Ci siamo: pochi metri ancora e giungeremo al traguardo. Oltre la linea d’arrivo le primarie per il PD del 14 ottobre, il più bell’esperimento di democrazia della nostra storia recente. Milioni di cittadini avranno l’opportunità di scrivere, in prima persona, l’atto di nascita di una nuova grande forza politica, che ha l’ambizione e le potenzialità per essere maggioritaria nel Paese. Donne e uomini che sceglieranno non solo il segretario del Partito, ma anche i 2.400 componenti dell’Assemblea costituente, ciascuno con la responsabilità di dare corpo e anima a questo progetto. Il PD è un’occasione senza precedenti per impegnarsi e decidere. È la nostra prima risposta alla crisi della politica. Per questo non possiamo commettere passi falsi. Non ci serve un partito specchio o proprietà del leader di turno. Non ci serve una somma algebrica delle sigle che vi confluiscono. Ci serve, invece, una combinazione vincente di queste storie nobili con nuove, più fresche, energie: quelle dei giovani, delle donne, delle categorie da sempre fuori dai luoghi dove pochi scelgono per tutti. Ho deciso di candidarmi alle primarie per portare una nuova generazione alla guida del PD e al centro della politica italiana. L’età media dei candidati delle mie liste è intorno ai 35 anni: immigrati e imprenditori, studenti e professori, ricercatori e liberi professionisti. Ciascuno disposto a mettersi in gioco, a correre insieme a me, a scommettere finalmente su se stesso. Siamo presenti in tutta Italia, in tutte le Regioni, in tutti i collegi. Abbiamo saputo intrecciare, senza poter contare sulla macchina organizzativa dei partiti, una straordinaria rete di candidati e volontari attivi sui territori. Perché proprio sui territori vogliamo investire per costruire un Partito delle autonomie in cui centro e periferia siano sullo stesso piano. Non un rapporto gerarchico con Roma che decide e i livelli locali che automaticamente eseguono. Ma un’organizzazione orizzontale nella quale ciascuno contribuisce per il suo a un disegno complessivo che ha finalmente il respiro dell’interesse generale. Esattamente in nome dell’interesse generale vogliamo parlare al Paese, ai suoi ceti produttivi, a chi intraprende e rischia in proprio, e a chi lavora. Siamo in grado di farlo perché abbiamo imparato sul campo che a contare sono il coraggio di affrontare con responsabilità i problemi e la capacità di risolvervi. La concretezza delle politiche deve essere la nostra politica, l’essenza di un riformismo che sappia decidere, del quale il PD dovrà farsi interprete sin dal 15 ottobre. Negli ultimi mesi ho avuto modo, su e giù per gran parte delle province italiane, di discutere e confrontarmi su questi temi. Di ascoltare e capire le ragioni delle tantissime persone che ho incontrato. Ovunque, non solo tra i miei sostenitori, ho trovato curiosità e attenzione per il tentativo di parlare di cose concrete, di porre come cuore della mia proposta politica il futuro delle nuove generazioni, il futuro dei nostri figli. Oggi chiedo a quelle persone, e a quante condividono il senso di questa proposta, di fare insieme a me il rush finale. In questi giorni mi viene spesso in mente l’immagine del maratoneta Dorando Pietri: stremato dalla fatica giunse per primo al traguardo ai giochi olimpici di Londra 1908, ma lo fece grazie all’aiuto dei giudici di gara che lo sorressero sulla linea d’arrivo. Lo squalificarono. A differenza di Dorando noi abbiamo la testa, il cuore e le gambe per arrivare al traguardo freschi e determinati. E soprattutto straordinariamente arricchiti da questa pazza ma bellissima corsa insieme.
enrico letta