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Die Insel Giglio di Luigi Salvatore d'Austria (seconda parte)

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : domenica, 30 gennaio 2005

“Sorge su di uno scoglio, isolato nel mare, alla estremità destra della spiaggia, la torre medicea, la più bella e meglio conservata delle 46 torri, che i medici avevano fatto costruire sulle coste toscane, a difesa dalle incursioni barbaresche. Il carattere ospitaliero degli abitanti, che hanno spontanea la simpatia per il forestiero, rendono assai piacevole il soggiorno a tutte quelle persone che conoscono l’isola, alla quale sono rimaste avvinte dai più cari ricordi. “Non si rimane insensibili al fascino, scrive Jack La Bolina, che la bellezza ruvida di questa terra esercita su chi la visita, e v’incontra, come accadde a me, la franca ospitalità marinaresca, con cui fui accolto dalla famiglia … che cortesemente mi ospitò nel soggiorno che feci a Marina e che ricordo con vivo piacere e gratitudine” (Jack La Bolina: L’ARCIPELAGO TOSCANO, Bergamo, Istituto d’Arti Grafiche, 1914). E giacchè abbiamo accennato all’uva del Giglio, riporteremo il giudizio dello stesso autore, nell’opera citata: “La vite produce uva di deliziosissimo sapore, migliore che le più pregiate uve da tavola, dolce quanto il biancone dell’Elba, ma di questa più carnosa”. Tutto ciò che riguarda gli usi e le notizie statistiche dell’isola non corrisponde più, in buona parte, allo stato attuale delle cose. Già nel breve spazio di meno di 30 anni, da quando quest’opera è stata pubblicata, noi possiamo costatare che non pochi mutamenti sono intervenuti anche in quest’isola, così solitaria e divisa dal continente. Viene spontaneo alla mente il detto dell’antico filosofo: Panta rei”: tutto scorre, tutto cambia. Onde render ragione di tutti i mutamenti sarebbe stato necessario fornire il testo di note numerose: cosa che avrebbe richiesto molto tempo e molto lavoro. Noi però crediamo che anche così, l’opera è quanto mai interessante per i giudizi che contiene, la ricchezza delle osservazioni, per la descrizione del paesaggio e perché ci offre un quadro fedele di storia retrospettiva; ed il nostro piacere, nel leggerla, è tanto più grande, in quanto possiamo confrontare lo stato attuale delle cose, con quelle di alcuni anni or sono. Può inoltre servire come punto di partenza per paragonare l’isola con il suo futuro sviluppo. Ma dei cambiamenti più importanti crediamo opportuno fare qualche accenno. La popolazione attuale ammonta a 2400 abitanti. Lo sviluppo della Marina va sempre più accentuandosi. Le sue abitazioni assumono un aspetto cittadinesco, talchè il Porto, con la sua spiaggia lunata, con le caratteristiche colline del Lazzaretto e del Castellare, che limitano e chiudono le sue estremità, con le sue case dai vivaci colori, ci si presenta come un quadro di una bellezza pittoresca. La pesca delle acciughe e delle sardine si può dire abbandonata. Ora la popolazione di Giglio Marina si è data al piccolo cabotaggio, per il quale impiega bastimenti di considerevole portata, e da cui ricava un reddito ben altrimenti rinumerativo. Continua l’emigrazione per le Americhe, a causa della scarsa produttività del suolo, resa ancor più misera ed incerta dalle vicende atmosferiche avverse. L’isola ha una strada rotabile, che unisce il Castello al Porto. Il molo ha una maggiore lunghezza, e l’Arciduca vedrebbe oggi attuato il suo desiderio, che si collocasse una boa all’imboccatura del molo, per ancorarvi il piroscafo, che fa il servizio postale. Nella nostra traduzione abbiamo procurato di attenerci strettamente al testo, per quanto ci è stato possibile, per quanto cioè ce lo ha potuto permettere l’indole della lingua tedesca, così diversa dalla nostra. La traduzione è stata condotta sulla copia. Unica, come si è detto, che esisteva al Giglio, nella torre del Campese, e che ci venne concessa per il nostro lavoro dal proprietario, al quale sentiamo il dovere di attestare la nostra gratitudine. Livorno, 1927 – Scipione Modesti”.(continua)


torre del giglio porto

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