Martedì scorso, dopo aver assistito alla messa in scena de “La Divina Trag(g)edia”, una cara amica, reduce dalla sua prima performance come attrice, mi ha chiesto di scrivere qualcosa sullo spettacolo al quale avevo appena assistito. Malgrado la mia impreparazione tecnica in merito (non sono certo un critico…), ma essendo una grandissima amante del teatro e di tutte quelle forme espressive (professionistiche o meno) che prendono vita sulle tavole di un palcoscenico, ho accolto l’invito con entusiasmo, e non solo per l’amicizia che mi lega, da anni, alla “spregiudicata” debuttante e ad altri straordinari elementi di questa neonata compagnia teatrale, tutta made in Elba o quasi. “La Divina Trag(g)edia”, parodia del sommo poema dantesco, messa in scena al Teatro dei Vigilanti a Portoferraio dall’ormai imprevedibile e sempre attivo gruppo elbano delle “Mukke Pazze”, ha riscosso un giusto ed ottimo successo, lasciando tutti favorevolmente impressionati. Premetto che dello spettacolo sapevo ben poco, malgrado la regista, Francesca Ria l’unica professionista della variegata “ciurma”, fosse anch’essa mia amica e compagna di canto con cadenza settimanale. Quel poco che sapevo era limitato quindi alle deduzioni tratte da qualche breve e generica frase del tipo: “no, non possiamo vederci, domani ho le prove dello spettacolo”, “sì, vediamoci dopo cena, dopo le prove a casa di Federico…”. Più o meno, tutto qui. E Federico & Co. anche questa volta hanno fatto centro. Perché quello che hanno messo su, con tenacia, sacrificio, pochissimi mezzi e molto spirito goliardico, è forse la prima vera e propria commedia satirica realizzata negli ultimi anni all’Elba, da un gruppo di improvvisati ma motivati autori/attori “nostrani”. Un viaggio surreale nei tre regni dell’aldilà, un’idea azzeccata che ha saputo accostare momenti di satira politica e sociale piuttosto netti, a momenti di ironia più garbata e sottile, come quelli relativi a temerarie interpretazioni caricaturali di personaggi ben noti sull’isola. Uno per tutti lo straordinario traghettatore d’anime, Caronte per gli amici Vincenzo, che, con battute e gags degne di professionisti ha travolto il pubblico, che non ha potuto far altro che abbandonarsi a grasse risate e a calorosi applausi. Straordinari anche i due personaggi di Bercoglioni e del ministro Cerumi, ben interpretati ed imitati anche nella tonalità della voce e nell’uso delle tipiche locuzioni ed espressioni verbali. Tra i personaggi caratteristici anche uno che impersonava un altro nostro amico, Michele Alessi dell’associazione “I ragazzi del canile”, con al guinzaglio due invisibili cagnolini, due nostri attuali amministratori che, per la legge del contrappasso, si trovano a trascorrere l’eternità nella forma di quei simpatici e fedeli animali, che tanto hanno avversato in vita. Ma bravi tutti, da Marta Dini, una maliziosa sirena, a Maurizio De Pasquale il suo gelosissimo fidanzato Ulisse Di Itaca, siciliano purosangue, e ad Arnaldo Gaudenzi uno pseudo-satana un po’ burlone. E brava anche a Sabrina, tanto timida quando intraprendente ed inaspettata “Beatrice la pittrice”, vera mangiatrice di uomini, di angeli e di tutto quello che passa il conv… ops… il Paradiso. Un plauso a Francesca, che oltre alla regia ha fornito la sua consulenza per i testi scritti da Federico Regini, e a tutti per la straordinaria voglia di regalarci qualcosa di diverso, che prima ci fa ridere e dopo, grazie a contenuti e spunti intelligenti, ci fa sempre riflettere un po’…