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Alessi: Convegno sul Turismo dei Parchi

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : domenica, 26 marzo 2006

I resoconti del recente convegno dei DS a Rio Marina sul turismo nelle aree protette hanno fatto emergere – com’ era giusto – gli argomenti che hanno avuto più spazio nel dibattito, vale a dire quelli di carattere politico generale o legati alla specificità mineraria del versante orientale. E’ rimasto in ombra l’ interessante aspetto del che fare, nel nostro territorio, per concretizzare in azioni innovative la consapevolezza che ambiente di qualità può e deve divenire sviluppo di qualità. Riassumo quindi per brevi flash alcuni aspetti nel merito elaborati dalla Comunità Montana, forse utili - in un futuro non troppo lontano – a fare davvero sistema tra i soggetti Istituzionali, a cominciare dal Parco nazionale e dalla Comunità Montana stessa. Il convegno si era aperto prendendo atto del dato relativo alla stagione turistica 2005 all’ Elba, un dato che ci consegnava un leggero recupero di presenze, anche se in un quadro di calo degli stranieri e di riduzione della permanenza media. Credo debba essere ribadito il fatto che siamo ancora nel guado di un passaggio delicato tra il vecchio tipo di sviluppo fondato sulla quantità e la rendita di posizione, ed il nuovo basato sulla qualità di un’offerta globale che stenta ancora ad essere percepita e costruita. Quali sono allora le pre-condizioni fondamentali per ridare competitività al sistema della nostra realtà insulare? Tentando una risposta che ci deriva anche dall’ esperienza di oltre un anno di governo comprensoriale, sono convinto che occorra concentrare gli sforzi sul rafforzamento della programmazione territoriale unitaria (Piano di Sviluppo della CM, Pasl; Piano strutturale unitario…) e, in coerenza con ciò, praticare l’ unità d’ azione sui progetti prioritari condivisi. Tra gli ambiti di intervento vanno ricordati i servizi e le infrastrutture, quali: la realizzazione dei collegamenti tra le isole e il riconoscimento della continuità territoriale, la dotazione di strutture ricettive pubbliche (un centro congressuale posizionabile sul mercato), la qualificazione di alberghi e seconde case, lo sviluppo sostenibile della nautica da diporto e del suo indotto. Altre questioni da affrontare per recuperare competitività sono senza dubbio un’adeguata politica dei prezzi e lo sviluppo di una moderna cultura dell’ accoglienza, perseguendo con coraggio e scientificità un riposizionamento sul mercato a partire da un corretto rapporto qualità-prezzo dei servizi offerti . Infine l’ Ambiente: lavorare per fare dell’ Elba e dell’Arcipelago un Distretto di Qualità è obbiettivo ambizioso ma obbligato, a partire dal superamento delle criticità strutturali - rifiuti, acqua, energia, coste , trasporti - con modalità innovative che diventino valore aggiunto per il turista come per il residente ; gli strumenti ci sono , e si chiamano Progetti europei ; Agenda 21 locale , Certificazione ambientale EMAS , piani e regolamenti unitari (si pensi al piano spiagge) per i quali stiamo lavorando come Ente Comprensoriale, pur con scarsità di risorse umane e finanziarie. Una cosa va detta, così oggettiva da essere lampante: all’ interno di questi sforzi per fare sistema è mancato in questi ultimi anni un soggetto importante per lo sviluppo locale come il Parco Nazionale. Il PNAT, infatti, è stato in questi anni il grande assente, una scelta di civiltà e uno strumento di sviluppo mortificati dall’ arroganza della destra al Governo. E’ mancata la gestione integrata tra parco terrestre e la sua parte a mare con l’ area marina protetta e il santuario dei Cetacei, non vi è stata la capacità di coinvolgere fattivamente le categorie economiche ( agricoltura, pesca , turismo) su di un progetto di sviluppo del TURISMO DEI PARCHI, a partire dal valore aggiunto della biodiversità e della natura - veri assi pigliatutto nella domanda turistica mondiale , con un + 4,4% rispetto agli altri tipi di turismo -. L’ elenco delle occasioni mancate e da riattivare al più presto continua con la constatazione che non si è portato a sistema l’ insieme degli sport all’ aperto, importante volano di diversificazione e ‘destagionalizzazione’ turistica , come confermano le decine di migliaia di presenze- oggi - legate a questo settore. Si è allontanato il Parco dalle Istituzioni Locali e dai cittadini, producendo strumenti di programmazione già vecchi prima di nascere, quali il Piano del Parco e il Piano di sviluppo della Comunità del Parco. Occorre voltare pagina Tra le cose da fare al più presto, per esempio, potrebbe esservi la costituzione di una consulta degli operatori economici e dei principali portatori di interessi sociali e ambientali da affiancare alla Comunità del Parco e all’ Ente Parco; la definizione di un programma triennale di promozione turistica dei parchi e delle aree protette locali , inserendo l’ ambito territoriale dell’ Arcipelago Toscano in una promozione congiunta di area vasta ( assieme alla Maremma e alla costa ); il pensare a forme di integrazione e pianificazione congiunta tra Piano del Parco e Piano strutturale unitario; proporre l’ Elba e l’ Arcipelago quale sede di un appuntamento annuale internazionale sulla biodiversità del Mediterraneo, di cui lo studio dei Cetacei è sicuramente un aspetto di eccellenza da tener presente; predisporre un piano di recupero e valorizzazione dei beni culturali ed archeologici e dei geositi ( vie del ferro, percorso del granito). In conclusione, consapevoli che non tutte le problematiche relative alle aree protette dell’ Arcipelago si potranno risolvere in loco, ma che è da qui che occorre impegnarsi con più forza, occorrerà invertire la tendenza nazionale del Governo alla riduzione delle risorse destinate ai Parchi ( -20% in pochi anni ), ponendosi anche l’ obbiettivo di riformare gli Enti di ricerca che si occupano di mare. Occorrono maggiori certezze finanziarie, base di partenza indispensabile per porsi l’ obbiettivo di uno sviluppo socio-economico e occupazionale basato sulla QUALITA’ : dell’ agricoltura come della pesca, dell’ artigianato come dei prodotti tipici, del turismo come della formazione La stessa biodiversità può essere favorita da un’ agricoltura diversificata e legata alla natura. Se la scelta della qualità ambientale e sociale dello sviluppo è una scelta strategica, bisognerà quindi porsi il problema di una formazione che vada in questa direzione, da quella secondaria a quella universitaria: una classe di geometri in meno ed una di esperti ambientali in più sarebbe coerente con l’ identità e la vocazione storica di questi territori, un investimento saggio sul futuro.


alessi corona danilo

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