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Controcopertina: Elba protagonista a Geo&Geo

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : giovedì, 11 gennaio 2007

Elba in vetrina nella puntata di mercoledì 10 gennaio della trasmissione televisiva Geo&Geo, in onda il pomeriggio su Rai tre. Un lungo documentario, più gettonato degli altri due proposti dalla regia, ha focalizzato gli aspetti naturalistici e paesaggistici più significativi, insistendo sulla estrema varietà che presenta la “piccola-grande isola del Tirreno”. A parte alcune venature stereotipate “all’Elba il tempo sembra essersi fermato” , e le telecamere orientate a far diventare tutto più bello di quel che è (Portoferraio rigorosamente inquadrato dal profilo mediceo, senza la sfregiatura del grattacielo e delle periferie), il servizio è stato un lungo viaggio tra le colline ed il mare elbani. Tra le valli del granito, con la guida naturalistica, Umberto Segnigni, a spiegare nel dettaglio una colonna abbozzata in epoca romana e poi abbandonata, tra i crinali di primavera con Umberto Mazzantini di Legambiente a spiegare le mille fioriture di cisto e ginestra ed i numerosi endemismi. Il comandante delle guardie forestali della parte occidentale dell’isola, Renato Giombini, ha illustrato la longevità e la rarità del taxus baccata, che sopravvive a novecento metri di altezza, una pianta capace di raccontare oltre mille anni di storia. Un’inquadratura più di tutte ha dato il senso della varietà dell’isola, del “piccolo continente”: ricci di castagno affacciati su un mare azzurrissimo. Poi è stata la volta dell’acqua, l’isola davanti alle telecamere ha ripetuto la sua suggestione di fondali incontaminati, popolati da specie in estinzione, come il cavalluccio marino. Anche al commentatore non è sfuggita la contraddizione di una Parco nazionale dell’Arcipelago privo ancora di un parco marino. Poi la conclusione sullo sfondo di una inquadratura che avvolgeva tutta l’isola: “l’Elba è apprezzata soprattutto dai turisti stranieri, mentre noi spesso non ci accorgiamo dei paradisi che abbiamo più vicini”. Il documentario è stata una spruzzata di orgoglio sul nostro senso di appartenenza all’isola, e una consolazione, soprattutto per chi ogni giorno ha i polpastrelli impegnati a scrivere la cronaca degli insulti al paesaggio ed alle persone: forse da fuori ci vedono ancora davvero così.


tramonto elba Procchio Capanne

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