Caro Sergio, è da un po' che leggo sui gionali che il cervello ed il cranio di Passannante sono al Museo Criminologico di Roma, in attesa che il suo paese natale li accolga per dar loro sepoltura. Oggi l' Unità ci informa che il sindaco (donna) di Savoia di Lucania non ne vuole sapere, cosa indegna (secondo me, e tanti altri) fuori da qualunque rapporto decente che un paese dovrebbe avere con la sua storia. Mi è venuto da pensare una cosa, e la dico a te che sei un cultore di cose elbane: e se noi portoferraiesi ci offrissimo per ospitarli? Non per protagonismo, ma come momento per riflettere e far riflettere, per mettere i cittadini di fronte al proprio passato trovando anche spunti per parlare di problemi purtroppo ancora attuali. Primo, l'Elba era intriso della cultura degli anarchici, perché questo va messo nel dimenticatoio? Certo il soggiorno di Passannante era una reclusione, non un soggiorno di piacere, e questa reclusione lo ha portato alla pazzia. Ecco il secondo spunto, quello purtroppo attuale, la proporzione della pena al reato. Chi vive su un'isola con annesso carcere non può non fermarsi a rifletterci, noi "ospitiamo" detenuti, non solo turisti. Ecco il terzo punto, l'ospitalità, non solo come cortesia e modi garbati, ma quella ospitalità tollerante, quella che concilia, non quella che separa. Questo, ovviamente, sapendo che l'ottimo sarebbe se Passannante tornasse al suo paese, ché comunque tanti suoi concittadini lo vorrebbero. Ma forse possiamo collaborare perché questo avvenga, noi ci dichiariamo disponibili, magari quelli che si sentono più abitanti di Salvia che di Savoia riusciranno ad averla vinta. Queste cose io le dico a te, da giornalista serio quale sei, so che risponderai con saggezza. Saluti, Roberta Pellegrini Seppelliamo Passannante. Anche a Portoferraio. La pace per i poveri resti dell´anarchico Giovanni Passannante, esposti con logica lombrosiana dal 1936 nel museo criminologico di Roma, sembra ancora lontana. La vicenda postuma del cuoco-contadino lucano è diventata un caso nazionale, dopo l´appello per un umana sepoltura avanzata da numerosi intellettuali e per la scarsa pietas - riportata dalla dalla stampa- della sindaco del paese natale, Savoia di Lucania (prima era Salvia di Lucania, sic!) dubbiosa se ricevere le spoglie dell´`eversivo´ concittadino nel locale cimitero, fatto che ha smosso perfino il Governo. E´ quindi ormai nota la vicenda del giovane anarchico repubblicano che, licenziato per attività sovversiva ( affissione di proclami repubblicani), attentò nel 1878 con un temperino di 8 cm all´epidermide del re Umberto Primo, ricevendo per questo una condanna all´ergastolo nel Bagno Penale di Portoferraio, pena che lo portò in dieci anni di isolamento e di patimenti, alla pazzia. Solo grazie alla denuncia dell´on. Agostino Bertani e della giornalista Anna Maria Mozzoni, venne trasferito nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino, dove morì nel 1910. Per comprendere quale fosse il clima di repressione in quegli anni verso le classi subalterne e le idee repubblicane, basti ricordare che il processo farsa con il quale si condannò il giovane anarchico (si rinchiusero nel manicomio di Aversa i familiari!) spinse Giovanni Pascoli a dedicargli un´ode, fatto che costò al poeta 4 mesi di prigione. Sarebbe molto politicamente corretto se il Comune di Portoferraio, anche come forma postuma di risarcimento morale e storico, si offrisse -se necessario - di dare umana sepoltura ai resti di un uomo che Garibaldi, con la retorica dei tempi, definì "precursore dell´avvenire". Magari serve a dare una spinta a decidere per il meglio all´amministrazione del paese lucano, oltre a ribadire (meglio di tante parole formali in occasione del 2 giugno) che "L´Italia repubblicana - ritrova le sue radici anche nel lontano gesto di