Tra pochi giorni si celebra il 60° anniversario della Resistenza e della Liberazione Vorrei manifestazioni diverse da quelle che si sono svolte negli ultimi anni. Vorrei cioè che si andasse oltre il rituale, pur nobile, della ricorrenza per farne un momento di recupero della memoria, con atti più partecipati e vitali, capaci di coinvolgere innanzitutto le nuove generazioni. Ce n’è bisogno, io credo, per contrastare quel sottile revisionismo che si è insidiosamente infiltrato nel tessuto sociale e per evitare che si consolidi una pericolosa identità eversiva rispetto ai fondamenti della Repubblica iscritti nella Carta Costituzionale, non a caso minacciata oggi da stravolgimenti plebiscitari. Credo, cioè, che mai come ora ci sia bisogno di un richiamo forte alle radici democratiche e dunque resistenziali dell’Italia. La voce di coloro che sono stati i testimoni diretti delle tragedie del Novecento si fa naturalmente sempre più flebile, mentre i loro figli sembrano avere dimenticato cosa vogliono dire il fascismo, la deportazione, la guerra, i campi di sterminio, la fame, e i loro nipoti sembrano non immaginarlo neppure. C’è in corso, perché non dirlo?, un diffuso tentativo mediatico di appannamento e di manipolazione della memoria. E quando espressioni come “sotto il fascismo non si stava poi così male” o “i partigiani erano assassini e terroristi” o “i ragazzi di Salò avevano dei valori e credevano nella Patria” vengono sempre più accreditate nel senso comune, allora può accadere che i libri di storia diventino “sbagliati” e la commemorazione del 25 Aprile appaia una esercitazione retorica priva di riferimenti reali. Occorre fare appello alla coscienza popolare, ai cittadini democratici e soprattutto alle ragazze e ai ragazzi di questa nostra isola, perché quel giorno, nelle piazze di paese, ci siano anche loro e in tanti, insieme ai Sindaci, con i simboli e i rappresentanti della società civile e dell’unità nazionale. Vorrei che ci fossero perché occorre dire loro che a nessuno è consentito intaccare i valori che stanno alla base della Costituzione Repubblicana e che la libertà, come la pace, non è mai una conquista definitiva e che per questo va ogni giorno difesa e affermata. Mi piacerebbe, lunedì prossimo, partecipando alle manifestazioni, che insieme alle parole dell’Inno Nazionale si intonassero quelle di Bella Ciao, e che nei discorsi ufficiali dei rappresentanti delle assemblee elettive si annunciasse la programmazione di conferenze, mostre, concorsi pubblici e altre iniziative per riportare alla memoria eventi, persone, luoghi della lotta partigiana e antifascista. Un 25 Aprile vivo, dunque, capace di dare un senso a ciò che siamo, singoli e collettività, nel ricordo della nostra recente storia, per guardare con più fiducia al domani.
Ragazzi sinistra 25 aprile