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Ambientalisti fra sì e no

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 16 dicembre 2005

«Ci sono opere utili alla collettività e altre solo a chi le costruisce. L’importante è saper distinguere…». Tra proteste locali e interessi della collettività: parla Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente “La Nuova Ecologia” di dicembre dedica l'inchiesta ai "cantieri bollenti": Mose, Ponte e Val di Susa. Allora è vero, come sosteneva l'altro ieri Guido Viale su "La Repubblica", che gli ambientalisti sanno dire soltanto di no? In realtà questo è un rischio che l’ambientalismo sta correndo. Capiamoci: gli ambientalisti devono ovviamente saper dire di no. Ma possono rappresentare l’interesse della collettività soltanto se sanno distinguere nel merito i casi in cui ad alcune opere pubbliche, anche quelle di grandi dimensioni, bisogna dire di sì. Faccia un esempio… Le fonti rinnovabili e l’efficienza rappresentano dal nostro punto di vista la soluzione per i problemi energetici. Ma in un’ottica di transizione sappiamo che la fonte più pulita in questa fase è il gas. Quindi dobbiamo saper dire di no al fatto che si continuino a bruciare petrolio e carbone per produrre energia. Perciò ben vengano nei nostri porti i terminal metaniferi. Certo, convincere chi combatte contro un termovalorizzatore che deve smetterla per il bene della collettività non è facile… È vero, per questo bisogna sempre tenere presente che il dialogo con le popolazioni locali e la partecipazione dei cittadini sono due valori irrinunciabili. Anche perché ci sono battaglie locali che rispondono soltanto a interessi particolari, altre che invece portano a risultati utili per tutta la collettività. L’effetto Nimby insomma non è sempre negativo… Certo che no. La battaglia contro la centrale a carbone di Gioia Tauro, venticinque anni fa, ha portato alla nascita del maggior porto del Mediterraneo che rappresenta un’opera importantissima per tutto il sud Italia. Ci dica a quali altri grandi opere gli ambientalisti dovrebbero dire di sì. L’adeguamento ferroviario della rete meridionale, la linea ionica, il passante ferroviario del Brennero… E anche la Metro C di Roma, per la quale siamo addirittura scesi sul piano giudiziario contro un’altra associazione ambientalista. Sono tutte ferrovie… No, c’è anche qualche strada: la Salerno-Reggio Calabria è un vero scandalo italiano e va potenziata, per il passante di Mestre bisognerà trovare qualche soluzione… Deve guidarci la capacità di distinguere fra le opere che sono effettivamente utili all’ambiente, all’economia del paese e alla collettività. E quelle che invece, come la Tav in Val di Susa, il Mose e il Ponte di Messina, servono soltanto a chi vuole costruirle.


mazzantini ferrante legambiente

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