Passannante, che per primo ruppe l´incantesimo del mito monarchico ". Carlo Rizzoli Carissimi Roberta e Carlo Esattamente una settimana fa Elbareport aveva accennato alla questione rispondendo alla lettera di Giovanni Mortula, e rilanciando la sua proposta di chiedere che Portoferraio ponesse nel suo calendario una rappresentazione dello spettacolo dedicato alla memoria di Domenico Passannante, nel posto più appropriato che esista sulla terra, in quel contenitore teatrale sotto le stelle che un gruppo di creativi matti bipartisan dell'epoca (Giovanni Fratini, Mario Palmieri, Danilo Alessi, Sergio Rossi, Peppe Battaglini .. altri) si inventò 27 estati più o meno culturali fa, proprio all'ombra della sinistra Torre di Passannante, all'ombra di quella storia dilaniante. Era un teatro "rimediato", poverissimo, pavimentato di breccino bianco, ricavato nel Cortile del già Bagno Penale della Linguella, dove avevano passeggiato in ora d'aria Sandro Pertini e Girolamo Li Causi prigionieri dei fascisti, ma interdetto quaranta anni prima a chi doveva solo marcire a qualche metro di distanza, in una cella sotto il livello del mare. Curiosamente il primo spettacolo che vi si tenne alle ore 22 del 16 Giugno 1980 con una trentina di ragazzi elbani sul palco ed un ora apprezzato cineasta a firmare la co-regia, parlava di anarchici e di quell'anarchico, di socialisti che cambiavano il mondo, riprendeva le canzoni di una cultura in cui affondano le radici del nostro vivere. Ma è questa una storia così minore che ben comprendiamo come non riesca ad interessare chi sovrintende alle magnifiche sorti e progressive della cultura insulare e cittadina, così come comprendiamo che la proposta di Giovanni Mortula sia caduta nel vuoto godendo solo del supporto di un modesto giornale. Pazienza, non graveremo ulteriormente sulle sinapsi assessorili o direttorial-promozionali: si restino pure a cullarsi tra una pentolaccia, una programmazione di una parata di sgallettate e una cena galeotta, nell'inverno culturale portoferraiese più tragicamente vuoto degli ultimi 40 anni. Vorrà dire che proveremo ad organizzarcelo da soli quell'evento che a nostro parere ha molto a che vedere con la nostra storia, risusciteremo alla bisogna il Circolo di Certastampa ed il metterci insieme per qualcosa di limitato nel tempo ma concreto sarà pure occasione per affrontare i più impegnativi temi che voi (Roberta e Carlo) proponete. Certo la disponibilità di ospitare i resti mortali di un temporaneo ed involontario, illustre concittadino (come la rilettura storica induce ormai a definire Passannante anche chi è lontano dal suo "libero ideale") sarebbe un gesto importante e significativo, perfettamente coerente per un Sindaco che dalla sua finestra vede per prima cosa la lapide dedicata a Pietro Gori. Certo sarebbe importante chiedere agli amici lucani del paese natale di Passannante di restituire onore ad una famiglia ingiustamente perseguitata, magari riappropriandosi del pulito e profumato nome di Salvia e gettando alle ortiche quello di una genìa di puttanieri, massacratori del popolo, indegni cacasotto come storicamente furono i regnanti d'Italia. Mi viene in mente (al termine di questa lunghissimo pippettone inflitto ai più volenterosi lettori) che intanto si potrebbe chiedere alla scuola elbana un'opera di riabilitazione del Passannante, di parlare ai più giovani della sua vicenda umana, portarli dove ci sono ancora le tracce della sua infame cella, sfruttare gli agganci possibili con la letteratura (Pascoli .. perché no Gori) con la storia che studiano, oltre che come suggerivate con temi di attualità come la detenzione, per "lezioni" in cui sarebbe facile dimostrare quanta contiguità c'è tra il locale, il quotidiano ed il globale e l'eccezionale.
Torre di Passanante
pf panorama dentro linguella
Alfredino giugno 1980