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La ricetta per applicare Kyoto in Italia

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 27 ottobre 2005

Greenpeace, ISES Italia, ISSI, Kyoto Club, Legambiente, WWF, ANEV, Acli Anni Verdi, AIEL , ANAB, APER, Assolterm, Coldiretti, FIPER, ITABIA, Rete Lilliput, Sinistra Ecologista "Kyoto si può. Subito in finanziaria, altrimenti arriveremo ultimi" Associazioni ambientaliste e produttori d'impianti per rinnovabili presentano la ricetta per applicare Kyoto in Italia Il Protocollo di Kyoto si può fare, e subito. Proposte concrete per cambiare la politica energetica in Italia, ridurre l’uso dei combustibili fossili e la dipendenza della nostra economia dall’estero, incentivare lo sviluppo tecnologico creando migliaia di nuovi posti di lavoro sono state presentate da un vasto tavolo di associazioni ambientaliste e associazioni di produttori di impianti per rinnovabili, riuniti tutti insieme per la prima volta per avvicinare il nostro Paese agli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Miglioramento dell’efficienza energetica negli usi civili e industriali, sviluppo delle fonti rinnovabili, qualificazione energetica dell'edilizia, mobilità e trasporto sostenibili. Il tutto da realizzarsi attraverso programmi di incentivazione, defiscalizzazioni, politiche mirate e campagne di sensibilizzazione e informazione a livello locale. Sono questi alcuni degli interventi proposti al governo dalla piattaforma che rende operativo il “Patto per Kyoto” sottoscritto dalle associazioni e presentato oggi a Roma in conferenza stampa. I promotori ne sottolineano in primo luogo i vantaggi: con opportune misure di risparmio è possibile ridurre ogni anno la domanda energetica di almeno il 2% per il settore privato e del 3% per il settore pubblico, con potenziali di risparmio nel settore residenziale che in Italia sono del 50%. Nel campo delle energie rinnovabili, la grande potenzialità italiana è praticamente inespressa: sfruttando in pieno tutta la superficie esistente dei tetti per il solare fotovoltaico, l’Italia potrebbe coprire oltre due terzi dell’intero fabbisogno elettrico italiano (circa 200 TWh/anno). Per l’eolico, la fonte energetica in maggiore crescita a livello mondiale, l’Italia è ancora in forte ritardo (appena 1.600 MW installati), eppure la ricerca tecnologica consente di rendere competitivi dal punto di vista finanziario sia impianti di grandi che di piccole dimensioni. “Benché l’Italia sia in netto ritardo sulle procedure di applicazione, il Protocollo di Kyoto si può rispettare – dicono le associazioni -. Servono, da subito, soluzioni radicali e il documento presentato oggi contiene proprio proposte e indicazioni costruttive che possono essere applicate sin da ora e inserite nella Finanziaria in discussione. Un passo di estrema importanza è sicuramente quello di arrestare la tendenza costante ad accentrare la produzione energetica in grandi impianti, puntando invece sulla generazione distribuita in impianti di piccole e medie dimensioni capaci di recuperare calore e, dunque, di conseguire rendimenti superiori alle centrali tradizionali”. “La nostra economia, più ancora che nel resto d’Europa – proseguono le associazioni - , continua a basarsi su logiche non sostenibili, di dipendenza dai combustibili fossili, fuori da ogni prospettiva di cambiamento. Così, a fronte di un impegno di riduzione del 6.5% entro il 2012, rispetto ai valori del 1990, il nostro Paese ha invece superato del 12% i livelli di emissioni di gas serra”. “Tutto questo a soli 7 anni dalla scadenza del primo periodo di adempimento del Protocollo – concludono le associazioni - ma questa strada si può invertire: investendo in energie pulite per tagliare tanto le spese per i combustibili fossili, quanto le emissioni di anidride carbonica e i costi associati al loro incremento”. Il documento contiene proposte concrete che possono essere introdotte già nella prossima Finanziaria: nel campo dell’efficienza energetica le associazioni chiedono di aumentare del 2% annuo gli obblighi dei certificati bianchi previsti dal DM 20/7/2004 di risparmio per gas ed elettricità nel secondo quadriennio, e promuovere i criteri per la certificazione energetica degli edifici: lo standard Green Light, ad esempio, permette di ridurre del 30% i consumi rispetto alle tecnologie standard di illuminazione. Nel campo del solare fotovoltaico, con uno scenario nel quale l’Italia ha una potenza installata circa 25 volte inferiore rispetto a quello della Germania, nonostante il 50% in più di insolazione annua, si chiede di innalzare ad almeno 300 MW al 2010 l’obiettivo posto dall’attuale decreto e stabilire adeguati programmi di incentivazione come avvenuto in Germania, con la riduzione dell’IVA per gli impianti fotovoltaici. Analoghi programmi di promozione e incentivazione a livello nazionale vengono richieste per il solare termico, inclusi riduzione dell’IVA e, a livello locale, dell’ICI per chi installa impianti solari. L’Italia (appena 550.000 m2 di collettori installati, contro gli 8 milioni di boiler elettrici ancora in uso) è lontanissima dal raggiungere gli obiettivi del Libro Bianco dell’Energia, che prevede 3 milioni di m2 di collettori installati al 2010, nonostante una tecnologia matura, affidabile e dai costi contenuti. Nel campo dell’eolico, c’è bisogno soprattutto di linee guida e di regole per gli impianti, per impostare politiche regionali coerenti. L’Italia, con 1.600 MW installati, è tra gli ultimi posti in Europa: necessari programmi di incentivazione ma anche campagne di informazione ai cittadini. Nei trasporti, comparto che da solo contribuisce al 25% del totale delle emissioni di gas serra, le associazioni chiedono di stabilire standard sempre più elevati per le emissioni, dare priorità agli investimenti pubblici, alla rotaia e al cabotaggio ma anche alle nuove forme di mobilità (car pooling, car sharing) attraverso incentivi alla mobilità sostenibile. Infine le associazioni chiedono di promuovere l’uso delle biomasse, soprattutto per produrre energia elettrica e calore in impianti a cogenerazione. Questi sistemi presentano bilanci energetici estremamente positivi a condizione che la biomassa utilizzata sia prodotta nel raggio di poche decine di chilometri.


pannello solare

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