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Vita da Cani

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 06 novembre 2002

Lascia l'amaro in bocca la cacciata dei “ragazzi del canile”. Forse perché è la sconfitta dei più deboli, di chi si batte, disinteressatamente, in difesa di qualcuno o di qualcosa. Questa sensazione l'avranno provata anche coloro che mal sopportavano che l'attivismo dei ragazzi del canile avesse spinto ogni testa pensante, in quest'isola, ad occuparsi esclusivamente di cani, dimenticando tutto il resto. E nel “resto”, limitandoci all'isola, ci sono, come tutti ben sappiamo, i problemi gravi che attendono una soluzione. Se si rimane in tema di “deboli espulsi”, ad esempio, c'è il problema degli anziani costretti a lasciare l'isola e ad andare in case di riposo in continente. Adesso, ce ne sono una quarantina. E se per un giovane lasciare la propria terra è doloroso, come sanno coloro che lo hanno provato, per un anziano è un dramma: se ne vanno nella solitudine, con le lacrime agli occhi sapendo che se ne vanno per sempre. Ci sono anche i senza casa con bambini che vivono dove l'attuale Amministrazione di centro-destra li ha sistemati: roulottes di plastica nelle zone umide degli Orti, dopo averli tolti da dove la precedente Amministrazione di centro-sinistra li aveva lasciati per anni: nel ghetto della Falconetta, fra topi e sporcizia, a pochi passi dalla rutilante calata Mazzini. Ma se la presenza di questi drammi fa apparire esagerato l'impegno profuso dai ragazzi per i cani, ciò dipende esclusivamente dal fatto che i ragazzi si sono impegnati moltissimo per risolvere un problema che molti ritengono secondario, mentre spesso gli amministratori, ma non solamente quelli di Portoferraio, e forse neanche per colpa loro, hanno fatto assai poco per problemi ben più gravi. In una società organizzata su basi razionali si metterebbe l'uomo giusto al posto giusto: i più motivati e i più attivi ai problemi primari, i più lenti ad occuparsi d'altro: ad esempio, nel caso in questione, i “ragazzi del canile” andrebbero adeguatamente collocati nelle Amministrazioni pubbliche, mentre sindaci ed assessori potrebbero occuparsi del canile, con vantaggi per tutti.. . Ma questo, naturalmente, è impossibile perché al canile ci va chi vuole e volontariamente, mentre alla Biscotteria ci va chi vuole ma solo se è eletto dalla maggioranza della popolazione. Attenzione: Fuochi e Zallo non sono alla "Biscotteria" perché commerciano biscotti. E il dott Ageno non è andato a dirigere la città dei Medici perché è un medico, ma perché è stato eletto a rappresentare tutta la popolazione, compreso chi non lo ha votato. Ecco perché il sindaco, semmai, si manda a casa, ma non si insulta. Certo, su chi ha responsabilità amministrative incombe l'obbligo di occuparsi di tutti i problemi e di stabilire anche delle priorità tra di essi; è quindi scontato lo scontro con coloro che, invece, di problemi ne vedono uno solo. Quello che non è affatto scontato, però, è il modo in cui queste due realtà risolvono il loro rapporto dialettico: nel caso del canile è stato un disastro, per errori reciproci. Se è insopportabile l'arroganza del potere non si capisce qui a chi giova quella di chi potere non ne ha. I volontari, certo, hanno diritto ad essere aiutati e a manifestare, anche vivacemente, ma non dovrebbero dimenticare mai che in democrazia ci sono dei cittadini che magari non vanno a manifestare, ma la cui opinione è degna di rispetto quanto quella di chi urla il proprio dissenso per la strada. E se si pretende, giustamente, che vengano compresi e aiutati coloro che dedicano tempo e denaro a cani e gatti, bisogna avere la pazienza di comprendere coloro che fanno altrettanto con gli anziani, i malati, i carcerati, gli emarginati e gli emigrati disperati che si aggrappano a mani nude alle nostre ricche scogliere. Gli emigrati, proprio loro. Quelli che, secondo una signora con canino in braccio, a quanto riporta un giornale locale on line,. andrebbero spazzati via. A ulteriore conferma di come la generosità, la voglia di impegnarsi a favore dei più deboli, dovrebbero partire da una visione più ampia e soprattutto ad altezza d'uomo, per intuire meglio il dolore che aleggia nell'aria e per potere scorgere negli occhi del prossimo la ricerca di aiuto. Perché le energie e le disponibilità economiche, così come l'indignazione e la compassione, purtroppo, non sono risorse illimitate. Dunque, bisogna impiegarle bene. E lo dovrebbero fare soprattutto i più generosi, i più disinteressati; la ragazza che anche d'inverno cura i cani sotto la pioggia, perché non lo farà mai la signora benpensante che gioca a bridge. Lo devono fare coloro che non sanno rimanere indifferenti di fronte alla sofferenze. Coloro che, come diceva Alessi, hanno cuore e palle. Appunto. E infine, visto che nessuno si ricorda più di loro, almeno un pensiero alle signore di Carpani che accudivano, senza chiedere nulla a nessuno, 140 cani, creando, anche loro, problemi al prossimo. In quel caso fu presa una decisione drastica, che fu ritenuta inevitabile: trasferiti 80, ammazzati 60, spese (per mantenimento ed esecuzioni) per decine di milioni di lire a carico delle due volontarie. E nessuno fiatò. Oggi, grazie anche ai ragazzi del canile, non si potrebbe più fare. E’ già qualcosa.


portoferraio canile manifestazione Michele Alessi bandiera

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