Lunedì 23 ottobre si è svolta a Portoferraio la riunione della commissione dei Sindaci dei Comuni elbani che aderiscono alla gestione in forma associata dei piani strutturali, dei regolamenti urbanistici e delle loro varianti. Al termine della riunione è stato redatto un documento condiviso da tutti i soggetti partecipanti. In esso si sottolinea l’importanza dello strumento “gestione associata” per attuare un coordinamento basato su responsabilità ed autonomia di ogni singolo Comune. Vengono presi in considerazione alcuni temi ritenuti di interesse generale e per i quali si dovrà procedere ai necessari approfondimenti. Di seguito si riporta il documento integrale. Il Comune di Portoferraio Documento condiviso dai Comuni di Portoferraio, Campo nell’Elba, Rio nell’Elba, Capoliveri, Marciana, dalla Comunità Montana dell’Arcipelago e dalla Provincia di Livorno nella riunione del 23 ottobre u.s. TEMI DEL COORDINAMENTO L’IMPORTANZA DEL LAVORO COMUNE Possiamo definire la“gestione associata” come la migliore formula di coordinamento; infatti essa è finalizzata ad unire risorse e forze, anche per scambiare utilmente competenze ed esperienze, ferma restando la forte ed univoca responsabilizzazione politica di ogni singolo Comune. I comuni sono protagonisti, almeno per due aspetti: il primo di tipo organizzativo, perché la gestione associata consente una contrazione di costi e al contempo il potenziamento della capacità operativa; il secondo per una coraggiosa scelta politica che rimuove incrostazioni del passato e fa della attenzione superiore al coordinamento di scelte strategiche non più rinviabili un punto di forza concreto per assecondare un nuovo ciclo economico ancorato ad una reale sostenibilità ambientale delle attività umane. La gestione associata non fa venire meno il rapporto con le altre istituzioni, quella leale collaborazione che deve ispirare qualsiasi istituzione dello stato, per questo è ritenuto importante un confronto costante, diremo quasi operativo, con la Regione, la Provincia, il PNAT e la Comunità Montana. In particolare i temi che appaiono di primario ed urgente interesse sembrano essere quelli della tutela e valorizzazione delle risorse paesaggistiche; dello sviluppo delle attività agricole considerate essenziali per la conservazione del territorio e per la qualificazione dell’offerta turistica. Le intese sottoscritte nel corso del 2005, importanti perché firmate da tutti i comuni dell’Elba, rendono infine necessario anche uno sforzo di informazione dei comuni che non hanno condiviso la scelta della gestione associata. Si tratta appunto di informare e rendere esplicita una strategia di interesse generale, comune, all’interno della quale si calano le specifiche problematiche relative a soluzioni attinenti al territorio di ogni comune, per far si che si produca anche un percorso culturale che rinsaldi logiche di cooperazione che per un contesto territoriale quale quello di un’isola non sono solo utili, ma diremo indispensabili, al di là delle divergenze politiche che appunto non debbono ridurre l’azione di governo ad un localismo municipalistico senza sbocchi sostanziali. Il primo valore della gestione associata è l’assunzione di responsabilità da parte dei comuni che vi partecipano. Non si tratta dunque di cessione di poteri, ma di una consapevole scelta di coordinamento funzionale ad implementare i risultati che ognuno potrebbe comunque conseguire, a raggiungere obiettivi che in quanto naturalmente sovracomunali, ogni singolo comune non potrebbe conseguire. Poiché si tratta di governo del territorio e non di mera definizione degli strumenti urbanistici, l’iniziativa assume maggiore rilevanza anche perché essenzialmente finalizzata a coordinare politiche ed azioni che per il loro carattere generalista hanno ricadute ampie, perché localizzare e realizzare servizi ed infrastrutture a garanzia di una funzionalità ecologica dell’isola che è la prima reale garanzia di sviluppo economico e sociale. Fare questo vuol dire non fare da soli, ma chiedere al sistema istituzionale una reale collaborazione indirizzata secondo due distinte linee operative: la prima relativa al consolidamento ed alla condivisione del sistema delle conoscenze; la seconda finalizzata alla individuazione delle opzioni irrinunciabili e di quelle che ciascuno ritiene plausibili per questo territorio e positive per la propria esperienza di governo e gestione in relazione al proprio punto di osservazione. Tutto ciò senza diluire responsabilità, anzi rimarcando