Caro Sergio, ho letto delle tue dimissioni dai DS – benvenuto nel club – che, rispetto alla diaspora silenziosa di molti, hanno fatto naturalmente rumore. Nelle risposte di alcuni compagni mi hanno colpito il senso di “perdita” di “lutto”, come se uscire da un partito che ormai non ha più nulla di ideologica sacralità fosse una specie di “peccato” e non la naturale presa d’atto che politica, atteggiamenti, prassi non corrispondono più, semplicemente e laicamente, alle aspettative di un individuo con una lunga storia politica e culturale che non vede più in quel Partito lo strumento adatto per cambiare – o lasciare così come sono – la società, i rapporti di potere ed economici. Vedo nelle risposte e nei rammaricati pensieri di alcuni compagni una nostalgia del Partito-società che i DS non sono – fortunatamente – più e una raccomandazione a non mollare una comunità politica anche se non ci si ritrova, ancora nella convinzione che lì ci sia la giustezza e gli sbagli vadano comunque accettati in nome di un percorso che, comunque, porterà a qualcosa di migliore. La verità è che chi vota a Sinistra vive un’inadeguatezza di rappresentanza, ormai non dice più sono di questo o quel Partito, ma dice “sono di Sinistra” e poi scegli quel che passa il convento, quasi mai convinto di scegliere il meglio, ma il meno peggio. Non c’è più alcuna delega fiduciaria, anche se i nostri partiti fanno finta di non accorgersene. La verità è che i partiti all’Elba non contano più nulla – sia a Sinistra che a Destra – e, quando va bene, svolgono il ruolo e comitati elettorali di liste fatte in gran parte da altri e di notai di scelte subite – a volte pesantissime e di “destra” dal punto di vista economico e di uso del territorio – di Maggioranze Comunali nelle quali non svolgono nessun potere reale. Tanto per fare dei numeri: i DS, il più grosso partito dell’Unione, hanno un solo Sindaco nel Comune con meno abitanti, nel resto dell’Elba – ad esclusione di Portoferraio che è un caso a se - , dove non sono all’opposizione, appoggiano Giunte nelle quali il loro “potere” politico e di orientamento delle scelte è da molti anni prossimo allo zero. Ma nei messaggi di condoglianze per la tua partenza e nella polemica sulle scelte ambientali ed urbanistiche, viene più volte fuori il fantasma di una Sinistra “radical shic” che tenterebbe di condizionare e contrastare una Sinistra concreta, popolare e che fa le cose, si sporca le mani e si assume coraggiosamente responsabilità anche di vere e proprie nefandezze ambientali. Vorrei sapere: cosa sono e chi sono questi “radical chic”: fuori i nomi ed i cognomi, perché io non conosco, non frequento e non ho mai amato politicamente nessun “radical chic” e vorrei sapere chi sono questi nostri improbabili, subdoli e misteriosi alleati. Comunque, per parlare di cose serie, ti mando una delle cose più belle che ho letto sull’”essere di sinistra”, scritta per “Internazionale” da John Berger: “Dieci dispacci a proposito di luoghi”. Un diario di viaggio che parla a noi viaggiatori della sinistra confusa, ma almeno sicuri di una o due cose. Fai un gioco, ogni tanto sostituisci luoghi e parole esotiche con “Elba”, vedrai che questo scrittore parla della globalizzazione, di potere, di come si orienta l’opinione pubblica semplificando il complicato e riducendola a semplici consumatori, e quindi anche di quello che sta succedendo da noi senza che molti di Sinistra se ne accorgano, senza che ci sia una risposta di “sinistra”. Ma attento: non vorrei che John Berger fosse anche lui un “radical chic”. Umberto Mazzantini Caro Umberto Per ragioni di spazio ho impaginato il brano di Berger (davvero di una eccezionale lucidità) nella rubrica "Approfondimento" di questo numero di Elbareport. Per quello che hai scritto un grazie è poco. Carissimo Direttore la decisione di rendere pubblica la sua scelta di dimissioni dai DS mi lascia alqualto perplesso sul metodo e sospettoso sul fine. Le motivazioni addotte pur legittime mi paiono tardive, infatti già dall'ultimo Congresso era chiara la linea dei DS. Inoltre per le stesse ragioni per le quali lei trova preoccupante lo scivolamento a posizioni "riformiste" molti scelgono i Ds non li lasciano! L'unico aspetto che condivido è il giudizio sui dirigenti elbani diessini che non solo in questi anni hanno dimostrato un assoluta incapacità di assumere posizioni politiche coerenti con la linea regionale nazionale del partito e, su vicende rilevanti che interessavano il territorio elbano, hanno oscillato dal silenzio compromissorio, a trasformismi di comodo, decisioni poco trasparenti e moralmente assai discutibili, come il dimensionamento dei piani urbanistici, e la stessa selezione dei gruppi dirigenti locali ed amministrativi nella formazione delle liste elettorali e delle Giunte. Spero che la rinuncia alla adesione al Partito non si traduca in un disimpegno politico e morale, il territorio elbano, all'inizio di un rinnovamento possibile espresso dai Peria ed Alessi, ha ancora bisogno di una forte spinta e Lei può dare un contributo fattivo ed auspicabile in tale senso. Elio Bianchi-Residence Le Caviere-Campo nell'Elba Caro Sig. Bianchi Sul metodo: credo che chi ogni giorno si espone raccontando dei fatti abbia una sorta di obbligo morale, se ha una casa politica, di dichiararla, se la lascia di farlo sapere a chi ogni giorno lo legge; Sul fine: Nessun altro fine che contribuire ad un dibattito politico, scopo mi pare parzialmente raggiunto. Volevo fare il giornalista da grande (come altri il pompiere o il medico), ci sono riuscito sia pure in un modesto ambito, non ho altri talenti o altre ambizioni, creda; Sul rischio di disimpegno: Lo ritengo, compatibilmente con la tenuta fisica ed un normalmente lento avviarsi verso il rincoglionimento, assai poco probabile ancora per qualche anno. Per il resto la rimando alla lettura della risposta ad Angelo Drusiani in controcopertina.
mazzantini umberto legambiente
carta penna calamaio
Macchina da scrivere