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Una promozione passante per le miniere dell'Elba e delle Colline Metallifere

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 11 febbraio 2007

Sono numerose in Europa ed in America, e si stanno incrementando anche nel nostro Paese – sia pure in un quadro ancora largamente deficitario – le opere di tutela e valorizzazione di aree minerarie totalmente o parzialmente dismesse. In esse si tendono ad espletare almeno cinque azioni interagenti e caratterizzanti: a) tecniche di coltivazione in grado di minimizzare l’impatto ambientale e di restituire un territorio idoneo alla fruizione antropica; b) ripristino paesaggistico e culturale in grado di salvaguardare e fare emergere le valenze geomineralogiche e minerarie del territorio; c) ricerca scientifica geomineralogica e storico-archeologica; d) educazione ecologica e comunicazione ; e) promozione delle attività turistiche ecosostenibili. Come noto, il 2008 è stato dichiarato dall’ONU: “International Year of the Planet Earth” (IYPE), e in tutto il Mondo si stanno organizzando avvenimenti – ivi compresi quelli promossi dalla Regione, Università, CNR e Parchi Minerari della Toscana –, nei quali le iniziative scientifiche, educative ed ecoturistiche che riguardano le georisorse hanno un particolare rilievo. La Toscana è a livello planetario una regione dove più antica e continua è stata l’attività mineraria, documentata fino dal I mill. a.C., e dove numerosi sono i Geositi di risonanza internazionale. Dalle Isole dell’Arcipelago, alla Toscana continentale costiera (Apuane, Cecina, Colline Metallifere, Amiata, Manciano), sono stati coltivate georisorse metallifere (Fe, Mn, Cu, Pb, Zn, Ag, Sb, Hg, Au; pirite), non metallifere (borati, solfo, alunite, ocre, farine silicee, magnesite, baritina, pirite, gesso, feldspati, salgemma, anidride carbonica), rocce industriali (marmi, graniti, arenarie, serpentini, marne da cemento, caolino, argille per laterizi e cotto, sabbie silicee, pietrisco, sabbie e ghiaie,…), minerali energetici (lignite, pirite, vapore endogeno), e acque termali e minerali. Attualmente persistono nel territorio regionale – non senza in alcuni casi gravi ripercussioni ambientali e sociali – attività estrattive per minerali non metalliferi e rocce industriali, nonché quelle per energia geotermica (AA.VV. 1991; 1995). Nel contesto geologico che caratterizza i giacimenti toscani sono presenti emergenze che permettono di descrivere in modo chiaro ed affascinante la storia del Pianeta Terra dal Paleozoico antico, passando dagli affioramenti delle Alpi Apuane, di Capo Calamita, Boccheggiano e Serrabottini, frammenti della antica Pangea, fino ai segni delle più recenti ed attuali variazioni paleogeografiche e climatiche delle coste dell’Elba e della Val di Cornia. Il tutto passando da quella serie di grandi eventi geodinamici, climatici ed ecologici che al passaggio Permo-Triassico, portarono alla più grande delle estinzioni di massa subite dalla Terra negli ultimi 500 milioni di anni della sua storia; e quindi alla formazione del Mediterraneo, delle Alpi e degli Appennini; alle eruzioni vulcaniche di Capraia, S. Vincenzo, Roccastrada, Amiata, fino alla attuale configurazione della Toscana Marittima ed Insulare. In particolare all’Isola d’Elba ritroviamo minerali che dalle celebri cristallizzazioni di oligisto e di quarzo prasio, alle quali sono legati i prodromi – enunciati nel Seicento da Niccolò Stenone – della Prima legge della Cristallografia e delle conoscenze che oggi abbiamo sulla struttura della materia, ai picei cristalli di ilvaite – da Ilva, il nome con il quale nel periodo romano era indicata l’Elba –, arrivano alle tormaline, berilli, ortoclasi del Capanne, esposti nei più prestigiosi Musei naturalistici del Mondo. Non a caso l’Isola venne definita dal grande geologo toscano Bernardino Lotti: “Un grandioso museo mineralogico all’aperto”. Un museo che è oggi inserito nella liste dell’Unesco dei grandi monumenti geologici del Pianeta. Resti della siderurgia etrusco-romana e medievale dei minerali ferriferi elbani si ritrovano numerosi nell’Isola, accanto ai forni di riduzione di Cavo e alla officina medievale dell’Eremo di S. Caterina a Rio Elba. Ma è in particolare a Baratti e in varie zone del Golfo di Follonica che si hanno, come ben noto, le massime manifestazioni delle attività siderurgiche etrusche ed etrusco-romane del ferro elbano. Alle emergenze riconducibili ai periodi classici e medievali, si uniscono poi quelle legate alla costituzione delle cinquecentesche Ferriere e Magone Appiane e Medicee, fino alla edificazione, nei primi anni del Novecento degli stabilimenti siderurgici di Portoferraio – distrutto dai bombardamenti della 2° Guerra Mondiale – e di Piombino (Tanelli et al., 2004). Nel Campigliese i giacimenti a rame, zinco, piombo ed argento di Valle Lanzi e della Valle del Temperino, quello a ferro di Campo alle Buche e quello a stagno di Monte Valerio, sono i contenitori di un grande patrimonio naturalistico e storico, purtroppo già in parte obliterato, e tuttora minacciato da attività di cava condotte con impostazioni minerarie, che rischiano fra l’altro di vanificare gli interventi operati dal Parco Archeominerario di San Silvestro. Una delle più significative, se non la più significativa, operazione europea di valorizzazione economica, culturale e scientifica di