Noi del gruppo consiliare del centrosinistra riomarinese non siamo né con il sindaco Bosi, né contro la collega Fasola. Siamo per lo sviluppo del paese e per sfruttare una concreta opportunità per Rio Marina. Non riesco a comprendere perché qualcuno si ostini a parlare di “ecomostro”: chi lo fa è forse tratto in inganno dal fatto che il progetto del “Villaggio-Paese” prevede circa 45.000 mc – il che è vero – ma oltre alle carte si deve conoscere la realtà su cui si dovrà operare. L’intervento, se realizzato, bonificherebbe e risanerebbe l’ambiente: sulla collina della ex-bisarca, infatti, “l’impatto ambientale negativo” si è avuto già negli anni ‘50/’60 con le società Ferromin e Italsider Miniere le quali, con la complicità di tutta la società civile, si arrogarono il diritto di costruire e realizzare ogni sorta di scempio edilizio. Allora contavano solo i posti di lavoro. E chi creava nuove opportunità, investendo per creare occupazione ed assicurare continuità, veniva applaudito. Innanzitutto, il lavoro. Si usciva dagli anni duri della guerra, e quindi c’era da ricostruire; non c’erano regole, né limitazioni: come dire, non c’era attenzione, allora, allo “sviluppo compatibile”, né la salvaguardia dell’ambiente era al primo posto. Tanto tempo è trascorso, ed oggi – con il “Villaggio-Paese” - si può risanare una ferita rimasta per troppo tempo aperta, dalla chiusura delle miniere; se si interviene a bonificare la zona, togliendo le vecchie lamiere ed i vecchi travi rugginosi, trasformando volumi fatiscenti – ma esistenti -, magari lasciando tracce di una cultura mineraria, dei suoi modi e processi di lavorazione, di quel pezzo di storia (vagli, silos, testimonianze di archeologia industriale di oltre mezzo secolo fa). Magari valorizzando l’insieme, con soluzioni tipo percorsi di un pezzo di museo minerario a cielo aperto; un momento di curiosità “diversa” all’interno di un villaggio turistico. Questo progetto per Rio Marina può divenire una concreta opportunità: abbiamo a disposizione volumi esistenti da recuperare e trasformare con diversa destinazione d’uso. A Rio Marina, è noto, c’è carenza di strutture ricettive alberghiere: se si bocciano queste occasioni, non vediamo come sia possibile parlare di sviluppo e di rilancio dell’economia turistica. Si tenta forse di continuare sulla stregua di un’Elba a due facce, quella del versante occidentale stracolmo di turisti e quella del nostro versante alla deriva…che raccoglie le briciole. E’ necessario riequilibrare una disparità da troppo tempo ignorata, nel rispetto degli standard urbanistici, del verde e dei parcheggi. Rinnovare e investire per lo sviluppo locale: questa è la sfida per Rio Marina.
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