Ai Marinesi di Marciana, oggi irretiti in un’accesa diatriba sul futuro Porto Turistico, ricordiamo un evento lontano nel tempo, metà storia metà leggenda, convinti possa essere fonte di ammaestramento e avvertenza. Nei primi giorni del regno di Romolo, ai piedi della Rocca Capitolina sostavano in arme i Sabini, offesi per il ratto delle loro donne. Studiavano da giorni il modo di dare l’assalto. L’occasione venne, quando una romana chiamata Tarpea uscì fuori porta per attingere l’acqua necessaria a un sacrificio. Essa sbirciò i soldati: ognuno di loro lussuosamente bardato e col braccio sinistro cinto da varie armille: braccialetti di bella fattura. Non passò molto, poi, e al muretto del pozzo la ragazza fu abbordata dallo stesso re Tazio, splendente quale oro di moneta: con sguardi assassini, parole seducenti, la conquistò: i soliti scherzi di Eros! E infine l’invocazione accaldata del re sabino: «Su, aprici la Rocca, bellezza mia! Ti ricopriremo di tutto quel che portiamo al braccio sinistro, quello del cuore. In più, sarai mia sposa, vedrai, ricca e felice!». La popolana, imbambolata da promesse tanto succulenti, stipulò l’accordo e spalancò le porte ai nemici. I Sabini fecero rapida irruzione nella cittadella; nella foga travolsero la fanciulla gettando su di lei, per ordine di Tazio e per promessa fatta, ogni cosa portassero al braccio sinistro: il peso delle armille e degli scudi soffocò Tarpea, uccidendola. La lettura della metafora, affettuosa ma severa verso tutti gli attori, è alquanto chiara. L’Ente Locale, Romolo, appare distratto, mentre qualche privato, Tarpea, s’ingavona in maneggi con gente estranea al vero interesse del paese, la Rocca. Si esce a prendere un po’ d’acqua che, traditi i Lari domestici da onorare, non farà altro che inzaccherare ingresso e vie, mentre chi luccicava come moneta d’oro, e tanto attraeva con i suoi Sabini, Tito Tazio, spargerà cumuli di pesantezze soffocanti travolgendo lo stesso “qualche privato”, proprio Tarpea! Il percorso da seguire si delinea da solo. Quando nel lontano 1979, la Regione Toscana sancì, auspicandola, la realizzazione di un porto turistico a Marciana Marina, era implicita la volontà di offrire ai Marinesi stessi la possibilità di gestire una risorsa di natura pubblica: lo specchio d’acqua del porto, a portata di mano. Il primo atto amministrativo del Comune, sedici anni dopo, sindaco Alberto De Fusco, fu l’approvazione di una Delibera nel novembre 1995. Il cammino per un progetto vero e proprio si fermò lì. Quella Delibera, pur con le dovute modifiche, se necessarie, potrebbe tuttavia diventare il punto di una sollecita partenza. Troppo tempo è trascorso in un intreccio di svariate idee, in sequele di parole spese in riunioni di esperti o di commissioni, dette o scritte. Ecco che in intervalli tanto lunghi è normale che si intrometta qualcuno estraneo al paese, a proporre piani e programmazioni che difficilmente possono tener conto della morfologia del paese. Qualcuno che, ad esempio, non può amare e rispettare il viale della Torre e le sue tamerici quanto lo possano fare i compaesani. Comprensibile! Giacché importante è la programmazione di quel che deve essere modificato, cancellato o aggiunto nel tessuto urbano di Marciana Marina. Occorre dunque che siano il Sindaco Giovanni Martini con la sua Giunta e l’Opposizione a riunirsi in pacifica cooperazione, deposte le armi, soffocate le divisioni e le diffidenze. È auspicabile che ciò avvenga, presto, in modo da arrivare alla presentazione alla competente Capitaneria di Porto di un Piano, completo di tutti gli elementi necessari, meditati e elaborati anche con il parere di chi va a polpi o bordeggia a vela, quelli che per pratica e non per accademia conoscono il moto delle correnti, la vita dei fondali, il capriccio dei venti. La divisione dello spazio di uno specchio d’acqua, con pontili costruiti su pali che lasciano l’acqua libera di sotto, non troppo trafficati dalle macchine: solo lo stretto necessario per rifornimenti o trasporto di persone disabili; sono numerosi i porticcioli turistici dove il popolo degli yacht va a piedi, si fa una camminata; fare in modo che resti il viale com’è, con le tamerici e il bordo di pietra colorata. Non si deve dare ai visitatori lo stesso aspetto di qualsiasi altro porto turistico: sappiano da qualche particolare caratteristico che si trovano a Marciana Marina! Non vogliamo apparire nostalgici, anche se a una certa età di certo nella mente e nel cuore l’immagine che abbiamo del paese non corrisponde più alla realtà. Sarà opportuno creare non più di 350 posti barca e assicurare ormeggio a gozzi e natanti della gente del luogo. Ci spaventa un progetto che preveda l’allungamento ulteriore della diga portuale o, peggio ancora, il raddoppio del viale Regina Margherita o la costruzione di un grande molo carrabile davanti all’Hotel Marinella. La piazza Bonanno potrebbe sì ospitare un chiosco di informazioni turistiche, attrezzato anche per fornire alcuni servizi strettamente necessari. Di bar, ristoranti, negozi o altro, Marciana Marina è già dotata. Ammettiamo di essere sprovvisti di nozioni e dati di fatto, per cui il discorso fatto può apparire campato in aria. Ma ci appelliamo al buon senso, affinché i diritti dei Marinesi siano tutelati, perché la gestione dell’opera arrechi vantaggi al paese: posti di lavoro e ricavi economici. Certo, può darsi occorra la partecipazione di qualche privato. Che sia! Ma la gestione e il controllo dei movimenti dovrà restare nelle mani dell’Ente Locale: sarà assicurata l’esercitazione dell’amore per il paese e non quello per il dio denaro!
Marciana Marina Piazza r porto dall'alto