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A sciambere: La Pagina Perduta

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 20 marzo 2003

Noi che abbiamo cominciato a scrivere per i giornali quando i pezzi si dettavano agli stenografi, e non esistevano neppure i fax (figuriamoci le e-mail!), ci stupiamo un poco tutti i giorni per quello che ci consente oggi l’informatica, per come agevola il lavoro dello scrivere. Nella stessa maniera ci arrabbiamo a dismisura quando la miracolistica tecnologia ci tradisce, quando la potente e fragile macchina “ce lo mette di poppa” (gergale marinaresco per “ci sodomizza”) ci fa lo scherzo di cancellare, con un semplice guasto, due ore passate a pestare sui tasti che svaniscono nell’etere nel nulla, ricordandoci che sono instabili elettroni a comporre le lettere che vediamo sullo schermo. Un tiro mancino che la nostra cara vecchia e superatissima Lettera 22 Olivetti non ci avrebbe mai fatto. “C’est la vie” (neppure questo Assessore? Selavì .. vediamo che ha capito (forse) ora) inutile piangere sul latte cagliato, come direbbe lei, ripensare a quanto ci era venuto bene parlare di un patetico vecchio giovanilista e bavoso signore del mondo che provava le smorfiette davanti alla telecamera mentre lo pettinavano in attesa di dire: “Del pianeta faccio ciò che voglio” Inutile rammaricarsi per quanto ci era fluidamente scivolato dalle dita per raccontare di un altro patetico satrapo di Bush formato mignon, anch’egli epidermicamente trattato come un vetusto puttanone, che grottescamente simula col cerone una gioventù andata via con le nevi di un tempo (Consigliere questa non la capirà mai, si rassegni ad essere quel caprone che è, bruchi). Inutile anche pensare a quanto incisivi eravamo stati nel trattare il tragico giullare che si atteggiava davanti alla telecamera della Camera, dopo aver giocato a fare lo statista con la vaglia culturale, la levatura morale gli atteggiamenti ed il linguaggio di un animatore di villagi turistici. Non riusciremo più a raccontare del “compagno” Ferdinando Adornato passato, immaginiamo disinteressatamente, sotto la munifica cappella del nano borioso nel quadro della campagna “Mezzo cervello presentabile per Forza Italia” e del suo arrampicarsi sugli specchi della retorica come un avvocaticchio delle cause perse difendendo un governo vassallo ed indifendibile, scavalcato a sinistra dal fascista Teodoro Buontempo (detto Er Pecora) che per lo meno si è astenuto, sulla proposta indecente di dire “sì” a questa guerra ingiustificata, se non dagli interessi di chi prima ha armato e pagato il macellaio di Bagdad, di chi comprensivamente gli ha fatto massacrare e gasare Curdi, Sciiti e Iraniani ed ora contro di lui muove una crociata per la democrazia . Non serve a niente Sì eravamo stati molto irriverenti, poco divertenti forse, perché incazzati come siamo con questa banda di nostrali cialtroni, più che spirito ci viena da sprizzare stricnica, curaro. Ci ricordiamo che avevamo terminato però, per non evitare l’accusa di essere filo-arabi e dimostrare la nostra buona fede, scegliendo una citazione di un poeta americano e per giunta di famiglia ebrea: Robert Zinnermann più noto con il nome d’arte di Bob Dylan. Traduciamo a braccio, scusate gli errori ed i versi dimenticati, ma non crediamo di tradire il messaggio: Fatevi avanti voi Signori della Guerra Voi che costruite gli aerei di morte e le grandi bombe Dovete sapere che posso vedere attraverso le vostre maschere Non avete saputo fare altro che costruire la distruzione Voi giocate con il mio mondo come fosse un vostro giocattolo Mi mettete un fucile tra le mani e vi nascondete dietro le vostre scrivanie Ma scappate via correndo veloci quando fischiano cattive le pallottole Spero che crepiate, e che crepiate presto Seguirò il vostro funerale in un pallido pomeriggio Vi accompagnerò fino al vostro letto funebre E mi siederò sulla vostra tomba per essere sicuro che siate davvero morti. Più o meno questo avevamo scritto


Bob Dylan

Bob Dylan