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Il Centrosinistra dell'Arcipelago tra il referendum e le politiche del 2006

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 15 giugno 2005

Il centrosinistra ha pochi mesi di tempo da utilizzare per dimostrarsi capace di assolvere al ruolo di forza di governo, su questo deve concentrarsi mentre archivia un referendum che ha gestito male (anzi non ha gestito affatto), e sul cui desolante e disimpegnato esito il governante fallito di Arcore tenta di costruire una difficile "reconquista" dell'elettorato, dopo aver messo in ginocchio l'economia di un paese. Comunque per vincere il prossimo decisivo scontro, per non correre il minimo rischio di perdere perfino con questo Berlusconi, occorre che il centrosinistra ritrovi una unità di intenti, che non ci sarà se la sua frastagliata dirigenza nazionale non riceverà una potente spinta dal basso, dal popolo del centrosinistra che si è sostanzialmente rotto le palle di perdere e si è rotto le palle degli scontri fratricidi, delle bizze da primadonna, del perseguimento di posizioni di potere mascherato da questioni di principio. Una frazione (minima) di quel popolo vive nella Toscana insulare e deve contribuire alla navigazione di questa barca spingendo questa remare per quanto gli compete. Per prepararsi ad un buon risultato alle politiche nell'Arcipelago bisogna, per cominciare, capitalizzare il lavoro condotto in occasione delle amministrative e nell'azione di governo locale che ne è seguita: a partire dalle necessarie correzioni (eventualmente in contemporanea con cambi di squadra) laddove l'azione amministrativa è risultata lacunosa e/o incoerente rispetto al patto con gli elettori. Ma più ancora a nostro parere, conterà il recupero di quel "tavolo di confronto" all'interno del centrosinistra elbano che ha condotto alla conquista della maggioranza dei comuni da parte di liste dei partiti o civiche, comunque correlabili al centrosinistra. Non si tratterebbe di affrontare una discussione epocale, produrre centinaia di pagine di analisi e programmi che finirebbero per essere (forse) lette dagli addetti ai lavori, ma molto più semplicemente e sinteticamente di prepararsi al confronto con chi correrà per il centrosinistra nel nostro collegio, presentandogli (o presentandole), in luogo degli usuali libri dei sogni, un "pacchetto del possibile" di proposte che leghi strettamente il deputato (ed il senatore) a questa parte del suo collegio, durante il suo mandato, per chiarire quelle che sono le aspettative e le richieste delle comunità insulari da rappresentare in sede di governo nazionale. E se il "tavolo" funzionasse anche per contribuire alla individuazione di chi ci dovrà rappresentare in parlamento, affiancando un po' di partecipazione di base isolana al naturale lavorio romano, fiorentino e piombinese delle segreterie politiche, non troveremmo affatto la cosa disdicevole. Un simile concreto lavoro tra l'altro servirebbe a cementare il centrosinistra come unico motivato soggetto, più di quanto potrebbero cervellotiche (e sempre più improbabili) federazioni parziali tra le forze politiche del centrosinistra. L'importante comunque è che si ricominci presto, nell'Arcipelago, a parlare di politica con la "P" maiuscola, l'unica che vale la pena di praticare.


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