La polizia provinciale di Livorno ha presentato stamani i risultati di una vasta operazione che ha portato alla denuncia di 13 indagati in tutta Italia, tra cui il titolare di una ditta di Livorno che gestisce un impianto di recupero: qui entrava olio minerale esausto contenente Pcb in concentrazione notevolmente superiore a quanto consentito dalla legge, ed usciva poi olio minerale esausto contenente una concentrazione di Pcb molto bassa, entro i limiti di legge consentiti. In particolare la polizia provinciale ha verificato che presso l’azienda livornese sono entrate circa 612 tonnellate di olio contaminato da Pcb in concentrazione compresa tra 66 e 342 p.p.m (parti per milione) e che la medesima quantità è uscita con una concentrazione “ripulita” tra 5 e 10 p.p.m.. La ditta quindi effettuava processi di miscelazione di olio contaminato con pcb con olio non contaminato, processi finalizzati a ridurre nei termini di legge la concentrazione della pericolosa sostanza, “contaminando” con questa modalità ulteriori 2.500 tonnellate di olio ( si ricorda che fino al 15 luglio 2005 la normativa di riferimento indicava come concentrazione massima tollerata un valore di 25 parti per milione e dopo il 15.07.05 una concentrazione massima di 50 p.p.m). La legge, inoltre, stabilisce che gli olii esausti contenenti pcb in concentrazione superiore debbano essere termodistrutti in impianti autorizzati (in Italia esiste un solo impianto), oppure termovalorizzati, con procedure molto complesse stante la pericolosità della sostanza. La polizia provinciale ha accertato che gli olii contaminati provengono da diverse città (Rovigo, Alessandria,Milano, Bergamo,Roma, Perugia, Lodi) e che una volta “ripuliti” a Livorno sono spediti presso aziende di Lodi, Alessandria e Frosinone. Il reato ipotizzato per i 13 indagati è quello di “attivita’ organizzata per il traffico illecito di rifiuti pericolosi (art.260 del dlgs 152/2006). www.greenreport.it
Stemma Provincia Livorno