Abbiamo assistito alla rappresentazione della "Buona Novella" di De André nel Duomo di Portoferraio ed è stata contemportaneamente una emozione intensa ed un'occasione raccolta. Il contesto architettonico, il luogo austero che forse nelle fasi iniziali ha un po' intimidito i bravi interpreti, organizzati dall'Associazione Culturale Giuseppe Verdi di Capoliveri, è stato infatti un valore aggiunto alla loro performance. Si è quasi immediatamente assistito alla "fusion" di canonico e apocrifo di laico e religioso ben rappresentato dal: "non posso chiamarti figlio di Dio - ma figlio dell'uomo - fratello anche mio", quella contaminazione positiva di cui avevamo trattato qualche giorno fa presentando lo spettacolo. Questa "novella" è stata ben raccontata e merita altri ascolti oltre già notevoli che ha registrato. Certo, come tutte le novelle potrebbe essere affinata "in progress" nel corso delle successive narrazioni, magari ridimensionando la prima parte narrata dal direttore artistico Tiberio Pangia (un po' esondante) e forse movimentandola, spezzandola con interventi di un altro narratore con un timbro vocale diverso (una donna?), affiancando a Carlo Ridi (che è stato molto bravo negli arrangiamenti, come chitarrista ed a cantare i pezzi più dolci) un altro solista maschile capace di "graffiare" dove il percorso musicale lo chiede, e forse usando le percussioni per dare un po' più di grinta ad un coro e ad una "band" peraltro molto ben diretti dal maestro Paolo Croci. Ma crediamo sarebbero aggiustamenti minimi rispetto ad un ottimo impianto dell'opera rappresentata, che ha il suo punto di forza nelle voci delle "soliste" Francesca Puccini, Francesca Messina, Rachele Puccini ed Antonella Rossato. Buono il lavoro compiuto dalla sezione degli strumenti a fiato (Leonardo Puccini, Diletta Ridi, Marta Capurro ed Alessia Conte) e degli altri musicisti Alessandra Puccini Piero Capurro e Sergio Orlandi, così come notevole deve essere stato il lavoro preparatorio dei coristi (Elisa Giacomelli, Lucia Messina, Moira Matta, Ilaria Casu, Domenico Puccini, Maurizio Censi, Mariano Marci ed altri già citati come strumentisti) una fatica che si è espressa in coordinamento, precisione, pressochè totale assenza di sbavature. Restano da citare audio e luci Lorenzo Puccini e Livio Bartolini che hanno usato i loro strumenti con la delicatezza imposta dal luogo. Quello che comunque ci piace in ultimo sottolineare è che, visibilmente, intorno al cantiere capoliverese in cui si è costruito lo spettacolo, si è cementato un gruppo di persone che forse potrebbe costituire l'ossatura di qualcosa che riesca a proporre (in questa morta gora culturale che è troppo spesso l'Elba) altre "buone novelle", altre occasioni di stare insieme ed emozionarsi pensando.
La buona Novella