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Controcopertina: Parcheggi rosa per la parità?

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 17 marzo 2007

Caro Direttore, per prima cosa è bene che premetta un dato. Benchè “elbano adottivo” sono di Parma. Parma è la mia città di origine. Di Parma è mia moglie. A Parma vive ancora parte della mia famiglia. Questo occorre dirlo perchè, siccome non sarò “tenero” con Parma in questo intervento, non si possa parlare di campanilismi, di avversione per il Nord, di invidia, di “fatti gli affari tuoi” ecc. In effetti ...sono proprio fatti anche “miei”. Leggo con un certo stupore e allarme l’iniziativa parmigiana del “Parcheggio Rosa” segnalato su Elbareport di giovedì dalla mia concittadina Sig.ra Giulia Montanari. Soprattutto per le motivazioni ben spiegate dalla nota della lettrice. Quando ero ragazzo e finchè vi ho abitato, Parma era molto diversa da adesso. A parte la straordinaria bellezza, che tutt’ora non sfiorisce, era il carattere della città che, almeno personalmente, trovavo diverso. Un singolare punto di equilibrio tra l’austera civilità contadina, di cui erano ancora intatti valori, e la signorilità di una capitale fortemente condizionata dalla cultura della Francia del Settecento; elemento quest’ultimo che segnava la differenza con le più provinciali città limitrofe. Il tutto, e sembra quasi un paradosso, stranamente compenetrato in una mentalità nettamente orientata a “sinistra”. Questa Parma non esiste più. Da almeno quindici anni. Oggi Parma è il trionfo dell’ “apparenza perbenista-berlusconiana”. Una città “ordinatina”, “pulitina”, con le aiuolette al punto giusto, un’orgia di “rotonde” agli incroci complete di fontana e pratino inglese incorporato, tante belle signore impellicciate in giro e l’apparenza di una società felice e borghesemente soddisfatta. In teatro (il mitico Teatro Regio, già fonte di brividi e sudori freddi per tenori e soprani a causa dei temibili “loggionisti”, nella vita forse zappatori, ma imbattibili conoscitori delle arie Verdiane) non si vedono più popolani appassionati, ma eleganti manager che impugnano portachiavi Porsche o Mercedes e abbronzatissime signore con diamante al dito (alcuni di costoro, magari, di Verdi non capiscono nulla ...ma devono pur mostrarsi). Forse l’esempio più “rappresentativo” di come sia cambiata la mia città è il Monumento al Partigiano. Si trova in Piazza della Pace. E’ costituito essenzialmente da due statue di bronzo a grandezza naturale, entrambe opera del maestro Marino Mazzacurati. La prima mostra un partigiano in piedi, su uno sperone di roccia. Ha il mitra in mano, la mantella al collo e lo sguardo fiero. E’ molto bella anche se, a voler cercare il pelo nell’uovo, non è esente da un pizzico di retorica quasi ...sovietica. La seconda, invece, è davvero un capolavoro. E’ il partigiano morto. Steso in terra, giovanissimo ed innaturalmente privo di vita, scalzo perchè derubato delle scarpe che ormai servono ad altri...; è un’immagine straziante che trasmette l’orrore della morte non dignitosa quale prezzo del sacrificio per la libertà. Suscita commozione e gratitudine. La sistemazione architettonica originaria di questo monumento era opera dell’Arch. Guglielmo (Mino) Lusignoli: un amico che oggi non c’è più. Ma al quale non è stato risparmiato l’odierno “stupro” del monumento stesso. La sistemazione originaria, composta da muretti in blocchi di pietra appena sbozzati, brevi camminamenti anch’essi in basole di pietra, intendeva evocare l’Appennino parmense in cui la guerra partigiana si è consumata tra freddo, mille avversità e stenti. Col tempo si era forse un po’ degradata ed avrebbe meritato adeguato restauro. Invece si è voluto cambiare. Ora i due partigiani “galleggiano” su un enorme pratone di erbetta rasata stile “campo da golf”; da cui si erge, incongruo e spaesato, lo sperone di roccia su cui il partigiano in piedi pare salito per capire dove cacchio si trova. Quello disteso vorrebbe forse fare pic-nic con i turisti sul prato. Il tutto in un contesto molto “bucolico”. Quasi che la guerra partigiana si sia “graziosamente” svolta nel “Giardino dell’Arcadia”. Il povero Mino liquidò l’intervento con un sarcastico “...più che il monumento al Partigiano mi sembra il monumento alla Svizzera...”. Parma oggi ...è questo. Ma.... Ma c’è davvero tanta “mera” apparenza. Tra i “manager in Mercedes” si rinvengono anche galoppini spiantati che assassinano e tagliano a pezzi, per soldi, chi li ha condotti alla rovina finanziaria: è cronaca dell’estate scorsa. Senza parlare della rete di imprese e istituti bancari senza scrupoli che hanno prima raccolto sul mercato e poi dilapidato i capitali di intere masse di risparmiatori (sto parlando di Parmalat). A tacere dei balordi che rapiscono e uccidono un bambino di pochi mesi. Parma, ahimè, da qualche tempo ...è ANCHE questo. Ed ecco ora ...il “parcheggio rosa”. Scrive la Sig.ra Montanari: “A Parma i parcheggi rosa sono stati istituiti con intenti di sicurezza sociale per consentire alle donne di poter fermare e poi raggiungere la propria auto nel punto ritenuto più sicuro del parcheggio. Nei parcheggi scambiatori esterni alla città i posti auto "rosa" sono quelli più vicini alla fermata capolinea dei mezzi pubblici, in questo modo una donna ha la sicurezza di poter arrivare alla propria auto sotto lo sguardo degli autisti dei bus cittadini, di essere in un luogo illuminato e frequentato proprio nelle ore più "critiche" della giornata: la mattina e la sera”. Chiedo perdono alla mia orgogliosa concittadina ...ma quello che scrive è terribile. E terribile è questa iniziativa. Non perchè in sè e per sè criticabile. Al contrario. Una necessità, stante la (triste) evidenza della situazione. Ma perchè è ...la “sublimazione estetica” del degrado sociale in cui l’apparentemente “civilissima” ed “ordinatissima” ed “efficientissima” Parma è precipitata. A Parma una donna, evidentemente, non può più percorrere in sicurezza un’area di parcheggio. Ed allora? Parcheggi Rosa! Il problema non è risolto ...ma vuoi mettere come siamo bravi e “femministi”?? Peggio ancora è la proposta che avanza la mia gentile concittadina. Che ipotizza all’Elba non “parcheggi rosa” per ragioni di sicurezza. Ma per ragioni di ...”precedenza” al gentil sesso. Costituzione, leggi, regolamenti e tutto il nostro ordinamento dichiarano e sostengono una “parità” purtroppo, nei fatti, tutt’ora inesistente. Una “parità” ancora meramente “giuridica”, ma che comunque impedisce di emanare disposizioni vòlte a favorire un sesso ...per ragioni di “cavalleria”. Ma a parte questo, se mi è consentito, non credo che l’iniziativa proposta “aiuti” o “favorisca” la parità tra sessi. Un conto sono le “future” mamme. Con le quali non “basta” essere cortesi: occorre “tutelare”. Negli altri casi, invece, la mia impressione è che i “parcheggi rosa”, più ancora che alle “mamme elbane” risulterebbero graditi ad alcuni “babbi elbani” che avrebbero un ulteriore motivo per “sbolognare” il pupo alla mamma... Un cordiale saluto. Anche alla Signora Giulia che mi ricorda una città che amo tantissimo. Comunque.


parcheggio rosa

parcheggio rosa

ragazza al volante

ragazza al volante