un patrimonio legato a passate attività estrattive. Nei giacimenti minerari delle Valli dei Lanzi, Temperino e Manienti si ritrovano peculiari aggregati sferoidali di hedenbergite e johansonite inclusi nei marmi ed associati a cristalli di galena argentifera, ilvaite, calcopirite; masse di ossidi ed idrossidi di ferro finemente intercalate a calcite, che a prescindere dal loro significato scientifico e storico, con i loro colori dal giallo, al rosso e bruno della limonite, al candore della calcite costituiscono un insieme di grande bellezza estetica. Le emergenze geomineralogiche, arricchite da non secondarie manifestazioni flogistiche e faunistiche, sono associate a resti archeologici che dai forni di Madonna di Fucinaia di età etrusca ed etrusco-romana, attraverso le emergenze medievali e rinascimentali centrate nella Rocca di S. Silvestro e nel Palazzo Lanzi, arriva ai grandiosi resti di archeologia industriale della Etruscan Mine. A Monte Valerio abbiamo masserelle di cassiterite incluse in ossi-idrossidi di ferro a segnare ciò che resta di un giacimento a stagno al quale è legata l’espansione antica della metallurgia del bronzo nel Mediterraneo occidentale ed il fascino della sua riscoperta in età industriale (Tanelli e Benvenuti, 1998). Nelle Colline Metallifere, è a Massa Marittima e a Montieri che si hanno le più significative e peculiari manifestazioni minerarie del territorio. Ai filoni quarzoso-cupriferi di Serrabottini e di Boccheggiano sono legate emergenze geologiche e mineralogiche che ci riportano ai grandiosi eventi metallogenici associati alle eruzioni vulcaniche di S. Vincenzo e alla messa in posto attorno a quattro milioni di anni fa, nel sottosuolo delle Colline Metallifere di grandi masse magmatiche granitiche. Queste ancora oggi, rappresentano il “motore” energetico delle manifestazioni endogene delle aree geotermiche di Larderello – dove nel 1904 si accese la prima lampadina del Mondo ad energia geotermica – e Travale, nonché delle numerosi sorgenti termominerali presenti nell’area. Il villaggio minerario etrusco del Lago dell’Accesa, il Duomo ed i palazzi di Massa Marittima, i resti dei castelli medievali presenti nel territorio massetano, gli scritti cinquecenteschi lasciati da Biringuccio sulle ferriere di Boccheggiano e quelli settecenteschi di Arduino sulle argentiere di Montieri, le numerose manifestazioni di archeologia industriale – ivi comprese le celebri “roste” di Boccheggiano – sono i segni più tangibili della importanza delle passate attività minerarie. Attività espletate per mineralizzazioni a ferro, rame, piombo, zinco, argento ed (oro) fino dai periodi etruschi, alle quali dalla metà dell’Ottocento si affiancano quelle per la lignite e, nel corso del Novecento, quelle per la pirite. Oltre a minerali metalliferi e minerali energetici nella Maremma “di qua” e all’Elba, sono stati coltivati, ed in parte lo sono ancora oggi, minerali non metalliferi e rocce industriali. In questo comparto possono essere ricordate le storiche coltivazioni del granito di Monte Capanne. Ancora oggi attorno a S. Piero sono aperte cave di granito, la cui esistenza si inserisce nel tessuto culturale del territorio che ha visto la recente apertura del Museo del Granito e di specifici itinerari geoturistici. Nel Campigliese permangono in tutto il loro lacerante biancore le cave di calcare di Monte Calvi e quelle di pietrisco di Monte Valerio, due cicatrici paesaggistiche che, necessitano di incisivi piani in grado di conciliare seriamente ambiente, emergenze archeologiche ed attività estrattive in essere. Negli anni settanta ed ottanta del secolo passato, quando iniziano le dismissioni delle più significative e storiche attività minerarie toscane, si ebbero i primi interventi tesi a trasformare quelli che per millenni erano stati dei “giacimenti minerari” in “giacimenti culturali ed ambientali”: contenitori di preziose emergenze naturali e di un vasto patrimonio di storia e di lavoro. Inizia così quel, sia pure lento cammino fatto di convegni, incontri, pubblicazioni, che ha portato alla costituzione del Parco Minerario dell’Isola d’ Elba, di quello Archeominerario di S. Silvestro, del Parco di Gavorrano, fino alla recente istituzione del Parco Tecnologico ed Archeologico delle Colline Metallifere. Le aree minerarie dell’Isola d’Elba, Val di Cornia e Colline Metallifere costituiscono una identità ed un marker territoriale di grande rilievo e il progetto: “Quel filo che unisce”, tende a sviluppare le sinergie operative e promozionali fra i relativi Parchi. L’auspicio è quello di estendere il “filo” anche ad altre realtà (Museo della Geotermia, Parco del Monte Amiata, Parco delle Alpi Apuane, …) e di inserirlo nella “rete” del turismo culturale ed ecologico regionale, attraverso specifici itinerari in grado di illustrare lo stretto legame che intercorre fra i grandi monumenti delle città e dei paesi d’arte della Toscana, ed i luoghi dai quali vennero ricavati direttamente i materiali, o che comunque fornirono le economie, per allestirli.


ematite minerali rio

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ilvaite quarzo minerali

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Minerali

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dendriti

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Quarzo ematoide minerali

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