Mi ricordo una canzoncina di qualche anno fa che aveva come ritornello “elba, elba meravigliosa, regina del tirreno e vanto della toscana”… Cio’ che non ricordo esattamente e’ se queste parole fossero solo propaganda turistica o se rispecchiassero in fondo le vere qualita’ della nostra adorata isoletta. Tuttavia, con un moto di rabbia, mi vengono spesso alle labbra quando, sempre piu’, mi trovo a constatare quanto irrefrenabile sia lo stato di abbandono ed incuria che oggi caratterizza i nostri centri abitati, le strade, le piazzole di sosta, le spiagge ed i percorsi a piu’ facile accesso umano. A Lacona, luogo in cui vivo da quando ero piccola e a cui mi lega quindi un particolare affetto, il degrado e’ a mio avviso ancora piu’ palpabile, fin dai primi tratti della frazione. Arrivando da Portoferraio, appena scollinato il Colle Reciso, lo sguardo anziche’ farsi rapire dallo scenario dell’infinito del mare, abbracciato dal maestoso golfo ed incorniciato dalla suggestiva immagine di Montecristo, e’ costretto a scontrarsi con una bianca distesa di roulotte, mentre i sensi vengono scossi dagli sconsiderati sussulti di un asfalto che – vien da pensare – non puo’ sussistere in un Paese che vuol dirsi civile. Poco oltre, arrivati a valle, muri di confine lungo la strada sono incerottati con reti di letto (testimonianza di quella improbabile calamita’ che si e’ abbattuta sull’Elba il 4 settembre del 2002), una baracca con ferraglia varia ci si staglia di fronte qualche decina di metri piu’ avanti. Venendo dalla provinciale Porto Azzurro-Campo, ci accoglie la rovina di quella che fu una pretenziosa piazzola dell’allora PNAT, al secolo Parco Nazionale Isole di Toscana, presso la quale mi ricordo addirittura un appoggio inclinato per le cartine geografiche e di cui oggi non resta che un bidone della spazzatura rotto, ed una misera staccionata con un palo cadente, che esprime tutta la desolazione di chi non si sente apprezzato. Incontrate le prime case si e’ fortunati se intorno ai numerosi bidoni della spazzatura non si trovano sacchetti dell’immondizia stracciati, con il loro spudorato contenuto sparso come semina di grano, reti di materasso, scaldabagno, batterie come in una diffusa discarica a cielo aperto e senza recinzione. A questo punto si arriva nel “centro” (l’unica risposta che si puo’ dare agli speranzosi turisti alle prese con questa spinosa questione), la via del Moletto, luogo di mercato e passaggiata verso il mare. Le poche panchine di legno e i contenitori per rifiuti, anche questi un tempo graziosi, versano adesso in stato di smantellamento, una panchina finita persino sulla copertura di un vicino parcheggio. Talvolta, poi, si creano piccoli laghetti artificiali in prossimita’ dei tombini dell’acqua che restituiscono ancora piu’ l’idea di una “selva oscura”. L’erba, almeno quella durante l’estate tenuta sotto controllo, adesso cresce regina incontrastata della vita laconese. Mi chiedo come si faccia a portare cosi’ poco rispetto per il luogo in cui viviamo, in cui trascorriamo le nostre giornate, quasi che mortificando la res pubblica si pensasse di esprimere chissa’ quale anarchica forma di potere e di superiorita’. Mi fa una enorme tristezza pensare che la grande parte di responsabilita’ sta proprio in capo ai suoi abitanti, che persone verosimilmente della mia generazione non abbiamo maturato quel giusto sentimento di riconoscenza verso un luogo che per tanti versi ci ha permesso di vivere in un paradiso, almeno fino a non molto tempo fa. Adesso e’ difficile sostenerlo, se anche solo riflettiamo sugli episodi a connotazione mafiosa che, come se non bastasse, hanno avvelenato il nostro vivere sociale negli ultimi tempi. La mafia del resto attecchisce meglio la’ dove la societa’ non e’ compatta e vigile, interessata e coinvolta dalla vita pubblica e questo pare, in generale, proprio la condizione dell’Elba. In generale, dico, perche’ forse non e’ invece un’illusione quella passione e quel senso di appartenenza che promana dalle persone in alcune situazioni, quando il contatto quasi fisico con l’Elba e’ piu’ prorompente.
Valle di Lacona dal Tambone