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A Sciambere ungulato recintato e ginecologico

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : martedì, 13 giugno 2006

Egregio Direttore,la storia del bimbo crucco trovato dentro una gabbia per i cinghiali messa dal parco è sintomatica di certi riflessi informativi. Ci si è chiesto, come fare a non far finire i bimbi dentro le trappole per i cinghiali, quali misure attuare? Ma scherziamo?! Quelle sono gabbie messe apposta da 10 anni dal parco, in aree isolate o vicino ad aziende agricole, per catturare i cinghiali e un bimbo non ci si dovrebbe neanche avvicinare. Ci sono affissi cartelli in più lingue che spiegano bene di non toccare nulla e non avvicinarsi. Le gabbie, per chi le conosce, sono facilmente apribili da un adulto (ne sanno qualcosa i vandali che le sabotano continuamente) e facilmente “scalabili” da un ragazzino poco più grande del tedeschino, che può uscire comunque. Ci dicono che la percentuale di cattura di cinghiali è alta, qualche rara volta ci può finire un muflone, qualche volta le possono far scattare altri animali, altre volte (molte) ci pensano gli amici bipedi e sparanti dei cinghiali, ma i bimbi tedeschi non credo facciano parte delle statistiche di cattura e sabotaggio tenute dal parco. Il vero problema è quindi: cosa ci faceva un bimbetto di 5/6 anni, a giugno, alle 9 e mezzo di mattina, dentro a una gabbia per la cattura dei cinghiali nascosta alla vista di tutti in mezzo a una macchia sperduta sopra Bagnaia? Dove erano quegli incoscienti di mamma e babbo teutonici che avevano mandato il bimbetto in compagnia di un cane ad esplorare i boschi elbani lungo una strada che corre su strapiombi? Avevano da fare una impellente trombata e hanno pregato il pargolo di andarsi a fare un giro in campagna? Qualcuno li ha cercati per fargli la giusta lavata di capo e spiegargli che un bimbo lasciato solo in mezzo a una macchia può essere anche punto da una vipera o cascare in un burrone? Altro che gabbie per i cinghiali. Lei, egregio direttore, ha giustamente bandito il premio “fava lessa”, per quest’anno mi pare già assegnato a mamma e papà del bimbo crucco, con aggravante. TIRO FISSO (n. 1) Egregio Tiro Fisso (n.1), la proposta avrebbe avuto una sua valida argomentazione, se non fosse stata superata da più recenti accadimenti. Infatti, probabilmente ispirati dai suoi esistenziali interrogativi, due validi giornalisti, che chiameremo con nomi di fantasia Sergiorossi e Luanarovini, si sono avventurati nei pressi del residence dove avrebbero dovuto incontrare i genitori del tedeschino impropriamente ingabbiato nel chiusino per ungulati. I due, giunti con l’auto, hanno oltrepassato il cancello del residence e si sono inoltrati alla ricerca di testimonianze chiarificatrici della gabbiosa avventura. Per uno strano meccanismo empatico, e forse per rendere più partecipati gli articoli che avrebbero scritto di lì a poco, i due valenti sono stati anch’essi sorpresi da fastidiose recinzioni. Il custode del residence, probabilmente non notando l’auto parcheggiata all’interno della struttura, e mentre i nostri stavano immortalando il paesaggio intorno, li ha negligentemente ingabbiati. Immaginiamoci la sopresa. Il posto sperduto e disabitato, dove non passa mai un’auto, e l’orizzonte negato da un lucchetto! Tendendo meglio l’orecchio si poteva pure avvertire il regolare avanzare della Lymantria riese. Che fare? Iniziava così una trangolazione di telefonate che aveva del pazzesco. Luanarovini telefonava alla redazione piombinese del suo giornale affinché rintracciasse il numero della proprietà del residence, perché la redazione elbana del Tirreno si era temporaneamente trasformata in segreteria telefonica di uno studio ginecologico. Proprio così, in redazione arrivavano le telefonate delle pazienti e dal ginecologo quelle del giornale. L’altra metà della redazione di Elbareport era a sua volta rinchiusa a scuola per gli scrutini di fine anno. Ma nonostante tutto è stata una storia a lieto fine. Non gioiscano infatti gli intrallazzatori nostrani, gli abusivisti e i cerbolisti di professione, gli organizzatori del premio giornalistico dell’Arcipelago, il custode rintracciato dopo circa un’ora e mezzo ha liberato i cronisti ingabbiati, partiti alla ricerca della gabbia. Signor Tiro fisso (n.1), ha ancora qualche dubbio su chi insignire del premio “fava lessa”? Velena


cinghiale

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chiusini cartello

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