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A Sciambere: Il nostro amico sponsor

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 24 marzo 2003

Ci rendiamo conto di aver passato negli ultimi giorni più ore davanti alla TV (che non amiamo molto) di quante ne abbiamo trascorse negli ultimi mesi e per altrettante abbiamo “ascoltato” la guerra in versione televisiva quasi come lugubre musica di sottofondo, con gli occhi su un altro schermo e le dita su una tastiera. Insieme a tantissimi altri siamo stati presi dal racconto di atrocità, dalla barbara stupidità di chi ha esibito il nemico morto davanti alle telecamere, dal pudore dei folgorati dalla sensibilità sulla via di Damasco (anzi di Bagdad) i gestori delle TV spazzatura, anche nazionali, che propongono decine e decine di sbudellamenti finti al giorno e si indignano e fanno le vergini dai candidi manti di fronte a cinque morti veri e dicono proteggete i bambini, i nostri cari costosi e pasciuti rampolli occidentali, gli stessi che massacrano mentalmente da anni con la loro violenza, fottendosene allegramente degli altri bambini quelli che crepano sul serio di fame, di aids, di morbillo in ogni angolo del mondo, dei bambini che bruciano in questi giorni e bruceranno magari lontano dalle telecamere sotto le bombe intelligenti e democratiche. Ci ha riempito i giorni questa guerra illegale (se mai ne esiste una legale) decisa da un presidente eletto in maniera fasulla e scatenata con motivazioni fasulle (lo ha dichiarato un americano sul palco dei premiati nella notte degli Oscar), e c’è stato un momento in questa sbornia mediatica in cui abbiamo visto anche noi delle immagini che abbiamo sentito rivoltanti. La7 copiava CNN, una voce fuori campo traduceva diligentemente, si vedevano le immagini un po’ traballanti ma efficaci e crude trasmesse da un videotelefono satellitare di uno degli inviati; il conduttore americano ragionava del progresso tecnologico, di quegli aggeggi che consentivano il miracolo comunicativo, poi di punto in bianco il giornalista CNN diceva: “Ma vediamo di saperne un po’ di più…”. E partiva una pubblicità del videotelefonino su cui il traduttore imbarazzato si piantava e La7 sfumava dopo qualche secondo. Ci siamo domandati come si può invocare il rispetto dell’immagine del soldato prigioniero, la pietà televisiva per il cadavere quando si usano i fotogrammi di una tragedia totale come la guerra per una volgare promozione commerciale. Una delle poche consolazioni che ci ha procurato questo flusso ininterrotto di notizie sugli eventi in medioriente è l’overload mentale, la saturazione che non ha lasciato spazio per parecchi giorni alle miserie quotidiane e locali, del centrodestra che governa in maniera penosa, di una sinistra che ancora secondo noi è lontana ancora dallo spirito complessivo (di schieramento) necessario per costruire una alternativa vera a questo centrodestra che non sa governare. Ma ne faremmo volentieri a meno, speriamo quanto prima che tacciano i cannoni e che l’attenzione possa finalmente tornare a posarsi sui nostri più vicini e minimi problemi.


carro armato

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