Vorrei rispondere agli ambientalisti e professionisti riguardo la proposta di una restrizione alla pesca amatoriale e sportiva con l’introduzione di una licenza di pesca o patentino. Tutto questo è giusto. Non è giusto incolpare i pescasportivi e criminalizzarli se non c’è più pesce sotto costa. La mancanza di pesci è dovuta alla pesca indiscriminata dei pescatori professionisti che vengono con i pescherecci a gettare le reti strascicando a pochi metri dalla costa su fondali ridotti di 9 – 10 metri di profondità quando la legge prevede che devono pescare su un fondale minimo di 50 metri. Sono questi signori che fanno lo scempio con la moria di piccoli pesci e uova. Oltretutto dopo il loro passaggio il fondale risulta gravemente danneggiato con la non ricrescita di posidonia, elemento indispensabile per la vita marina. Cari ambientalisti, andate a controllare i professionisti e non il pensionato o il bambino che pesca sul porto. Che danno possono arrecare questi: dieci, venti pesci! Andiamo a vedere il pesce pescato in un giorno da un peschereccio: equivale ad una pescata di 10 mila pescatori amatoriali. Vorrei inoltre precisare che i pescasportivi tesserati FIPSAS pagano una tessera annuale di 38 euro e conoscono tutte le misure minime dei pesci con rilascio immediato degli stessi sotto misura. Inoltre vorrei far sapere agli ambientalisti che in qualsiasi gara di pesca organizzata dalla FIPSAS i pesci sono tenuti vivi in nasse e rilasciati immediatamente alla fine della gara. Non credo che questo sia un impatto negativo sugli ecosistemi marini. Prima di parlare o scrivere cose inesatte bisogna informarsi bene e non perseguitare i pescasportivi, ma colpire piuttosto i professionisti, e all’Elba ce ne sono molti, che pescano nell’illegalità. Andate a controllare questi signori e verificate quanto pesce sotto misura nascondono in qualsiasi parte della barca. Perché cari ambientalisti non uscite la sera a vedere quanti pescherecci piombinesi e di Castiglione della Pescaia infrangono le leggi sulle nostre coste, osservate con attenzione dove calano le reti e dove strascicano, controllate quanti chilometri di palamiti calano anche se vietati dalla legge. Cerchiamo di portare avanti una politica che aiuti il mare e non penalizziamo le persone che nella pesca trovano un sano divertimento, tra i pochi che l’isola sa offrire in certe stagioni. Signori ambientalisti volete sapere come far rivivere il nostro mare sotto costa di pesci? Il rimedio è quello di mettere in mare lungo le nostre coste trecento o quattrocento tripodi come hanno fatto tra Ansedonia e Forte dei Marmi. Tempo un anno il nostro mare sottocosta rifiorirà di posidonia e di pesci. Spero che questo rimedio sia recepito dalle autorità competenti nel settore mare e dai politici. Firmato: Sauro Orsi, Istruttore federale FIPSAS; Circolo Pesca Sampei; Pesca Sportivi Circolo T. Tesei; Pescatori Amatoriali Elbani; Scuola di Pesca Teseo Tesei-Sampei; Delegazione Turisti Amanti della Pesca; Pensionati Elbani "Prima di parlare o scrivere cose inesatte bisogna informarsi bene .." dice Orsi; dovrebbe incominciare lui, che s'inquieta con generici "ambientalisti" facendo carico loro di chissà cosa. Ricapitoliamo: la proposta della "patente" è stata avanzata dall'ICRAM (acronimo di Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare) che non è un'associazione ambientalista ma ma il soggetto di emanazione pubblica deputato a fare ricerche proposte e progetti per la conservazione dell'equilibrio dell'ambiente marino. Le associazioni ambientaliste, interpellate hanno espresso un parere "generale" positivo, né più né meno come lo stesso Orsi che scrive "..tutto questo è giusto". Poi però Orsi parte alla carica facendo intendere che gli ambientalisti, stiamo ragionando ovviamente delle grandi e serie organizzazioni, avrebbero criminalizzato la pesca sportiva e intenderebbero incolpare del depauperamento dei nostri mari i bimbi e i pensionati che pescano a cannella. Ma dove? Ma quando? Da là si giunge al comico, quando si chiede agli ambientalisti di controllare i danni che fa la pesca a strascico quasi che strascicanti e cianciolari fossero specie protette da Greenpeace, Legambiente, WWF, Mare Vivo etc., come se le reiterate campagne condotte da TUTTI questi soggetti CONTRO la pesca a strascico, e per l'estensione delle aree marine interdette a questo dannosissimo tipo di pesca, fossero state acqua fresca. Seguono poi delle generiche accuse di scorribande ittico-piratesche da parte di intere marinerie nelle acque isolane, sulla base di fatti di cui evidentemente si ha piena contezza (noi no altrimenti saremmo già corsi in Capitaneria a sporgere denuncia formale) e circa le quali vogliamo sperare che l'Istruttore federale Fipsas, che ammannisce lezioni di biologia marina anche a soggetti che ne dovrebbero capire un tantinellino, non sospetti vengano compiute con la complicità degli ambientalisti locali. Si ritorna, onda e rionda, sul comico con la "rivelazione" agli ambientalisti (parte finale della non richiesta lezioncina) delle cose da fare per salvarci dalla pesca a strascico: "mettere in mare dei tripodi" afferma il nostro che forse pensa di segare una gamba ai tetrapodi fino ad oggi utilizzati. Una novità comunque sconvolgente specie per chi 17 anni fa (tipo ieri) con Greenpeace si sbattè per procurarsi i soldi necessari alla campagna "Ho messo un masso" per la realizzazione della scogliera sottomarina artificiale che ancora difende dalla pesca a strascico il golfo di Marciana Marina .. Che dire? Non siamo in presenza del primo improbabile "maestro" che sale in cattedra; dare lezioni non richieste agli "ambientalisti" pare ultimamente una disciplina più diffusa della pesca sportiva (contro la quale non abbiamo proprio nulla). Dispiace solo leggere insieme a sigle che ci lasciano perplessi (o cos'è la Delegazione Turisti Amanti della Pesca? e i Pensionati Elbani chi sono, quelli dello Spi-CGIL?) che si ha l'impressione essere state là poste per "rimpolpare", anche la firma prestigiosa del Tesei sotto tanto bizzarre prose.
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