Torna indietro

Il voto nazionale e locale nella lettura di Pino Lucchesi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 16 aprile 2006

Fatte salve le considerazioni che potranno esser riprese in maniera più meditata non appena si sarà sedimentato il gran polverone di una campagna elettorale assordante e confusa, alcuni dati emergono in tutta evidenza: 1) appare stridente la contraddizione tra la nuova legge elettorale che pure ha allargato la platea dei votanti ed i processi di decentramento che (soprattutto per il Senato con il premio di maggioranza su base regionale) sembravano ispirarla. In effetti la nuova legge elettorale ha di fatto trasformato l’Italia in un “paesone” ed il confronto ha avuto un solo e determinante protagonista: il mezzo televisivo. Ci accorgeremo però con il tempo, ma presto, di cosa significa aver espropriato i cittadini del loro diritto-dovere di scegliere il loro rappresentante in Parlamento, riducendo le liste elettorali, come nella Russia stalinista, a liste di “nomenklatura”, non di Deputati e Senatori ma di funzionari di Partito, non di eletti dal Popolo ma di “nominati” in un rapporto perverso di dipendenza assoluta che mortifica il Popolo che dovrebbe essere “sovrano” e la rappresentanza parlamentare. Questi “eletti” (si fa per dire!) si sentiranno vincolati da sentimenti di riconoscenza e di gratitudine per che li ha nominati, contravvenendo allo spirito ed alla lettera della Carta Costituzionale che parla di esercizio del mandato Parlamentare …senza vincoli! Parlo da proporzionalista, come sono sempre stato, perché ritengo non inutile una rappresentanza plurima della complessa realtà nazionale e locale, ma cosa hanno a che fare con l’Elba e la Toscana Quagliarello o Martinelli o Marconi, tanto per riferirmi a quelli della mia parte?. Che significato ha questo “esercito di fantasmi” pubblicato su manifesti elettorale che nessuno – giustamente- ha letto, nella quasi totale assenza di un dibattito a livello locale, senza comizi, senza incontri, senza dibattiti, se non quelli d’obbligo ai quali aderenti o presunti tali venivano insistentemente invitati (ho avuto almeno 10 telefonate) con l’esca della cena offerta gratuitamente? 2) Quanto alle piccole cose di casa nostra, per quello che valgono, il successo della Casa della Libertà è certo sorprendente, ma forse non più di tanto ed anche nel riflesso del voto si torna alle storie vecchie con la sinistra più forte in quello che una volta era il versante minerario. Sembra che nel caso elbano, paradossalmente, il richiamato sistema elettorale, privo (come è stato giustamente sottolineato) di confronti e dibattiti, mantenendo nascosta nel sottoscala la Dirigenza locale (o quello che ne resta), abbia favorito il riemergere di vecchi stati d’animo e propensioni; non si spiegherebbe altrimenti il così sensibile divario rispetto all’ancora recente dato amministrativo, se non con l’idea che il richiamo ai temi generali fosse anche utile a mettere il silenziatore sulle carenze locali. All’Elba, quindi, almeno dal mio punto di vista, gli elettori appaiono in generale più saggi della media perché non esitano ad esprimere in giudizio negativo quando è necessario, ma “rientrano poi nei ranghi” sulle scelte nazionali e di fondo. 3) Le considerazioni di cui sopra ci portano ad un’altra riflessione, sulla quale insisto parecchio e non da ora: il vero discrimine oggi non è rappresentato dalla contrapposizione Destra-Sinistra, spesso evocata solo per comodità come se la competizione politica fosse uguale ad una partita di calcio, ed ormai piena di rughe e di contraddizioni ( sui temi della solidarietà sociale io – che sto con il Centro-Destra – mi sento più “a sinistra” di D’Alema con i suoi panfili o di Bertinotti con i suoi blazer in cachemire), ma dalla “moralità” della politica e nella politica: una dizione certo generica, ma nella quale stanno le scelte di non arricchirsi con la “politica”, di impegnarsi per risolvere i problemi dei cittadini e delle comunità, di guardare con particolare attenzione ai meno protetti e svantaggiati, di assicurare a tutti pari opportunità, ecc.. Ecco, come è noto, è su questo terreno che cercherei convergenze e disponibilità per “ricreare” una classe dirigente all’altezza delle esigenze di rilancio e delle potenzialità della nostra Isola. 4) Mi dispiace molto -infine- per il risultato dei cugini (veniamo, alla fine, della stessa storia) della Margherita, progressivamente eroso sulla sinistra per l’ingombrante concorrenza interna dei post-comunisti. Un riequilibrio anche in quell’area potrebbe risultare assai interessante.


lucchesi nuova piccola

lucchesi nuova piccola