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A Sciambere: Ritorno al Futuro (bis)

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 02 maggio 2003

Nell’anno 3003 uno studente che si era già brillantemente misurato su un’analisi dei costumi sessuali nell’Elba del 21° secolo partendo dall’analisi del contenuto di un vecchio CD ROM in cui erano collazionati i numeri di un primitivo giornale on line, fu incaricato dal suo docente del compito di riesaminare il materiale cercando stavolta di trarre conclusioni sull’organizzazione politica dell’epoca. Ecco il testo che emerse dall’appassionato studio del serio giovinotto. La Politica all’Elba agli albori del secolo ventunesimo Un superficiale conteggio ci ha portato a calcolare che nell’Elba del 2000 i maggiorenti (chiamati con diversi appellativi di Sindaci, Assessori, Consiglieri, Consulenti etc sommavano a più di duecento persone, un numero davvero abnorne per un popolo che contava 25.000 teste, e da ciò si può desumere che chi non faceva parte di nessuna assemblea elettiva non doveva proprio xxxxxxx xx xxxxx (sotto le x si legge “contare un cazzo” n.d.r.) avere voce in capitolo. La principale suddivisione delle tribù era detta “Comune” ed all’Elba se ne contavano ben 8, taluni con una popolazione inferiore a quella di un moderno condominio. Una caratteristica dei “Comuni” era quella di risultare in perenne lite interna, anche se gli scontri non sfociavano in atti di guerra, ma di aperta ostilità verbale. I capi-tribù, detti Sindaci, riuscivano a portare avanti tra di loro discussioni senza fine sull’approvvigionamento idrico, sul destino dei rifiuti, sullo jus aedificandi etc. ma un ferocissimo scontro si ebbe anche sul “problema” della realizzazione di un canile, incompresibile per i nostri parametri di giudizio, ma al quale doveva essere sotteso qualche argomento legato alle credenze religiose o alle superstizioni allora imperanti. A riprova di quanto sopra ci fu pure un maggiorente esterno detto “soprintendente” che si inserì nella strana querelle dei cani, dicendo che il loro latrare avrebbe disturbato Napoleone Bonaparte, quando un raffronto documentale ci dice che il medesimo aveva cessato di vivere (peraltro in isola diversa) da anni 180. Al capo della tribù maggiore era riconosciuto il titolo di “Presidente della Conferenza dei Sindaci” e l’appellativo di “Agenio” che dovevano avere però pure valenze onorifiche poiché ogni Sindaco si comportava poi xxxx xxxxx xxx xxxxxx (sotto le x si legge “come cazzo gli pareva”) in maniera del tutto indipendente. C’erano poi un altro legato dai poteri esterni detto “VicePrefetto”, ma sia per la lacunosità della fonte, sia per lo scarso tempo di approfondimento, non si è riuscito a capirne in questa sede funzioni ed utilità. Merita una considerazione finale la più bizzarra delle istituzioni definita “Comunità Montanna dell’Elba e Capraia” nonostante racchiudesse territori del tutto marittimi. La principale funzione di questa assemblea pareva essere quella di produrre nuovi statuti interni che davano costantemente diverse e nuove regole di funzionamento all’assemblea medesima. Una funzione così ritualmente autoreferenziale fa ipotizzare una composizione di asceti e sacerdoti della democrazia, nonché un elitario distacco dalle tribù e dai comuni selvaggi, che secondo le nostre fonti alla rituale domanda: “A che serve la Comunità Montana” rispondevano invariabilmente con la formula: “sonasega” (suona o strumento da taglio!) che si usava per dichiarare la propria profanità di fronte ai più insondabili misteri.