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A Sciambere del cartellino rosso

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 10 gennaio 2006

Tra le molte cose di cui siamo ignari c'è (o c'era visto l'età pressoché veneranda) l'arte podalica del calcio, eravamo tra quelli che andavano bene al massimo per un torneo aziendale, una disfida tra bar, un incontro scolastico uno scapoli ammogliati etc. etc. In una di queste partite ci trovammo a marcare uno che aveva già giocato, molto più bravo di noi a trattare la palla e soprattutto molto più capace di picchiare, ovviamente da carognetta: calcetti, gomitate, furbe spinte, sgambettine puntualmente non viste o ignorate dall'arbitro). Accadde che dopo una quarantina di minuti di questo supplizio, reagimmo con una spintarella, al che il tizio si rotolò per terra una mezza dozzina di volte come se fosse stato falciato in corsa da una raffica di kalashnikov, urlò di dolore come se fosse stato accoltellato e urlò rivolto al direttore di gara (che prontamente ci ammonì): "Arbitro non è possibile questo è uno scorretto!". Ebbene a noi non piacciono i paragoni nazionalpopolari calcistico-politici tanto cari all'omino di Arcore, ma stavolta ci è scappato proprio. Quando sentiamo il craxiano Cicchitto tentare di impartire lezioni di moralità alla sinistra, quando l'ex-pelato parla (lui!) di commistioni tra politica e affari, quando una favata (condannabile politicamente ma senza rilevanza legale) come quella di Fassino fa gridare allo scandalo a queste vergini dai candidi manti, e genera indignazione in persone per trasferire i cui fascicoli processuali ci vorrebbero quattro viaggi dell'Oglasa, ci viene in mente quel tizio che si rotolava "pe'le tere" e urlava. A proposito, l'arbitro ci fischiò fallo contro, e fece bene, ma quello avrebbe dovuto espellerlo. Speriamo che in primavera gli italiani siano meno guerci di quell'arbitro.