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A Sciambere della costa dei Gabbioni

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 08 aprile 2006

Bene (cioè male), trattasi di una “favata”. Meglio (cioè peggio), trattasi di favata “bipartisan”. Non mi meraviglio, anche perché tutto quel che è “bipartisan” di solito è una “favata”. Comunque, provo a riassumere il tuo pensiero: i gabbioni sono un’orribile favata, bipartisan, non giustificata dalla “ragion di crociera”, non “militarmente funzionale” e con “la non condivisione da parte della larga maggioranza dei cittadini”. E’ un eccesso di sintesi dire che chi ha pensato, chi ha fatto realizzare e chi difende i gabbioni è, tout court, una fava? Ai posteri, come suol dirsi, l’ardua sentenza: c’è chi “a fundamentis erexit” templa- moenia- domos- arces- portum e chi “a fundamentis erexit” magnas horrificas caveas. Potremmo chiuderla qui, ma vorrei aggiungere qualche osservazione e qualche ulteriore domanda, allargando un po’ il discorso. Dalla rassegna stampa sull’argomento si evince che contrari ai gabbioni non sono soltanto il solito sempregiovane consigliere Lupi, il solito attempato direttore di Elbareport e qualche demi-vièrge della Casa (Circondariale) delle Libertà. Però, abbiamo o non abbiamo il diritto di conoscere le opinioni di tutti su questo argomento? Mi pare che per completare il quadro delle prese di posizione manchi all’appello, ad esempio, quella del “Grande e Glorioso Partito di Gramsci, Fassino ed altri”. Già, chissà che ne pensano? E’ possibile saperlo, magari senza doversi sorbire pistolotti sulle “complesse dinamiche del turismo internazionale” o concioni scrotolesive sulla security? E gli altri prestigiosi ed autorevoli mezzi di informazione elbani? E chi dovrebbe promuovere il turismo non ha qualcosa da dire? Vogliamo metterci per un attimo nei panni del turista che arriva all’Elba (cioè -non ridere- in un Parco Nazionale)? Già al tapino non viene risparmiata la sofferenza dell’attraversamento dell’orrenda Piombino. Poi, arrivando a Portoferraio, il malcapitato può rifarsi gli occhi con quei due pregevoli manufatti degli anni ’60 (una volta chiamati confidenzialmente grattacazzo e grattapalle) ed ora anche coi nuovissimi gabbioni antiterrorismo. Questo è il biglietto da visita. Poi magari guarda in su e si gode le splendide antenne delle Fortezze. Poi ancora il poveretto prosegue e gli tocca attraversare quel capolavoro urbanistico che il compianto Uberto definiva “sgangherata lucchesopoli”, vale a dire l’insieme di edifici sparsi in qua e là a cazzo di cane che si estende dal Ponticello a Carpani. Per aggirare una parte di quell’obbrobrio lo sfigato può fare un giro arioso e godersi la vista delle antenne del Puntale. Se va verso ovest passa da Procchio, così impara. Se va verso est può spingersi fino alla Costa dei Gabbiani. In ogni caso non avrà potuto evitare la Costa dei Gabbioni. Quando e con che cosa (un porticciolo turistico?) finirà la compilation di troiai realizzati (per ragioni di security o di business) all’Elba? Giampiero Palmieri Sì, finirà. Parafrasando Falcone l'incultura urbanistica è un (preoccupante) fenomeno umano e in quanto tale destinato a finire, prima o poi. Ho una grande fiducia nella capacità di autorigenerarsi della natura, e non dimentico che proprio qui si è consumato uno dei primi disastri ecologici della storia occidentale con un feroce disboscamento a fini siderurgici durato un migliaio d'anni e passa. Certo per digerire tutte queste cementizie cacate ci vorrà più tempo, millenni forse, ma poi prima o poi come nella vecchia canzone di Guccini (incisa nella nostra mente dalla voce-scalpello di Augusto Daolio) finirà che "dai boschi e dal mare ritorna la vita - e ancora la terra sarà popolata..." e poco importerà se "..noi non ci saremo". D'accordo, lo scenario che si prefigurava in quella canzone "..tra le rovine delle città - tra case e palazzi - che lento il tempo sgretolerà" era evidentemente quello del dopo olocausto nucleare, ma di un olocausto (meno traumatico, più progressivo) stiamo comunque trattando, anche se dalle cancellate figlie della guerra per il petrolio irakeno, della nuova incultura dello scontro tra civiltà, anche se da quei ferri infissi pensate col dosaggio giusto degli esperti del Mossad, ed vero un disastro paesaggistico-ambientale il salto c'è, e pure notevole. Ma le provocazioni, le iperboli, i paradossi ogni tanto fanno bene, talvolta ci costringono pure a ragionare. (se si dispone ovviamente degli attrezzi necessari per farlo)


sentiero nel bosco

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