Forse una lite alimentata dai fumi dell'alcol degenerata fino a che è spuntato tra le mani di uno dei contendenti un'arma da taglio, forse uno degli artigianali e vietati coltelli che qualche detenuto è uso fabbricarsi di nascosto. E poi i colpi vibrati alla gola risultati fatali. Probabilmente così è morto nel pomeriggio di martedì 23 Agosto, nel carcere di Porto Azzurro, Alberico Somma quarantasettenne originario di Salerno ma successivamente abitante ad Asti. L'omicida deve avere realizzato subito dopo, non si sa se da solo o aiutato da qualcuno, ha cercato di far sparire le tracce del crimine, ha perfino lavato il corpo del salernitano, per trascinarlo poi fino alla sua cella e lasciarlo lì sul pavimento. Così o poco meglio di così ha cessato di vivere Somma, muratore ad Asti, incensurato fino alla sera del 30 Dicembre 1995 in cui uccise la moglie trentaquattrenne ed il figlio di 11 anni e poi cercò di togliersi la vita sotto l'albero di Natale risparmiando solo la figlia di 14 anni che quella sera dormiva da un'amica, ma che salvato e fu poi processato e giudicato "soltanto" semifolle, ed iniziò l'odissea carceraria che lo condusse nel 2001 a Porto Azzurro. Scriviamo nella notte mentre nell'istituto di pena stanno operando, coordinati dal Sostituto Procuratore Anna Cortellacci i Carabinieri del nucleo scientifico ed i loro colleghi della Compagnia di Portoferraio. Sotto esame la cella e la sezione in cui è collocata che ospita una quindicina di reclusi. I vertici della casa circondariale non hanno voluto commentare il fatto. Attualmente il carcere di Porto Azzurro, che ha un regime molto aperto e vede carcerati solo detenuti comuni, ospita circa 220 persone e risulta sottoutilizzato perchè vi sono alcune sezioni in fase di ristrutturazione. Il Carcere è diretto dal Dott. Carlo Mazzerbo che nel precedente incarico a Gorgona aveva avuto la sfortuna di incappare in due omicidi tra i detenuti compiuti nell'arco di pochi mesi. Ma va anche sottolineato che quello di Porto Azzurro è un istituto che ha registrato storicamente un basso numero di violenze, non si può quindi ricondurre l'episodio al clima della Casa di Reclusione longonese. Il Somma che si trovava da 4 anni circa a Porto Azzurro, appariva come una persona tranquilla ma dal carattere molto fragile. Piuttosto dedita al bere, la vittima dell'omicidio, anche se scherzava spesso con tutti non aveva amicizie molto radicate con gli altri detenuti, e dedicava parte del suo tempo nelle attività agricole svolte nelle pertinenze dell'Istituto di Pena.
carcere porto azzurro