Lorenzo Marchetti, presidente della società del Parco Minerario di Rio Marina torna sulla questione della nomima del presidente del parco, argomento che ha suscitato accese discussioni anche all'interno della coalizione di centrosinistra: "Voglio ripetere che secondo me sarebbe un buon segnale, da parte del governo dell’Unione, se il futuro presidente del parco nazionale fosse scelto dalla regione Toscana e dal ministro dell’ambiente attingendo da una lista proposta dalla comunità del parco, espressione dei poteri e delle autonomie locali. Se invece sarà preferita un’altra strada allora pazienza, vorrà dire che avrà prevalso il metodo tradizionale. Io non intendo scendere in polemica con chicchessia, né è mia intenzione mettere i piedi nel piatto di nessuno, né tanto meno voglio replicare a Carlo Rizzoli che fui fra i primi a conoscere quando, alcuni anni fa, sbarcò sull’isola e al quale non credo che in questi giorni sia spuntata la coda di paglia. Personalmente, però, non condivido che ci sia chi s’auto attribuisce il monopolio delle politiche ambientali, né tanto meno che abbia quello di assegnare le patenti di ambientalismo. In questi anni, nell’indifferenza di alcuni “addetti ai lavori”, mi sono speso per la costruzione del parco minerario, cioè di un parco culturale che mette insieme le risorse naturali e storiche che caratterizzano l’Elba orientale. Quello minerario, oggi, seppure fra mille difficoltà politiche e giuridico-finanziarie è indiscutibilmente l’unico parco che con i suoi musei, i percorsi archeominerari, il trekking, la bike, il trenino e la carrozza, il laboratorio di educazione ambientale, l’archivio storico e l’anfiteatro, è fruito da chi sbarca all’Elba e sceglie la nostra isola per trascorrere le sue vacanze all’insegna della natura e della storia. E’ dal 2001 che le aree minerarie sono state assoggettate ad interventi finalizzati a favorirne il godimento grazie ad un insieme articolato di servizi all’utenza che lo scorso anno ha raggiunto le altre 25.900 unità. Desidero, infine, rassicurare coloro che da più parti mi tirano in polemiche per me inspiegabili e non cercate, che io non ho il potere di porre veti verso alcuno. Tant’è che ho scelto di militare in un partito pluralista e democratico, fatto di tanti uomini e donne, che sta dando molto, anche localmente, e fa tanto per l’unità dell’Ulivo e di tutto il centrosinistra. I DS sono un partito avvezzo a discutere e a decidere in modo partecipato, siamo abituati a seguire una prassi democratica che non tutti sono disposti ad accettare, tant’è che ogni tanto c’è chi preferisce strade più brevi e meno affaticanti. ". Lorenzo Marchetti Ma non è finita, perchè in tarda serata di sabato giunge un'altra replica, articolata e puntigliosa, all'ultimo intervento del Presidente della Società del Parco Minerario, che stavolta viene dal Circolo di Legambiente dell'Arcipelago Toscano, che nella sostanza ci va giù piuttosto duro, cercando di demolire, sulla scorta del dettato della legge 394 e successive modifiche, la fattibilità di quanto l'esponente diessino propone, che finisce per liquidare come una sorta di inutile arzigogolo: La nuova nota di Lorenzo Marchetti, che si ritrae scandalizzato da una polemica che ha autorevolmente innescato, visto il suo ruolo di Presidente del Parco Minerario che da indicazioni politiche sul futuro del Parco Nazionale - ma che poi non si sottrae alla tentazione di trasformare in personale un confronto squisitamente politico - crediamo meriti un’ulteriore precisazione. Anche Legambiente spera che Regione e Ministro dell’Ambiente trovino rapidamente un accordo ma, visti anche i giusti richiami del Presidente Martini al rispetto della legge ed i ricorsi alla Corte Costituzionale che hanno portato alle ripetute bocciature del metodo Matteoli per imporre Barbetti, crediamo che Pecorario Scanio e Martini non potranno accettate il sistema della terna proposta dalla Comunità del Parco. Anche perché con il metodo Marchetti la Regione Toscana, che fa parte della Comunità del Parco, si troverebbe nella singolare situazione di proporre una terna di nomi per il Presidente a se stessa, e non di concertarlo col Ministro. Infatti, crediamo proprio che Ministro e Regione nomineranno il nuovo presidente del Parco secondo quanto previsto dalla Legge 394/91 e dall’ aggiornamento effettuato con la legge 426/98, che all’articolo 2, comma 24, fissa i compiti della Comunità del Parco nell’elezione degli organismi dirigenti: “All'articolo 9 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, sono apportate le seguenti modificazioni: b) al comma 6, dopo la parola: "vice presidente" sono inserite le seguenti: "scelto tra i membri designati dalla Comunità del parco" e la parola: "eventualmente" è soppressa”. Quindi alla Comunità del Parco, che già elegge dentro il direttivo dell’Area Protetta 5 suoi membri, sceglie il vicepresidente del Parco. E’ evidente che il Parlamento ha voluto accrescere il potere della Comunità del Parco dentro l’Ente, ma è anche evidente che questo potere – che potrebbe essere enorme ma che non è stato esercitato – i legislatori hanno voluto bilanciarlo con una nomina del Presidente che deve rispondere ad altri criteri - conoscenze ambientali, indipendenza, ecc. - che non possono essere certamente quelli di creare una specie di Comunità Montana. Infatti con il metodo Marchetti la Comunità del Parco esprimerebbe: presidente, vicepresidente, cinque consiglieri del Direttivo, e quindi la maggioranza assoluta, in un Ente che la legge ha bilanciato ben diversamente, a quel punto la Comunità del Parco sarebbe inutile. E che il ruolo degli amministratori dentro il Parco sia legato esattamente all’espletamento del loro mandato amministrativo lo spiega ancora la legge 426, che al comma 24 dice: “All'articolo 9 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, sono apportate le seguenti modificazioni: a) alla fine del comma 5 sono aggiunti i seguenti periodi: "Qualora siano designati membri dalla Comunità del parco sindaci di un comune oppure presidenti di una comunità montana, di una provincia o di una regione presenti nella Comunità del parco, la cessazione dalla predetta carica a qualsiasi titolo comporta la decadenza immediata dall'incarico di membro del consiglio direttivo e il conseguente rinnovo della designazione. La stessa norma si applica nei confronti degli assessori e dei consiglieri degli stessi enti." Il Parlamento – e il governo di centrosinistra di allora – hanno voluto così correggere un'nomalia che permetteva ad un Sindaco o ad un Assessore trombati di rimanere dentro il Direttivo del Parco. Marchetti vorrebbe invece un Presidente che, scelto tra una terna espressa direttamente dai Comuni, non terrebbe conto dello spirito della legge e dell’eventuale decadenza di chi lo ha proposto, o addirittura della sua, dalla carica amministrativa. Forse, invece di perdersi in ipotesi così complicate, la politica elbana dovrebbe sollecitare la Comunità del Parco Nazionale - l’unico organismo dell’Ente mai decaduto ed ancora nei suoi pieni poteri - a fare davvero quel che la legge prevede: nominare i 5 membri che faranno parte del Direttivo del Parco e ad indicare da subito chi tra loro sarà il vicepresidente. Così non ci faremo trovare nuovamente impreparati quando Ministro e Presidente della Regione troveranno l’intesa sul nome del nuovo Presidente del Parco.
cartello parco grotte
Enfola Notturno
Calamita terra mare