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A Sciambere della veranda della Sinistra

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 06 dicembre 2007

Cominciamo a ragionare, il passo che si sta per compiere nel fine settimana a Roma avvicina di molto la costruzione di quella "Sinistra e basta" basata su cardini forti:(coscienza ambientale, coerenza etica legalitaria, solidarietà, pacifismo) che può dare alla gente del nostro paese una casa, o meglio ancora una veranda, progressista, un luogo senza porte dove si possa liberamente entrare, senza mura che celino a chi sta fuori cosa vi accade, e che consenta anche a quelli che avessero intenzione di restare stabilmente sotto il tetto, di guardare costantemente fuori, al mondo, alla società, a chi la pensa diversamente. Sarebbe comunque un errore per le forze politiche che stanno stringendo il patto, il presumere troppo da loro stesse, dalla loro storia (che pure è fattore culturale da non dimenticare), dai loro apparati. C'è bisogno di una unità che cresca anche dal basso, con la coscienza che siamo ad un punto nodale, storico, all'assumere decisioni da considerare almeno di pari importanza rispetto ai destini dei governi locali e nazionali che vedono la sinistra impegnata. C'è bisogno di tolleranza ed apertura mentale per il recupero e la "rimotivazione politica" di una sparpagliatissima schiera di intelligenze perse per strada dalla sinistra organizzata o restate ai margini dell'attività politica, dell'impegno, perché deluse, frenate dalla loro estraneità con le "burocrazia" autoreferenziali che troppo spesso hanno occupato i partiti. C'è bisogno di piantarla col "giovanilismo di maniera" consistente nel fare voti di coinvolgimento delle nuove generazioni perpetrando riti, comunicando con mezzi, tempi e linguaggi di una immane pallosità che per primi tagliano fuori i giovani dalla politica. C'è bisogno di tornare ad essere "diversi" nel senso di "speciali" di essere di nuovo visti come quelli che fanno politica, senza il minimo (anche remoto) tornaconto personale, togliendo ogni sospetto che chi amministra in nome e per conto della sinistra lo faccia per un motivo diverso dal puro "spirito di servizio". C'è bisogno di porre dei paletti morali, dei principi (pochi ma saldissimi) a cui ancorarsi per tracciare il netto confine tra il politicamente patteggiabile e ciò che non lo è in nessun caso. C'è bisogno di recuperare un comportamento e uno stile da gente della sinistra, salvare quanto di meglio in tal senso c'era nella storia della sinistra, a partire ad esempio dal "pudore rivoluzionario" che non consentiva le autocandidature, imponeva stili di vita misurati e coerenti (oltreché modesti) agli "eletti dal popolo". C'è bisogno di tornare a studiare la politica, a faticarla, ad ascoltare con infinita pazienza le singole persone, a coltivare la filosofia dell'essere in luogo di quella dell'avere e dell'apparire. Solo così - a nostro fallibile parere - sarà sinistra, altrimenti dovremo prendere a prestito i versi di una canzone di De Gregori che recita: "T'offenderesti se qualcuno ti chiamasse un tentativo?"


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