responsabilità ed autonomia sia in quanto si condividono scelte sia quando questa condivisione viene meno. Se, come la Regione esprime, sia negli atti legislativi, sia negli indirizzi per la formazione del PIT, il rapporto istituzionale non si concretizza per la dichiarazione di conformità di uno strumento di governo locale rispetto ad altro sovraordinato, solo nel modo prima esplicitato, convenendo su principi ispiratori, obiettivi, criteri e metodi di formazione, definizione e gestione delle scelte di governo che ognuno nella sua responsabilità territoriale ed istituzionale è chiamato ad assumere, si potrà avviare un percorso realmente produttivo. I TEMI I convenuti ritengono utile indicare i temi che sono ritenuti di interesse generale, di seguito, per ognuno di essi, si forniscono alcune prime anticipazioni da approfondire: § individuazione delle missioni del comprensorio, di sue parti e di ogni comune: si tratta di svolgere un ragionamento sul turismo e sulle attività produttive; quindi il ragionamento deve riferirsi alla centralità della risorsa turistica nello sviluppo economico ed interessare i turismi del turismo, l’affermazione di una logica sistemica del turismo affinché questo non abbia una connotazione esclusivamente o prevalentemente stagionale; il ragionamento sulle altre attività produttive è conseguente, le risorse locali indicano che le attività produttive strategiche per varie motivazioni e conseguenze sono: l’agricoltura che deve produrre per il consumo del mercato interno e per prodotti di media alta qualità estremamente tipicizzati, la cantieristica come supporto e motore di sviluppo della nautica, le attività di servizio (commerciali, edilizie, terziarie) che devono evolversi in forme capaci di garantire soluzioni di qualità ecologica (per esempio in questo caso l’isola può aspirare e deve aspirare a divenire un polo di formazione avanzata ai vari livelli e per i vari referenti per la realizzazione di insediamenti ecologici); infine va ripreso un ragionamento sulla tradizione del granito e su quella mineraria che non può esaurirsi nelle singole mostre o nei singoli piccoli musei locali (occorre capire cosa rappresenta e cosa può rappresentare l’Elba in termini geologici litologici e minerari); in questa ottica occorre anche aprire una riflessione su di un identità diversa: l’isola non come elemento a se stante, ma come parte di un sistema storico, territoriale e conseguentemente economico sub regionale che potremmo definire dell’Elba, dell’Arcipelago con le sue isole minori, del golfo di Piombino e Follonica, un sistema che dal promontorio di Piombino includendo la Val di Cornia arriva a chiudersi a Punta Ala inglobando una storia comune legata al ferro e alle attività minerarie, § portualità e infrastrutture (porti commerciali, porti turistici, aeroporto, viabilità): si tratta di svolgere una ricognizione sullo stato attuale di alcuni processi, sulle progettazioni in corso e sulla tempistica delle realizzazioni per quanto riguarda la portualità commerciale; per quanto riguarda la portualità turistica invece si tratta di contabilizzare il patrimonio di imbarcazioni esistenti, la domanda di ormeggi, lo stato della progettazione e realizzazione degli approdi, quindi di confrontare le esigenze col PREPAT e individuare la collocazione dei centri nautici di servizio, atteso che in vari porti non è possibile realizzare cantieri per riparazione, rimessaggio, condizionamento delle imbarcazioni; per quanto riguarda l’aeroporto si tratta di fare il punto sulle caratteristiche attuali dell’infrastruttura, sulle potenzialità di sviluppo dei traffici e le conseguenti necessità di adeguamento strutturale; per la viabilità occorre un confronto con la Provincia per la riclassificazione della viabilità, con il PNAT per l’individuazione delle strade parco, con la Regione per la riclassificazione come strade di interesse regionale delle strade che collegano le infrastrutture ed i servizi essenziali: porti commerciali, aeroporto, ospedale, tribunale, scuole superiori; per quanto riguarda la rete elettrica si tratta di ripercorrere il progetto ENEL inerente la rete aerea e di individuare un percorso comune per limitare l’impatto di tale impianto; § energia (localizzazione eolico e fotovoltaico, rapporto impianti paesaggio, rapporto pannelli solari architettura e paesaggio nuova rete di distribuzione): per l’eolico e fotovoltaico si tratta di analizzare i progetti presentati e di coordinare un unico progetto unendo l’ecologia del campo eolico con