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Controcopertina: Padulella dopo l'incendio dello yacht: seri danni sui fondali

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : venerdì, 25 agosto 2006

Nella mattinata di domenica 20 agosto anche il Circolo Subacquei Teseo Tesei di Portoferraio ha dato il proprio contributo alla pulizia del fondale nei pressi della Padulella interessato dall’incendio allo yacht Jepele 7. L’operazione è stata effettuata con la collaborazione della locale Capitaneria di Porto, che ha permesso all’imbarcazione del Teseo Tesei di ancorare nelle vicinanze del punto di lavoro. Una decina i subacquei coinvolti nelle operazioni di bonifica, per la maggior parte istruttori federali facenti parte dello staff tecnico del Circolo stesso. Attività di questo tipo, su fondali poco profondi (appena 2-3 metri) non presentano difficoltà particolari, ma la raccolta di materiale necessita di una discreta organizzazione, sia per issare a bordo i contenitori pieni e quindi divenuti pesanti, sia per ben posizionare i gruppi di lavoro in mare onde evitare un repentino peggioramento della visibilità in acqua dovuto alla movimentazione di troppo sedimento sul fondo, evenienza che impedirebbe il corretto svolgersi dell’operazione. Sono stati pertanto utilizzati semplici contenitori plastici e retini, a seconda delle dimensioni e della natura di quanto veniva rinvenuto, assicurati a cime o sagolini per il loro recupero a bordo di una piccola imbarcazione a remi di supporto. Il fondale è apparso pesantemente interessato dalle conseguenze del disastroso incendio, come già evidenziato da chi in precedenza ha effettuato rilievi in loco. In particolare la vetroresina bruciata è in massima parte sfilacciata e rimane depositata sul fondale insieme a resti plastici carbonizzati, inserendosi principalmente negli anfratti degli scogli lì presenti oppure alla base delle buche sabbiose che intervallano i massi di granito. In queste stesse buche è usuale che si depositi la foglia morta della Posidonia Oceanica, il che rende poco agevole la rimozione delle parti, per così dire, estranee all’ambiente. Sul fondale, oltre a quanto già menzionato, sono stati rinvenuti oggetti e manufatti di varia natura, di legno, plastici e metallici. Tra questi moltissimi cavi elettrici in rame, quasi tutti privi della guaina di protezione, andata in fumo durante l’incendio. Ed anzi, a causa delle altissime temperature sviluppatesi, sicuramente superiori ai 1000°C, sono state trovate parti di metallo fuse, in rame, alluminio e persino ottone. Tubi ed altre suppellettili non fusi ma comunque molto danneggiati sono pure presenti e sparsi su un’area molto più ampia di quanto inizialmente atteso, probabilmente a causa di uno spargimento da parte del moto ondoso dei giorni scorsi. Sembra opportuno proseguire le azioni di bonifica con il supporto di un mezzo meccanico di aspirazione, per poter interessare minuziosamente anche le parti più recondite eliminando il materiale sbriciolato e quindi di impossibile rimozione manuale. In merito all’impatto ambientale, importante di per sé ma meritevole di una particolare attenzione in questo caso, visto che la zona interessata è in piena area di tutela biologica integrale, possiamo sicuramente testimoniare un danno evidente alla Posidonia, che risulta morta in un’area molto estesa, ma anche alle alghe e alle spugne. La fotografia a lato mostra, a tal proposito, un esemplare di Demospongia che ha subìto inequivocabilmente gli effetti dell’incendio (normalmente la spugna appare di colore bruno/nerastro, mentre qui ha perso quasi completamente la copertura protettiva). Le operazioni di bonifica, che sono state portate avanti per l’intera mattinata, hanno permesso di raccogliere una decina di sacchi di materiale, ma molto ancora rimane da fare prima di poter dichiarare pulito quel fondale. Sono ancora presenti pezzi macroscopici di ferraglia e plastica, anche se la componente principale e più difficile da eliminare rimane il sedimento minuscolo che si insinua sul fondo. Sarebbe necessario poter disporre di adeguata strumentazione di bonifica ed intervenire ben prima delle mareggiate invernali, che spargerebbero senza rimedio tutto il sedimento in un’area vastissima, rendendone impossibile la rimozione capillare. Se non si può postulare una ricrescita della prateria di posidonia, né stimarne il tempo necessario, di certo è condizione necessaria la previa pulizia del fondale da tutti i detriti ancora presenti.


yacht bruciato fondali tesei 1

yacht bruciato fondali tesei 1

yacht bruciato fondali tesei 2

yacht bruciato fondali tesei 2

yacht bruciato fondali tesei 3

yacht bruciato fondali tesei 3

yacht bruciato fondali tesei 4

yacht bruciato fondali tesei 4

yacht bruciato fondali tesei 5

yacht bruciato fondali tesei 5