“Quando ti fanno arrabbiare sul serio, e ti senti andare il sangue alla testa, conta fino a dieci prima di aprire bocca”. E’ un’ottima regola che, gravati dai cromosomi “fumini” della razza Tardò, abbiamo faticato parecchio a mettere in pratica, ma che poi con l’andare degli anni, aiutati da qualche raro pizzico di saggezza indotto dall’invecchiare, abbiamo preso ad applicare, estendendo pure il concetto allo scrivere (dove è bene contare fino a cento almeno, perché a scrivere si fanno più danni). Accade pure, dopo la conta che si decida di "ammucchiare" di non farne di niente Digressione: "ammucchiare" può essere cosa buona e giusta, specie dopo che faticando quotidianamente e lavorando onestamente, un briciolo di rispetto e di credibilità (se non proprio di autorevolezza) ce la si è conquistata, e ci si imbatte in personaggi che nella polemica strumentale, trovano il loro brodo di coltura, che abbaiano forte come tutti i cani piccini, e che si indispettiscono soprattutto se li ignori, se non li citi, se non rendi satollo il loro smisurato ego. E a questo punto apponiamo una tombale seconda massima: “un bel tacer non fu mai scritto” sigillata dalla terza conseguente “non ragioniam di lor ma guarda e passa”. Fine della digressione. Orbene qualcuno ieri ci ha fatto notare la “colpevole” assenza di un corsivo (in un numero di Elbareport peraltro nutrito) in una giornata che forniva una marea di spunti a partire da una ributtante ultima performance televisiva. Il fatto è che ci abbiamo provato e riprovato per mezza mattinata, sempre contando fino a cento prima di iniziare, ma il risultato era sempre lo stesso: una sequenza di insulti e parolacce. Meglio tacere anche in questo caso, o almeno meglio non abbassarsi fino al nanesco piano morale di quel riccone povero di spirito dai giorni inesorabilmente contati, o a quello ancora inferiore dei suoi servi. Meglio cominciare a ragionare sul dopo, perché, anche se in questo incubo non sembra possibile, un dopo ci sarà: c’è stato un dopo i lager nazisti, un dopo le galere fasciste, un dopo gli stadi cileni, un dopo i gulag stalinisti, figuriamoci se non ci sarà un dopo questa caricatura dittatoriale, che ci sta rendendo ridicoli agli occhi del mondo e pure agli occhi della storia. Una storia che peraltro non riserverà neppure ai baccanali sardi, romani e meneghini del nostro la fama delle maialate di Alessandro VI°, gli piacerebbe .... Non si illuda, non ha “il fisico” per fare il feroce autocrate, l’interprete del male assoluto, può al massimo aspirare ad essere ricordato come uno spernacchiante giullare eletto re di un paese in tragico declino culturale ed etico.
silenzio tacere