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Sinistra Democratica: autonomia e unità

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 19 settembre 2007

Dal Comitato Promotore Nazionale della Sinistra Democratica, riunitosi a Roma sabato scorso, sono venute alcune importanti indicazioni per il Movimento e per il Paese. Dal dibattito e poi nel documento finale appare intanto confermato il giudizio sulla formazione del PD: un aggregato che guarda sempre più al centro dello schieramento politico come dimostra la teorizzazione delle alleanze di nuovo conio e la pericolosa presunzione di autosufficienza. In quel partito le parole “sinistra” e “socialismo” sono state abbandonate, mentre sul piano culturale c’è il venir meno di una cultura critica, della difesa delle libertà e della laicità dello Stato, così come sul piano sociale si riafferma l’equidistanza fra lavoro e impresa. L’obiettivo dichiarato è la marginalizzazione della sinistra, che rischia di comportare anche la fine dell’Unione. A questo progetto la sinistra deve reagire innovando la sua cultura e la sua pratica politica. La nascita del PD apre una nuova fase per tutti. Riproporre oggi lo schema delle due sinistre non ha più senso: il PD, ormai appare evidente, non è certo la sinistra riformista, e per tenere aperta la prospettiva di una sinistra grande e ambiziosa occorre coniugare riforme e contenuti radicali, governo e cambiamento. Un riformismo serio non può eludere la drammatica situazione del nostro Paese. Sulla società italiana oggi pesa il malessere di milioni di lavoratori dipendenti, giovani precari, pensionati e disoccupati che negli ultimi anni hanno visto diminuire il loro reddito, mentre aumentava la quota di rendite e profitti. Pesa il giudizio negativo su regole e comportamenti della politica, che danno spazio alla crescita di una protesta contro la politica in generale, alla quale occorre reagire con una forte iniziativa contro i costi della politica, gli sprechi e i privilegi del sistema politico, e per far valere strumenti e forme di partecipazione popolare. L’Italia è ai confini di una crisi che può investire i gangli fondamentali della nostra democrazia. Ciò obbliga le forze di sinistra, come in altri momenti della nostra storia nazionale, ad affrontare i nodi della crisi italiana avendo chiari i percorsi, le alleanze e i compromessi possibili. Governare, perciò, non è un problema in più, ma rappresenta un’opportunità e una necessità sia per incidere sui grandi problemi del capitalismo globale, sia per affrontare le sorti del nostro Paese. La nostra indisponibilità a qualsiasi iniziativa che possa direttamente o indirettamente determinare la caduta del governo Prodi poggia su questa profonda convinzione. Di fronte però all’innegabile caduta del consenso dei cittadini nei confronti del governo, si rende indispensabile una svolta a partire dalla necessità di dare una risposta al malessere sociale diffuso nel paese. I contenuti sono quelli indicati nel documento comune delle forze della sinistra sulla Finanziaria. In questo contesto appare vitale la necessità di rinnovare e unire la sinistra, un percorso tutt’altro che semplice e scontato. Occorre coraggio, lotta politica, spirito unitario; occorre che tutti, come abbiamo fatto noi, sappiano mettersi in discussione. E la soluzione non è l’assorbimento in qualche casa d’altri e nemmeno la sommatoria delle forze esistenti. La risposta non sta quindi né nella Costituente Socialista né nella “cosa rossa” di cui si parla. Entrambe nascono confermando l’idea che la sinistra deve restare divisa. La nostra ambizione è più alta. Lavorare per un grande soggetto unitario e plurale della sinistra italiana. Dar vita ad un vero laboratorio di idee che sappia produrre cultura e politica, mobilitare energie, parlare ai tanti che in questi anni si sono mobilitati, hanno costruito movimenti per affermare i diritti del lavoro, delle libertà, della pace, dell’ambiente. Sappiamo che difficile. Si tratta di spezzare quella logica che nel corso degli anni ha moltiplicato le rotture e di superare le rendite di posizione, gli steccati politici e organizzativi che hanno diviso le diverse sinistre. E’ davanti a noi la possibilità politica e storica di mettere in campo quella massa critica fatta di idee, di uomini e di donne, essenziale per avere una sinistra popolare, e perciò protagonista e non residuale ora e nel futuro che attende il Paese. Decisiva è la funzione nostra, della Sinistra Democratica. Senza il contributo di una forza che culturalmente e politicamente fa parte del socialismo europeo, come noi siamo, non sarebbe neppure ipotizzabile la scommessa di una grande forza riformista e di sinistra. Per questo diciamo autonomia e unità. Autonomia, perché le nostre idee, la nostra presenza organizzata nel territorio, la nostra iniziativa è condizione per lo stesso progetto unitario. Unità, perché è la ragione e il fondamento della nostra stessa esistenza.


cristiano adriani testina 1

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