Corno d'Africa per passare il mare verso la Penisola Arabica in direzione dell'India. Gli chiediamo se di tanto in tanto ha previsto delle interruzioni con ritorno a casa: risponde negativamente ".. il non tornare sarà una spinta a proseguire a spingersi più avanti .." Il sogno è quello di camminare verso oriente per l'Asia e poi nel continente americano ed infine sempre ad oriente verso casa a chiudere il cerchio, ma tutto in questo viaggio è umano e precario, Umberto non sa quanto tempo camminerà prima di chiudere questa esperienza, lavorerà camminando, lui che è guida ambientale, viaggerà fotogrando e stendendo note per agenzie e riviste specializzate operanti nel settore, ma non è quella la ragione che lo spinge ad un percorso a metà tra l'impresa sportiva e il misticismo. La ragione del viaggio è il viaggio, è l'andare "massimo dei piaceri" - che Vittorio Alfieri contrapponeva allo stare "massimo degli sforzi", è il muoversi, come si trova scritto nei notes Moleskin di Chatwin verso l'essenza nomade dell'uomo, è camminare dalla Bonalaccia al Kilimandjaro per scoprire di aver viaggiato nello stesso sfaccettato, incantevole, ma fragile mondo, e attraverso la sua variegata ma unica umanità. (nella foto di una "domenica del granito" Umberto segnini -a sinistra- con Sergio Galli)
Galli e Segnini ridotta viottolo escursioni