Il Sequestro operato dal Corpo Forestale dello Stato che ha rinvenuto in località S.Giovanni di Portoferraio di diverse centinaia di metri cubi di inerti provenienti da demolizioni illegalmente conferiti nell’area, ha portato alla luce un fatto di estrema gravità. L’ampia spianata che fronteggia il mare era stata destinata, in regime di emergenza, a raccogliere le sabbie, il pietrame ed altro materiale proveniente dal ripristino degli alvei dei fossi elbani dopo l’alluvione che aveva colpito l’Elba il 4 Settembre 2002. A tal fine la zona era stata opportunamente munita di avvisi e recintata dal Comune di Portoferraio. In attesa dei riscontri giudiziari, appare comunque evidente che qualcuno ha approfittato della situazione per scaricare dei rifiuti che non possono provenire certo da una modesta ristrutturazione edile (visto la loro entità) e che hanno comportato un buon numero di operazioni di scarico che non comprendiamo come possano essere sfuggite a chi doveva effettuare il controllo sulla qualità del materiale conferito. E restando nel Comune portoferraiese e sul fronte della attività del CFS sulla individuazione delle discariche abusive di inerti, nessuno si è accorto neanche del conferimento dei più di mille metri cubi di macerie che sono stati illegalmente stoccati nel capannone Ex-ATL (ed Ex-ILVA) che si affaccia sulla centralissima Via Carducci. Le due vicende ci pongono vari spunti di riflessione a partire dall’urgenza estrema di risolvere il problema dello smaltimento e del trattamento in loco degli inerti. Gli artigiani e le ditte che operano all’Elba nel campo dell’edilizia, pongono sempre più assillantemente il problema, non sono più tollerabili altri ritardi delle amministrazioni territorialmente e disciplinarmente competenti (Provincia e Comuni), poiché gli alti costi e le difficoltà del conferimento in continente, sono una oggettiva spinta verso l’illegalità. Altro ragionamento merita il capannone in cui si era organizzata una discarica cittadina. L’edificio a nostro avviso è da considerare un reperto (tra l’altro architettonicamente pregevole) di Archeologia Industriale, è cioè una delle rarissime residue testimonianze del passato industriale di Portoferraio e della sua cultura. Per questo non abbiamo condiviso gli intendimenti della Amministrazione Fratini né ugualmente di quella capeggiata da Ageno sulla destinazione dell’area, interventi che prevedono comunque lo smantellamento del capannone. Troviamo anche strano che la Soprintendenza Pisana non abbia sentito fino ad oggi l’esigenza di vincolare uno stabile unico e prezioso perché si possa leggere la storia architettonica, economica, sociale di un territorio. In ultimo chiediamo a tutte le Forze dell’Ordine ed in particolare ai corpi di polizia municipale dell’Elba di svolgere una più incisiva azione di vigilanza sui trasporti di materiale inerte in modo da prevenire la formazione di nuove discariche abusive.
ex deposito discarica sequestro
capannone ex atl lato viacarducci
discarica inerti san giovanni