L’essere, quale noi siamo, una Comunità Montana circondata dal mare, può apparire come una curiosa contraddizione, quasi un “ossìmoro” istituzionale” inventato per descrivere una strana creatura uscita dal cilindro di un distratto legislatore che, non si sa bene perché e come, abbia confuso due termini così distanti fra loro quali il mare e la montagna. In realtà la contraddizione è più apparente che reale, e non solo perché le condizioni di vita delle popolazioni residenti nelle isole sono molto simili a quelle di chi vive nei territori montani, ma anche perché essa può risolversi in una straordinaria opportunità di sviluppo sociale ed economico proprio per il valore della sua diversità. E’ in questa ottica e con questa convinzione che è venuta maturando l’idea di estendere la dimensione territoriale della Comunità Montana dell’Elba e Capraia all’Isola del Giglio e di Gorgona, divenendo Comunità dell’Arcipelago con indubbi vantaggi di immagine e di potenzialità operativa. Già fin d’ora, comunque, appare consolidato il principio che le Comunità Montane rappresentino la più collaudata forma di aggregazione di Enti locali su cui investire con strumenti di programmazione, coordinamento e promozione a livello comprensoriale. Da qui l’importanza del Piano triennale di Sviluppo Socio Economico che questa Amministrazione, in coerenza con gli impegni assunti all’atto dell’insediamento e d’intesa con l’UNCEM Regionale, ha affidato alla Soc. Polis di Sarzana nello scorso gennaio per portarlo all’approvazione dell’Assemblea unitamente al Bilancio di Previsione per il 2005. Il tempo disponibile non era molto, ma credo si possa dire che è stato ben utilizzato. Si trattava, recuperando un ritardo di alcuni anni (il precedente risale al 1998), di aggiornare il quadro conoscitivo della realtà insulare e di stimolare la più ampia partecipazione possibile alla formulazione di nuove proposte e indirizzi per una nuova idea di sviluppo. L’uso di una metodologia avanzata ha consentito, attraverso interviste personalizzate ed altre forme di contatto sul campo, di coinvolgere un ampio ventaglio di soggetti, dando senso compiuto ad un piano vivo e attuale, fortemente segnato da una partecipazione consapevole e tutt’altro che formale. Anche per questo e per quanto esso rappresenta di innovativo, abbiamo accolto la proposta dell’UNCEM per farne oggetto di un convegno regionale da svolgersi al più presto all’ Elba alla presenza di tutte le Comunità Montane della Toscana. E’ stato, quello sul PSSE, un lavoro intenso e impegnativo, che ha trovato momenti significativi di confronto ad ogni livello e che si è svolto in un periodo altrettanto denso di iniziative da parte della Comunità Montana su problemi di grande rilievo politico e sociale. Basti pensare alla complessa operazione che ha consentito il passaggio del settore idrico al gestore unico e agli accordi stipulati con gli Enti Locali e il mondo dell’impresa per la costituzione dello Sportello Unico per le Attività Produttive. Così come importanti sono stati i risultati conseguiti con il rilancio di Agenda 21 Locale, l’avvio di numerose gestioni associate di servizi intercomunali, l’identificazione dell’area per la costruzione del canile, le procedure per il censimento delle opere soggette a bonifica, gli interventi nel settore forestale, della sentieristica e dei beni culturali, il contributo sulle problematiche che interessano più in generale l’economia turistica e la qualità della vita delle popolazioni isolane.In altre parole ci siamo fatti carico, per quanto ci compete, di responsabilità vecchie e nuove per garantire un governo efficiente ed equilibrato del territorio. Il Piano di Sviluppo qui contenuto, sempre perfettibile, sintetizza e ordina questo sforzo e rappresenta, per la Comunità Montana, il qualificato strumento di programmazione che definisce con precisione proposte concrete, obiettivi, progetti. E’ un piano che punta sull’ ambiente, perché sia e resti integro e salutare, perché divenga sempre più la condizione essenziale di uno sviluppo sostenibile, creando nuove opportunità di lavoro e ricchezza e che per questi motivi abbia un futuro. E’ un piano che mette al centro le persone, per dare la possibilità ad ogni cittadino, qualunque sia l’età, di vivere dignitosamente, di avere cioè un lavoro e una casa, di poter studiare e curarsi, di non sentirsi abbandonato di fronte alle difficoltà e agli ostacoli che si presentano nella vita. Sappiamo bene che non è solo compito nostro e che ovviamente non potremmo mai farcela da soli, ma abbiamo anche la consapevolezza di dover svolgere, in quanto unico ente comprensoriale, una insostituibile funzione trainante. E’ in questo quadro che ci siamo sforzati di mantenere una visione complessiva dello sviluppo che non si pieghi solo alle esigenze dell’economia ma che consideri nella stessa misura anche quelle sociali, così come è emerso dal continuo e proficuo confronto che abbiamo avviato con quanti rappresentano un territorio variamente articolato come il nostro, un microcosmo ricco di intelligenze e di risorse umane troppo spesso trascurato e non abbastanza valorizzato. Vi sono questioni che solo attraverso una visione ampia e una sempre più diffusa e consapevole coscienza unitaria possono essere adeguatamente affrontate e risolte: dalla depurazione alle spiagge, dai piani urbanistici alla mobilità, dall’istruzione ai servizi sociali, dal paesaggio alla salute, dall’energia ai rifiuti. Fare sistema tra le istituzioni, in particolare dove vi è frammentazione amministrativa, è il motivo ricorrente del dibattito di questi ultimi anni; la Regione Toscana ha predisposto concreti strumenti per procedere su questa strada, attraverso Piani specifici per la Montagna o con strumenti incentivanti come le Gestioni Associate dei servizi comunali. Se si considerano, inoltre, la precarietà e le crescenti difficoltà che assillano la finanza locale, ancor più si pone l’esigenza, se non addirittura l’obbligo morale, di sedersi attorno ad un tavolo per dare vita a sinergie e a strumenti unitari di gestione comprensoriale, tali da liberare risorse preziose da investire in altri bisogni e per migliorare i servizi. E’ in questo scenario che ci accingiamo ad approvare il Piano triennale di Sviluppo Socio Economico sapendo che, in parte e consapevolmente, è anche un “libro dei sogni”, sia per l’imponente mole dei progetti che per le scarse risorse di una Comunità pressochè priva di autonomia finanziaria. Abbiamo però preferito raccogliere, accanto alle nostre, tutte le idee ‘comprensoriali’ venute da istituzioni, associazioni, cittadini, come fossero parti di una banca di progetti possibili e giusti, tali da dare un senso di marcia tangibile ad un tipo di sviluppo nuovo e sostenibile.
Alessi danilo squadrato