Rifondazione comunista esce dalla maggioranza portoferraiese. Lunga e dolorosa è stata la via che ha portato a questa decisione che vede adesso la maggioranza forte, si fa per dire, di un voto in più rispetto all’opposizione. Undici a dieci, e mancano ancora 18 mesi di governo. Il lunghissimo dibattito consiliare sulla crisi della amggioranza è durato sei ore, con andamento lento e ondulatorio. Vediamo di ricostruirne le varie fasi, avvalendoci anche degli scatti fotografici che hanno rubato alcune eloquentissime espressioni. Fase uno, il clima era teso, la rottura era l’ipotesi più plausibile. Poi Benedetto Lupi, pur con la franchezza che contraddistingue Rifondazione, criticava l’operato della giunta lasciando però più di uno spiraglio ad un nuovo accordo. La maggioranza aveva presentato un documento contenente alcuni punti ritenuti essenziali per proseguire il governo in questi ultimi 18 mesi, fermamente ma gentilmente rifiutato da Rifondazione. “Troppo generico, mancano il metodo e la tempistica per risolvere problemi condivisibili. E’ almeno il quarto documento emesso nel corso di questa legislatura. Fase due. Rifondazione “apre” a Peria indicando un accordo su punti più specifici, ma comunque presenti nel documento di Portoferraio Domani. L’accordo sembra più vicino. Fase tre. L’opposizione attacca. Prende spunto dalle critiche interne delle maggioranza per elencare le cose non fatte. “Dov’è l’elisoccorso? Le piste ciclabili, il camminamento di ronda, il nuovo parquet del palazzetto dello sport, il fotovoltaico pubblico, il potenziamento dei mezzi pubblici, e via dicendo?” Fase quattro la maggioranza difende il proprio operato e risponde soprattutto all’opposizione, lasciando in disparte Rifondazione, forse volutamente, forse “parlando a nuora perché suocera intenda”. Fase cinque. Peria chiude il giro di interventi. Il suo è un discorso accorato, con dichiarazione finale per l’assessore a cui ha tolto le deleghe. “Io a Daniele voglio bene, è la persona con cui ho lavorato meglio in questa giunta, nell’edilizia scolastica ha ottenuto eccellenti risultati”. Fase sei. Rifondazione presenta un suo documento e così anche l’opposizione, che però si limita a richiedere una commissione d’indagine per verifìcare se davvero ci sia stato il condizionamento dei cosiddetti “poteri forti” sull’amministrazione portoferraiese, problema a cui Rifondazione ha fatto più spesso riferimento. Invece il documento di Rifondazione è secco: reintegro di Palmieri, una scaletta serrata di interventi con scadenze a breve termine. Fase sette. Interruzione della seduta e conciliabolo tra la maggioranza, poi tra maggioranza e Rifondazione. I volti sono distesi, sembra fatta. Sembra esserci l’accordo per astenersi sul documento di Rifondazione e lasciare un varco alla crisi. Poi qualcosa si inceppa per motivi che non conosciamo, consumatisi nelle segrete stanze della Biscotteria. Cambio di srategia: si vota contro. Il documento non passa. La crisi tra maggioranza e opposizione è consumata. Adesso Portoferraio, che di “Domani” ha solo il ricordo e la nostalgia, ha una maggioranza sul filo di lana.
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