il paesaggio puntando a recuperare i siti industriali o minerari degradati per dargli una nuova funzione altrimenti limitata a quella di testimonianza di un’attività che ha avuto effetti di degrado dirompenti sul paesaggio; le aree minerarie possono essere al tempo stesso campi eolici e fotovoltaici. Lo stato dovrebbe concedere gratuitamente queste aree disastrate, potrebbe consentire una autonomia ecologica dell’isola d’Elba; un’isola che va a fotovoltaico, solare (microimpianti singoli) eolico sarebbe una occasione unica di promozione turistica. Per i microimpianti si tratta di avviare una ricerca per comporre gli impianti nel paesaggio (in proposito potrebbe anche essere interessante una collaborazione con le Università); § ciclo delle acque (risparmio, miglioramento reti, recupero): il punto, da verificare insieme all’ATO e al gestore unico è: l’autonomia idrica da una parte, il superamento della condotta marina dall’altra; per l’una e l’altra problematica occorre una simulazione credibile di costo, una strategia unitaria ed impegni di microlivello da coordinare negli strumenti urbanistici e comunque finalizzati al radicale rifacimento della rete. Inoltre considerata l’importanza della risorsa si deve chiedere alla Provincia di promuovere interventi di sensibilizzazione al risparmio ed all’uso razionale; § rifiuti (raccolta differenziata, impiantistica – tipologia e localizzazione): in questo caso di tratta di dare corso al piano smaltimento rifiuti, agli interventi previsti su Buraccio e all’ampliamento della discarica di Literno, ma anche di valutare con il supporto di ATO, Provincia e Regione, la necessità di promuovere nel medio periodo progetti innovativi; § aree per insediamenti produttivi (localizzazione, strategia di gestione unitaria, specializzazione e qualificazione insediamenti): la scarsità della risorsa suolo induce la necessità di un coordinamento di settore, per individuare i fabbisogni, le aree esistenti o disponibili, le aree di potenziale nuovo insediamento, prevedendo altresì una eventuale specializzazione per aree. Si dovranno prevedere però anche processi di riqualificazione e ristrutturazione di insediamenti esistenti; § attività turistico ricettive (strategia della qualificazione delle strutture, determinazione della ricettività in relazione al consolidamento delle strutture esistenti e delle esigenze potenziali): sostanzialmente si tratta di ricapitolare circa la struttura e la caratteristica attuale dell’offerta, circa le caratteristiche delle strutture turistico ricettive e quindi circa i loro bisogni, infine di stabilire se c’è ancora necessità di nuove strutture ricettive o invece se c’è solo necessità di riqualificazione; in questa ottica è indispensabile un coordinamento normativo, perché parità di condizioni d’intervento garantiscano una logica di piano di settore comprensoriale che non produce scompensi territoriali, ma qualificazione complessiva dell’offerta e dell’immagine locale. § il fabbisogno abitativo (modalità di calcolo del fabbisogno alle scale comprensoriali e locali, programmazione della realizzazione di nuove residenze): si tratta di assumere impegni in merito ad una utilizzazione temporalizzata delle disponibilità di edificabilità, cioè per cicli di programmazione. In linea generale si tratta di ridistribuire l’edificabilità dei PS in ragione di una più attenta lettura delle caratteristiche del territorio e comunque per avere certezza della plausibilità delle previsioni di edificabilità risulta utile individuare anche una metodologia comune di calcolo della evoluzione demografica e del fabbisogno, atteso che non si può dare per scontato che il patrimonio edilizio esistente, lo stock rilevante di seconde case, non possa e non debba essere recuperato per la popolazione stanziale in relazione all’attuazione di piani di riqualificazione che consentano di riportare i residenti nei loro luoghi; § paesaggio: qui sembra indispensabile attendere le indicazioni del PIT in corso di ridefinizione e del PTC, fermo restando che il paesaggio è bene essenziale ai fini della promozione ed affermazione turistica; § rapporto con il PNAT e i relativi strumenti di governo: è un punto di estrema problematicità. Non c’è ancora un piano del parco, non c’è ancora un piano di sviluppo socioeconomico. La riflessione deve essere imperniata sulla necessità di ridefinire il parco come strumento a supporto dello sviluppo e quindi quale motore di investimenti finalizzati.
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