Torna indietro

Controcopertina: Sul Polluce, dove non è arrivata la benna dei corsari inglesi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 02 novembre 2005

I corsari inglesi che hanno sconquassato e saccheggiato il Polluce, potrebbero aver trafugato una quantità di preziosi molto minore di quanto sospettato fino ad oggi. L’ultimo giorno di scavo sul piroscafo speronato e affondato il 17 giugno 1841 nelle acque di Capo Calvo, ad est dell’Isola d’Elba, è stato anche il primo in cui si è frugato nelle cabine passeggeri dell’area poppiera – nel rispetto delle fasi dell’intervento di recupero previste dalla Soprintendenza – e le sorprese non sono mancate. Quelle stesse cabine, abitate dai ricchi passeggeri del Polluce, erano state l’oggetto principale dell’incursione inglese del 2000: una benna da edilizia le aveva sfasciate, depredate e abbandonate sotto il fango. Lo scavo tra i resti delle cabine di lusso ha fatto emergere una quantità notevole di gioielli, anelli, orecchini, pendenti, orologi da tasca, una splendida parure in oro e perle con testa di serpente, pietre preziose e gemme, ma anche e soprattutto parti di altri preziosi o semplicemente di oggetti da toeletta che completano alcuni dei pezzi recuperati dai Carabinieri del nucleo Tutela Patrimonio Artistico tramite Scotland Yard ed ora a Firenze presso la Sovrintendenza. E’ il caso, tra gli altri, di una parte di una collana d’oro di alta fattura, molto più lunga della già abbondante porzione restituita dalla polizia londinese eppure ritenuta al momento quasi intera, o dei coperchi in ceramica della crema di bellezza marca “ Kernot’s” di cui la Soprintendenza aveva potuto recuperare i contenitori. Pezzettini di storia anche privata ed intima, che aprono però un nuovo possibile capitolo della storia, per troppe parti ancora strana e misteriosa, di nave Polluce e del suo leggendario tesoro. Questi ritrovamenti inducono a pensare che il saccheggio del relitto, operato in maniera brutale, sia stato anche particolarmente raffazzonato nell’esecuzione e che i predatori si siano dovuti “ accontentare” di quello che un rozzo strumento come la benna, incapace di scavare, poteva artigliare e tirare fuori. Anche i Carabinieri del TPA ne sono convinti. Gli stessi tecnici di Marine Consulting, professionisti delle profondità, hanno incontrato difficoltà notevoli nelle operazioni, non solo per le difficoltà insite in un cantiere posto a 103 metri di profondità, dove ci si muove al rallenty, nel buio e privi di orientamento personale, ma anche per le caratteristiche del fondale. Non più sabbia e poi fango molle, come nelle primissime fasi, ma uno strato di fango duro e compatto, una marna che imprigiona lo scafo per quasi 2 metri e fa soffrire anche le potenti sorbone che cercano di scavarla. Da Porto Azzurro hanno finito di andare a setacciare fango, l’operazione di recupero è finita. Il bilancio “ in solido” parla di più di 6500 monete recuperate, quantità equivalente a quella resa dagli Inglesi, con pezzi di particolare rarità che fanno schizzare il valore complessivo a più di mezzo milione di euro, e di una discreta quantità di gioielli e monili. Un bell’inizio per una esposizione museale sull’Isola, anche se è mancato il grande evento mediatico: la cassaforte di bordo dorme ancora sotto il fango, l’oro del Polluce non si sa ancora se c’è, la grande ruota e la macchina a vapore vorrebbero riguadagnar terra... ma “questo è uno scavo archeologico e non una caccia al tesoro”, come bacchettò a suo tempo la Soprintendente Pamela Gambogi. Soprintendente che si dichiara soddisfatta dell’esito dello scavo, “ soprattutto per il metodo utilizzato, per la prima volta in Italia ed a queste profondità”. “Tutto il personale si è trovato ad operare in una situazione nuovissima, con quasi tutto da inventare, compreso il fondamentale sistema di quadrettatura dell’area di scavo su quel fondale, che è stato risolto con l’utilizzo di cavi d’acciaio saldati. Abbiamo sperimentato e collaudato una nuova tecnica di scavo di un relitto con risultati positivi – prosegue la Gambogi – e la responsabilità illimitata sulle operazioni ha permesso il lavoro in tranquillità”. Il mare dell’Elba come una palestra, visti i buoni risultati si potrebbe pensare in tempi brevi ad una nuova “ Operazione Polluce”, per mettere un punto fermo su un mistero lontano 164 anni. “ Per concludere lo scavo occorrono finanziamenti – è la risposta. L’unica strada da percorrere è di nuovo quella di una sinergia tra gli Enti e tra i diversi gruppi che si sono affacciati sui bordi vetusti del Polluce.


Polluce ultima serie  2 crema

Polluce ultima serie 2 crema

Polluce Ultima serie 1 Campana

Polluce Ultima serie 1 Campana

Polluce ultima serie 3  Moneta retro

Polluce ultima serie 3 Moneta retro

polluce ultima serie 4  orologio

polluce ultima serie 4 orologio