Siamo alla Linguella in uno dei rarissimi momenti di attesa proposti da Gizmo, giusto il tempo per pensare a quanto unica e affascinante sia questa scatola magica per spettacoli che ha per tetto le stelle. Giusto il tempo per ricordare, con una punta di orgoglio, di essere stati tra quelli che scoprirono venticinque anni quasi esatti fa, questo spazio come teatro, anzi di aver scritto e allestito quello che è stato il primo spettacolo della storia alla Linguella. Poca cosa rispetto al magnifico suonare di stasera, infima cosa rispetto alla storia di cui è stato testimone questo cortile: i fasti dei nobili romani che vi lasciarono mosaici, la vita del pescatore che sulle rovine della villa piantò la sua medioevale capanna che gli archeologi avrebbero scoperto secoli dopo, e poi la fortificazione della lingua estrema di roccia con cui termina la spirale di Portoferraio dedicata a Cosimo. E il ruzzolare, pensavamo, successivo: dalla visita di Napoleone alle strazianti urla di Domenico Passannante, mancato regicida impazzito nella Torre del Martello che sovrasta il cortile che fu misurato a passi da Sandro Pertini e Girolamo Li Causi e poi ancora il lugubre fischio e lo scoppio delle bombe ora tedesche ora americane che massacravano La Linguella e Portoferraio. Un altro terzo di secolo ed poi appunto quel tornare dai grandi eventi alla storia minima quotidiana, nel caso anche personale, tipo quella del pescatore che si era trovato gli splendidi mosaici per pavimento. Ci trovammo questo posto, carico nel bene e nel male di umanità, da trasformare in ingenuo teatro, con dei ragazzi fantastici come sanno essere gli isolani quando smettono di fare i violini solisti e fanno squadra. Quei ragazzi che piantarono un semino .. il semino di questo splendido teatro, e di cui saremo orgogliosi .. sempre. Sarà per questo che quando ci troviamo al cospetto di qualcuno che sbarca con il piglio del colonizzatore, quando ci arriva il convinto di sé che pretende di insegnarci a vivere, l'arrogante che ci chiede il curriculum, forma rovesciata ed equivalente (solo un po'più farisaica) di "Lei non sa chi sono io", ci viene una insopprimibile voglia di mandarlo affanculo.