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Coluccia: il congresso dei DS elbani diventi un laboratorio politico

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 19 gennaio 2005

Caro Mauro Pacini, In fin dei conti Lorenzo Marchetti ha proposto che nella vita politica del partito (ci auguriamo, caro Sergio, aperta a tutti, senza suddivisione tra schierati, ospiti, infiltrati, sospesi, in purga ecc. ) non si cristallizzino schieramenti congressuali incomunicabili tra loro, ma bensì, partendo dai problemi concreti dell’isola, si producano impegno e responsabilità unitarie di tutte le componenti, maggioranza e minoranza del partito, a prescindere dalla recente collocazione congressuale. La tua risposta (oltre quella di sostegno e rafforzativa dell’A Sciambere ) la trovo eccessiva nella forma e nel contenuto: cosa vuol dire che la linea la decide la sola maggioranza uscita dal congresso? ( "spetti alla sinistra del nostro partito determinare la futura linea politica dei D.S. sull’isola…".). Intanto sarà cosa buona lavorare perché il prossimo congresso dei DS elbani diventi un laboratorio politico e ampiamente partecipato, che sappia parlare all’insieme della società Elbana. Sarà il modo migliore per ridare fiducia e speranza agli iscritti ai simpatizzanti, a tutti coloro che aspirano a riaprire una nuova fase di sviluppo e di modernizzazione dell’Isola legata ai valori ed agli ideali democratici di libertà e di giustizia sociale. La maggioranza vincente al recente congresso elbano, il cosiddetto correntone, legittimamente rivendica una responsabilità nei ruoli ed organismi dirigenti,anche se è da ritenersi altrettanto legittimo assicurare negli organi direttivi la presenza anche di chi è minoranza. Del resto lo stabilisce lo statuto e questa regola, di rispetto e riconoscimento democratico delle minoranze, dovrebbe trovare piena attuazione fin nella composizione dei direttivi di sezione (è e sarà così?). Ma oltre questi aspetti formali, pur importanti che Tu sollevi, credo che la richiesta di Lorenzo abbia anche un altro valore e significato, che ritengo importantissimo e cioè, come si costruisce un consenso (la cosiddetta maggioranza) effettivo e partecipato nel partito, in un organismo pluralista quale oggi sono i DS, dove vi sono e saranno sempre varie posizioni ed opinioni sui vari problemi che interesseranno la vita politica sociale ed economia dell’Isola. Ebbene, ci si trincererà dietro la maggioranza congressuale, perpetuata secondo una logica rigida di schieramento congressuale permanente o si consentirà una libera discussione e confronto che consenta di esprimere una maggioranza effettiva, anche se diversa da quella congressuale e questo, si badi bene, per individuare la soluzione migliore perché più condivisa e per questo anche la più unitaria ed efficace. Come si può capire è un modo diverso di come s’intende costruire il consenso intorno alle proposte che il gruppo dirigente porterà alla discussione: l’uno inteso come risultato di un confronto dialettico , libero e democratico e per questo più saldo e partecipato; l’altro, un consenso già dato per scontato, inteso come maggioranza già precostituita e per questo blindata, impermeabile al confronto ed al riconoscimento della validità di proposte che possono venire dalla minoranza. Se veramente si vuole, come Tu del resto dici, che il partito "….diventi un unicum di persone che lavora insieme, capace di dare concrete risposte ai (tanti) problemi che affliggono la nostra comunità…..", credo che convenga ricercare un consenso effettivo, democraticamente costruito e partecipato, rispettando ovviamente il ruolo di chi ha, per maggioranza, assunto le responsabilità di direzione nel partito. Ti saluto


Giuseppe Pino Coluccia

Giuseppe Pino Coluccia